35. La partita Grifondoro- Tassorosso

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La mattina dopo, Ginny camminava verso la sala Grande per la colazione, quando incontrò due ragazzine che l'aspettavano. Era un po' spazientita e, invece di schivarle, aspettò che le fossero vicino e disse loro: "Se dovete chiedermi di Harry, potete sparire".
Le due ragazzine sgranarono gli occhi e una scosse la testa dicendo:  "No, no. Scusa. Volevamo sapere se è giusto l'orario della partita di oggi".
La partita! Grifondoro-Tassorosso si sarebbe svolta quel giorno. Merlino, con quello che era successo, se l'era proprio scordato. Come era possibile? Si scusò con loro e confermò l'orario. Sempre che i troll dei suoi compagni di squadra non l'avessero sostituita e giocassero a un altro orario... sbuffò nervosa.
Quando arrivò al tavolo della colazione, vide Ron, Harry e Hermione. Quando Harry si accorse di lei, si alzò per andarle incontro.
"Ginny, vorrei spiegarti..." Lei gli mise una mano sul petto e disse: "Oggi non ci spiegheremo proprio niente. Si gioca?" Harry annuì e si risedette vicino a Ron, guardandola andare via.
"Che è successo?" gli chiese il rosso.
"Ho fatto un casino" disse sottovoce, solo per Ron, che sorrise.
"L'hai fatta arrabbiare, eh?" Lo prese in giro
"Già. Sono un troll..." rispose Harry.

Ron rise forte. Almeno era meglio di quando si ignoravano. Si sentì in tutta la sala. Dal tavolo dei Serpeverde si voltò un po' di gente, ma Ron vide solo la Parkinson. La salutò e lei sorrise per rispondere al saluto.

Hermione invece vide solo Malfoy. Non si salutarono, ma lo sguardo che si scambiarono fu sufficiente per giorni e giorni di saluti.
Mentre guardava ancora verso il tavolo verdeargento, Ginny le si piazzò davanti e le disse: "Oggi devi venire a vederci".
Non era proprio un ordine, ma lo sembrava. La riccia sorrise e le rispose: "Va bene, ci sarò".
Sapeva che i suoi amici ci tenevano e quella era la loro prima partita di campionato. "Porta il furetto e obbligalo a tifare per noi. Me lo deve!" Hermione fece una faccia sorpresa.
"Perché te lo deve?" La rossa se ne stava andando e, camminando all'indietro,  gridò: "Perché mi chiama ancora piccola Weasley!!"

Pansy stava scrivendo una pergamena come al solito. Ginny le andò vicino e le chiese: "Vieni a vederci?" La mora la guardò confusa.
"Dai, la partita di Quidditch contro Tassorosso!" esclamò ancora. La Serpeverde fece una smorfia e disse: "Quidditch? No, grazie, ne ho subìto abbastanza con Draco".
Ginny sbuffò, ma non si mosse. Pansy sorrise e cedette. "Ok. A che ora c'è?" La Grifondoro glielo disse e l'abbracciò.
"Grazie" le disse la rossa.
"Non ti prometto niente. Devo comunque finire di scrivere prima..." Ginny fece qualche passo indietro per incamminarsi in un'altra direzione e fece un ghigno.
"Dai scrivi a William domani!" gridò la rossa, ridendo.
"Chi è William?" La ragazza si girò verso i due ragazzi che le erano arrivati vicino, salutò con un cenno la Serpeverde e continuò a camminare.
"William è il fidanzato della Parkinson", buttò lì Ginny sottovoce, guardando Harry torva.
Ron, che era vicino a Harry, esclamò: "Fidanzato?", ma nessuno badò a lui, mentre Harry cercava ancora di avvicinare Ginny e lei si allontanava sbuffando.

