61. Voglio solo te

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"Tu non sai quello che mi fai."
La voce di Draco vibrò prima di chinarsi a baciare Hermione sulle labbra. E la baciò ancora. E ancora. "So quello che fai tu a me. Spero che sia simile" disse lei, sorridendo. Lui, che non la stava guardando in viso, sentì il sorriso nelle sue parole.

"O no. È molto di più" la corresse lui.
La festa che c'era dai Corvonero era divina, secondo Hermione. Beh, era la prima vera festa a cui partecipava, escludendo quelle per il Quidditch.
La ragazza che metteva la musica, una brunetta con un piercing sul naso e un tatuaggio che si vedeva attraverso la maglietta, aveva messo i lenti e lei era abbracciata a Draco da quando erano iniziati. Fra non molto la musica sarebbe cambiata di nuovo.
"Andiamo a prendere da bere?" le chiese lui e Hermione annuì. Lui si staccò da lei, tenendola per mano e trascinandola verso il tavolo dei beveraggi.
"Ciao, Hermione!" Luna, con i suoi occhiali, la collana di tappi di burrobirra e uno dei suoi strani vestiti, la salutò con la mano.
"Ciao, Luna! Come stai?"
"Io sto bene e sembra anche tu" rispose la bionda, guardando Draco.
La riccia aveva da poco iniziato a frequentare il Serpeverde pubblicamente e tutti li guardavano in maniera strana o incuriosita.
Luna no. Era come se lei avesse sempre saputo. Hermione pensò che fosse così. Così punto e basta.
"C'è Ginny con te?" le chiese un po' titubante.
Luna riportò lo sguardo su di lei e le rispose: "No, Ginny non è voluta venire".
La Corvonero continuò a guardarla in maniera strana e Hermione si sentì un po' in imbarazzo. Forse Ginny ce l'aveva ancora con lei. Non le aveva parlato veramente dal giorno prima di tornare a Hogwarts. E lei l'aveva evitata.

Draco, capendo che qualcosa non andava, le circondò le spalle con un braccio e la baciò sui capelli mentre le passava un bicchiere appena versato. Luna sorrise.
"State bene insieme" disse. Draco la ringraziò. Luna fece un'altra faccia strana. "Perché mi hai ringraziato?"
Il biondo si girò verso Hermione, non capendo la frase della Corvonero.
La riccia venne in suo aiuto. "Ti ha ringraziato perché hai detto una cosa gentile" spiegò Hermione alla bionda.
Luna inclinò la testa di lato. "Io ho detto quello che penso" dichiarò Luna.
"Allora grazie per aver condiviso con noi quello che pensi."
Hermione conosceva la biondina abbastanza da sapere di non seguire una logica normale.
"Penso anche che dovresti parlare con Ginny. Lei è così triste, ultimamente. Molto più di quando Harry l'ha lasciata perché pensava che l'avesse tradito con lui" continuò Luna indicando il Serpeverde.
Hermione sospirò e annuì con un sorriso.

Luna guardò i due ragazzi andare via. Erano molto carini insieme. Lui la guardava come se non avesse mai posato gli occhi su qualcosa di così bello. Sorrise.
Quando sarebbe arrivato il suo momento, avrebbe voluto un ragazzo che la guardasse così. Un ragazzo più normale, però.
Malfoy era così strano, secondo lei. A lei sarebbe bastato un ragazzo a cui piacessero le stesse cose che piacevano a lei, che amasse gli animali e correre nei prati.
Un giorno l'avrebbe trovato. Sapeva che lui era lì fuori, ad aspettare di incontrarla. Sorrise ancora.
Vide Neville che la cercava e si avviò salutando nella sua direzione. Invece quel ragazzo doveva fare qualcosa al più presto, altrimenti Hannah avrebbe pensato di non piacergli e si sarebbe guardata intorno cercando un altro.