***

La partita era particolarmente intensa e interessante, dovette ammettere Hermione. Ginny era particolarmente agguerrita e ogni volta che lanciava la pluffa, segnava.
Dopo il decimo tiro, iniziò a prestare più attenzione. Alla sua destra c'era Malfoy che cercava di spiegare alle ragazze alcune regole, che secondo lui avrebbero già dovuto sapere e alcuni trucchi che la squadra Grifondoro stava eseguendo. LE ragazze, già, perché alla sua sinistra, c'era la Parkinson.
Hermione non sapeva bene come fosse successo, ma quando lei e Draco si erano trovati allo stadio di Quidditch, l'avevano vista e lui le aveva chiesto se poteva sedersi con loro. Lei lo aveva guardato strano, ma Draco aveva strizzato un occhio e le aveva promesso che non se ne sarebbe pentita. E così era stato.
Scoprì con un po' di invidia, che la Parkinson sapeva di loro di due. Invidia perché lei era contenta per loro. Quindi Draco era riuscito a dirlo a una delle sue migliori amiche e lei no.
Si era sentita così... in difetto, ma poi la Parkinson le aveva confidato che lui non le aveva detto niente, ma che lei aveva intuito. Già. Anche Ginny aveva capito senza spiegare niente... Erano i maschi il problema. Guardò verso Harry, che cercava il boccino, e Ron che aveva una carica addosso tremenda. Le poche volte che la pluffa capitava in mano avversaria non riusciva a passare dai pali Grifondoro neanche a incantarla.
Non sapeva cosa fosse successo, ma stavano vincendo alla grande, e notò che la Parkinson sobbalzava tutte le volte che uno dei cacciatori tirava verso i pali di Ron e tratteneva il respiro quando i battitori lanciavano dei bolidi in quella zona del campo. Non esultava quando Ron parava, come invece faceva il gruppetto più a destra e verso cui Ron esultava facendo acrobazie con la scopa, ma sorrideva quando succedeva: era una cosa strana.
Hermione guardò ancora Ron mentre parava e faceva il buffone. Purtroppo gli riusciva molto bene, notò sbuffando. Non capiva cosa stesse succedendo, ma un Ron così stupido non l'aveva visto neanche quando stava con Lavanda.

Alla fine Harry riuscì a prendere il boccino e la partita venne dichiarata vinta dai Grifondoro.
Harry atterrò vicino a Truman, l'altro capitano, e si salutarono stringendosi la mano. Tutta la squadra si salutò e Harry notò che il portiere dei Tassorosso, quando strinse la mano a Ginny la tenne un po' di più e si avvicinò per dirle qualcosa all'orecchio. Lei rise.
Harry si pietrificò. Ron atterrò accanto a lui e gli disse: "Gran bella partita!", dandogli  una sonora pacca sulla spalla.
"Non so cosa hai fatto a Ginny, ma se riesci, fallo anche per la prossima partita!" esclamò il rosso, contento.
Harry storse la bocca. Già gran bella partita.

***

Draco stava baciando Hermione sul tavolo rotondo nella stanza delle necessità.
"Dai, Draco, basta. Potrebbe arrivare Ginny..." gli disse Hermione, ma lo sguardo che aveva era pericoloso e chiedeva profondamente il contrario. Il Serpeverde decise di accontentare le sue parole. Adorava come diceva il suo nome. O quando lo sussurrava mentre facevano l'amore.
"Ok. Però bastava dirle di non venire, no? Avrebbe capito", le disse lui. Hermione fece una faccia scandalizzata ed esclamò: "Ma non si fa!" Draco rise.
Ultimamente rideva. Più che in tutta la sua vita. Era preoccupante. Poteva finire da un momento all'altro e non avrebbe più avuto niente da ridere.
Avrebbe potuto risvegliarsi da questo sogno e scoprire che in verità era ancora tutto come due anni prima: una missione impossibile che sapeva di non poter compiere, un marchio non voluto che distruggeva la sua mente e una pressione sulla schiena da parte di suo padre. O forse peggio.
Avrebbe potuto svegliarsi in un mondo dove Voldemort fosse sopravvissuto e Potter sconfitto. Un brivido gli corse lungo la schiena. Hermione se ne accorse e gli tornò vicino. Gli appoggiò una mano sulla spalla e gli chiese: "Tutto ok?" Lui annuì.

Quando Ginny entrò nella stanza delle necessità, loro erano seduti vicino sul divano. Lei entrò arrabbiata per aver avuto l'ennesima discussione con Harry: dopo una settimana, litigavano ancora. E quel giorno aveva esagerato. Aveva persino dichiarato che non gli interessava cosa aveva fatto con Malfoy nella stanza delle necessità. Che ipocrita!
Appoggiò i libri sul tavolo e appoggiò anche la borsa di fianco. Avevano un sacco di compiti. "Ehi, buongiorno" disse Hermione mentre Ginny guardava torva i due sul divano che ridacchiavano.
"Buongiorno, mi fa piacere vedervi vestiti" disse, stizzita. Hermione alzò un sopracciglio, capendo che c'era qualcosa che non andava.
"Tutto ok?" le chiese.
"Sì, sì. È che ho un tema di erbologia che mi fa dannare..." mentì.
"Oh, fattelo fare da Paciock, scommetto che per te farebbe di tutto..." Malfoy ghignò (un vizio che non aveva perso) come se intendesse dell'altro e Ginny non ci vide più.
"Sai che c'è Malfoy? Sei un idiota. Neville mi farebbe copiare i compiti, esattamente come lo farebbe qualsiasi amico. Se tu avessi degli amici, lo sapresti, senza mettere doppi sensi dappertutto. Neville è la persona più cara che conosca e se non fosse stato per lui non sarei sopravvissuta all'anno scorso. Ma tu non puoi saperlo, perché giocavi a fare il mangiamorte. Ma sotto pressione si vede bene di che pasta sono fatte le persone. E Neville è un eroe. Tu invece, cosa sei?" disse Ginny tutto d'un fiato.
Aveva parlato come l'altra volta, ma questa volta, lo sapeva, aveva esagerato. Se ne rendeva conto da sola. Ma era incattivita. Loro erano sul divano a baciarsi e lei litigava con Harry per quel troll di Malfoy. Ma sarebbe stato stupido dar la colpa a lui. Anche prendersela con lui era stato stupido.
Malfoy tirò fuori la bacchetta, rosso in viso e pronto a colpirla. Ginny lo aveva visto, ma non aveva cercato di difendersi.

Hermione fece in tempo a intervenire prima che succedesse un pandemonio. Si mise in mezzo davanti a Draco, che era l'unico armato. Non disse niente e lui, lentamente, l'abbassò. Ginny lo aveva provocato apposta. Ma perché? Cosa era successo?
Poi Ginny cadde sulla sedia, si passò una mano sul viso e disse: "Merlino, non dovevo prendermela con te. Alla fine tu non c'entri niente, Malfoy...", e detto questo, prese la borsa e i libri e uscì dalla porta. Hermione guardò Draco che la guardava senza capire.

"Cosa è successo?" chiese il ragazzo. La riccia lo guardò.
"Io non lo so. Che abbia discusso con Harry?" propose. Draco scrollò le spalle. Come faceva a saperlo, lui?
"Non devi dare peso a quello che ha detto..." incominciò lei. Draco la guardò alzando un sopracciglio.
"No?" chiese ironico.
"No. Era solo arrabbiata" spiegò lui. Lui sospirò.
"La verità la dicono solo gli arrabbiati, i bambini e gli ubriachi" disse. Lei scosse la testa.
"Non è vero. La rabbia è insidiosa. Ti fa dire cose esagerate per un'esaltazione del momento" spiegò Hermione.
"Però ha detto cose vere: giocavo a fare il mangiamorte. Gli altri qui a essere torturati. Voi a cercare di fermarlo..." Di fermare me. Si sedette. E si accese una sigaretta. Ancora. Chissà se un giorno sarebbe riuscito a smettere.
"Ok. È vero. Ma ricordi? Scelte sbagliate per i motivi giusti..." continuò la Grifondoro.
"Oh, sì. Gran bel motivo. Salvare la mia famiglia. Guarda come siamo finiti. Io qui, la misera copia di me stesso. Mia madre incattivita e sotto pozioni e mio padre ad Azkaban. Gran bel motivo..." ripetè.
"No non è vero. Hai iniziato a fare scelte giuste. Sei venuto a scuola, hai aiutato a ricostruire e ora sei qui. Ora stai bene. Non sei... quello che hai detto. Hai aiutato me, quando stavo male..." tentennò lei. Lui la guardò in uno strano modo, l'ultima cosa che voleva era la compassione. Così disse la cosa più stupida che potesse dire: "L'ho fatto solo per portarti a letto".

Subito dopo averlo detto, Draco tolse lo sguardo dal suo viso. Hermione riconobbe il discorso di Luna. "Non è vero. Mi hai fermato quando ti ho baciato" insistette.
"Avevi avuto pietà di me!" sbottò lui.
"NON È VERO!" gridò Hermione, tanto che lui ne fu spaventato.
"Volevo solo portarti a letto" ripetè ancora.
"L'avresti fatto la prima volta. Non sarei riuscita a fermarti. Ma non l'hai fatto", disse lei sospirando "Non facciamo questo stupido gioco, Draco, per favore. Non voglio litigare con te o odiarti. Ti prego..."
Draco la guardò negli occhi e lei continuò: "Potrei non farcela, davvero. Se vuoi lasciarmi o qualsiasi motivo per cui tu abbia detto queste cose adesso, va bene. Ma se davvero tieni a me, quanto io tengo a te, smettila, smettila subito". Lui guardò da un'altra parte.
"Ho promesso di non lasciarti da solo. Non farmi rimangiare questa promessa...", poi lei gli prese il viso fra le mani, lo obbligò a girarsi verso di lei e continuò "Ti prego. Amami. Adesso".

Draco non se lo fece ripetere ancora. Voleva amarla, certo. Voleva che lei fosse felice. E lei diceva di voler stare con lui. Lui l'avrebbe fatto, finché lei non avesse cambiato idea. Perché avrebbe cambiato idea. Chi avrebbe voluto stare veramente con uno come lui? Aveva giocato a fare il mangiamorte. E non ci era neanche riuscito bene.

***

Ginny era seduta su una delle panchine del parco. C'era dannatamente freddo. Dicembre aveva portato brina, umidità e tanto, tanto freddo. Una persona si sedette sulla panchina.
"Piccola Weasley" disse Malfoy. Stavolta la rossa non sbuffò.
"Malfoy..." Lui non disse niente e lei continuò "Ti ha mandato Hermione?"
"Mmmm..." Fu la sua risposta. Ginny rise.
"Ok. Mi dispiace per quello che ho detto. Davvero. Non avrei dovuto. Non stavolta..." disse e Malfoy la guardò alzando un sopracciglio. "Beh, ci sono state delle volte che gli insulti te li sei meritati. Tutti" continuò lei. Il Serpeverde sorrise.
"È vero" ammise. Si appoggiò allo schienale e tirò fuori una sigaretta. Gliene offrì una, ma lei scosse la testa.
"Puoi dire a Hermione che abbiamo fatto pace. Puoi anche dirle che mi sono scusata..." disse, ma lui la ignorò.
"Che è successo?" le chiese. Lei lo guardò stranita.
"In che senso?"
"Venerdì scorso, dopo la festa da Corvonero, che è successo? Sei andata via con Potter" disse ancora Malfoy.
"E tu come lo sai?" chiese Ginny sospettosa.
"Gli ho scritto io di venire a prenderti" Lei si alzò in piedi e urlò: "COSA?"
Il Serpeverde sbuffò il fumo. "Siediti, Weasley"disse. Lei stette in piedi un po', giusto per non fare quello che diceva lui, poi, curiosa, si sedette.
"Cosa hai fatto?" gli chiese, con tono più calmo. "Quando ti ho visto con Corner gli ho scritto. E lui è venuto subito" disse, soffiando il fumo in aria. Ginny sospirò.

"Allora che è successo?" chiese ancora. Lei non lo guardò, ma disse: "Non voglio dirtelo", e fissò lo sguardo verso il lago.
"Ok. E dopo il sesso?" chiese lui e Ginny lo guardò, sorpresa. "Non intendevo quello..." Lui ghignò. "No?"
La rossa sbuffò. E le si arrossarono le guance.
"Quindi?" chiese ancora il ragazzo.
Ginny lo guardò. Non aveva detto a Hermione quello che era successo dopo la festa, nè dei dubbi di Harry. E non poteva parlarne con nessun altro perché non voleva dire a nessuno del problema di Hermione. Lo osservò finire la sigaretta e farla sparire con la bacchetta .
"Harry è un troll" ammise.
"Quando lo dicevo io..." cominciò lui, ma la rossa lo guardò assottigliando gli occhi. "Ok, ok. Ho capito..." Con la mano le fece cenno di continuare.
"Lui pensa che l'abbia tradito" si confidò.
"Pensa?" domandò Malfoy. Lo sguardo della Grifondoro si fece di ghiaccio.
"Io non ho mai tradito Harry. Merlino, non ho mai neanche pensato a un altro ragazzo!"

"E perché lo pensa, allora?" chiese Draco sospirando.
La Granger (perché quando faceva così, ritornava a essere 'la Granger') l'aveva obbligato a parlarle. Era lì solo per quello. Di quello che pensasse lo sfregiato della Weasley gli interessava ben poco. Ma erano amici di Hermione...

"Ci ha visti la notte che sono venuta a prenderti nei sotterranei, quando Hermione è stata male..." Ginny non riuscì a guardarlo.
"Pensa che tu l'abbia tradito con.. ME?"

Draco avrebbe voluto ridere. Davvero. La situazione sarebbe stata divertente, due anni prima. E lui ne avrebbe approfittato. Merlino, forse ci avrebbe anche provato con la Weasley, se avesse saputo che Potter sarebbe andato giù di testa. Scosse la testa. Per fortuna non era successo. Ma lo sguardo della rossa gli fece passare la voglia di ridere.
"E perché non gli hai detto come stavano le cose? Di Hermione?" le chiese.
"Primo, perché avrebbe dovuto parlarne lui con me, invece di lasciarmi così. E poi, Harry e Ron non sanno delle crisi di Hermione. Le ho promesso che non l'avrei detto a nessuno, neanche a loro. Non so neanche perché lo sai tu..." Lui guardò la Grifondoro guardare ancora verso il lago.
"Ma se lei lo sapesse ti direbbe..." cominciò Draco.
"Lo so, cosa mi direbbe. Per questo non gliel'ho detto. Lei non voleva che lo sapesse nessuno. Dovrei chiederle di dire una cosa che non avrebbe detto neanche a me, solo perché Harry non si fida della sua ragazza?"
Draco non disse niente. Che ragionamento contorto. Solo una ragazza avrebbe potuto farlo. Una ragazza con l'orgoglio dei Grifondoro. Non sapendo cosa ribattere, annuì. Ma poi disse: "Sarà anche un troll, ma penso che Potter tenga...", ma non riuscì a finire la frase.
Lei si alzò velocemente e gli disse: "Dì a Hermione che mi sono scusata. Ma non dirle niente del resto. Se scopro che lo hai fatto, te la farò pagare. Troverò un modo. Hai capito?"
Lui annuì, per niente spaventato. Lei però era così agitata che pensò di assecondarla.


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