"Hai litigato con la piccola Weasley?" chiese Draco a Hermione, mentre si dirigevano verso una delle aule vuote del secondo piano. La ronda dei prefetti era già finita, così avevano campo libero. Sempre che non li beccasse Gazza.
La riccia alzò una spalla. "Una cosa così. Non abbiamo proprio litigato, ma non è come prima" spiegò.
Lui si preoccupò un po'. La piccola teppista era l'amica più... come dicevano le ragazze? Più cosa? Insomma, era l'equivalente di Zabini per lui. Gli dispiaceva che loro non avessero più quel legame di prima. In fin dei conti era stata la rossa ad aiutarlo con Hermione. Avrebbe potuto provare a essere d'aiuto.
Contò fino a dieci. Poi fino a quindici. Aspettò ancora, ma lei non disse niente. Sospirò piano. E, alla fine, lo disse: "Vuoi parlarne?"
Sperò comunque che lei non volesse parlarne. Sapeva come andavano a finire queste cose: avrebbe ascoltato una filippica fatta di 'lei ha detto' e 'io ho risposto' e alla fine avrebbe dovuto dare ragione alla sua ragazza, che tanto avrebbe avuto da ridire.
Hermione, però, scosse la testa. Lui subito esultò, ma quando vide la sua espressione capì che la cosa intristiva anche lei. La guidò verso l'aula che usavano di solito, incantò la porta e fece apparire un letto.
"Perché c'è un letto?" chiese lei.
Lui capì che voleva iniziare una discussione, e la baciò. "Perché stasera rimaniamo insieme, ok?"
Le passò le mani fra i capelli, sulla nuca, massaggiandole la testa con i polpastrelli. Aveva imparato che lei si rilassava quando lo faceva. Poi, le spostò una ciocca dietro l'orecchio e le accarezzò la guancia. Lei aveva chiuso gli occhi e si stava lasciando andare. Quando gli appoggiò il viso sul petto, Draco le baciò la fronte.
"Cosa farei se non avessi te?" chiese lei sottovoce.
"Ci sarebbe un altro" rispose. Magari migliore di me.
La ragazza si staccò da lui e si tolse il maglioncino. "Sono molto pignola a scegliere. Non penso ci sarebbe un altro" disse.

Hermione si tolse il maglioncino e sbottonò la camicia di lui. Gliela tolse e si girò fra le sue braccia. Appoggiò la schiena al suo petto e gli prese le braccia per stringersele addosso.
Il suo marchio nero era lì, sbiadito come un vecchio tatuaggio babbano, che la guardava. Abbassò lo sguardo a guardarlo: non lo aveva mai fatto veramente. Ci passò sopra un dito, per tutta la lunghezza. Lui si irrigidì e provò a spostare il braccio, ma lei lo tenne fermo con l'altra mano. Gli prese le dita e alzò il braccio fino all'altezza del suo viso. Baciò il disegno. Lui ebbe uno spasmo involontario.
Hermione lo baciò ancora. Si voltò e lo guardò in faccia. "Io ho scelto te. Tutto quello che sei". Draco la guardò con il fiato corto. Ma poi volse lo sguardo in basso. "Dovessi dirtelo per i prossimi quarant'anni. Io ho scelto te. Sei ciò che voglio" continuò e poi lo obbligò a guardarla.
Il biondo le passò un braccio dietro la schiena e con l'altra mano sulla nuca si avvicinò la ragazza al viso. "Allora mi avrai. Tutte le volte che vorrai". E posò le labbra sulle sue.

Draco avrebbe voluto darle un bacio dolce, di quelli che le ragazze ricordano per la vita. Ma il suo tocco caldo, che sentiva tramite la pelle del petto, gli impedì di controllare il bacio. Fu un bacio famelico, bramoso e ardente. Ma a lei piacque. Ricambiò con trasporto e si strinse a lui come se ne andasse della sua vita.
E lui non pensò più di non meritarsela. Non pensò che fosse un momento rubato né che fosse per un periodo limitato. Per la prima volta, sperò.
Sperò che lei rimanesse con lui. Per sempre.

***

Harry aveva detto a Ron che voleva invitare Ginny a Hogsmeade per un appuntamento da soli e che quindi non sarebbero andati insieme loro due.
Ron ci aveva pensato su tantissimo. Gli sarebbe piaciuto invitare Pansy. Ma non si erano mai fatti vedere in giro, loro due.
Avevano passato molte sere da soli e avevano chiacchierato di cose di poco conto quando si erano incontrati in giro per il castello, ma per il resto, niente.
Quando la vide, quel pomeriggio in biblioteca, Ron
le si sedette vicino e cercò di prendere un po' di coraggio. Non aveva mai invitato nessuna a uscire. "Sabato prossimo si va a Hogsmeade" esordì, contento di non essersi intartagliato. Lei lo guardò incuriosita. E non disse niente. Così lui andò avanti.
Ma non sapeva bene cosa dire, così ercò di prenderla alla lontana, anche se non era proprio molto coraggioso da parte sua. "Io dovevo uscire con..." iniziò.
Gli era venuto in mente in quel momento che avrebbe potuto proporre un'uscita a quattro con Harry e Ginny. Avrebbe aiutato sia lui che Harry, pensò. Perché loro non ci avevano pensato prima?
Ma lei non gli fece finire la frase e disse: "Guarda che puoi uscire con chi vuoi".

Pansy si era sforzata di parlare normalmente. Il rosso le stava dicendo che aveva promesso a un'altra ragazza di uscire? Beh, lei non lo avrebbe mica pregato di non farlo. In fin dei conti non le interessava. Ok, sì le interessava, a dir la verità: non voleva che uscisse con un'altra.
Ma a lui non l'avrebbe mai detto.

"Come?" Ron non aveva capito.
"Ho detto che puoi uscire con chi vuoi. Non sei obbligato a fare niente con... me. Noi... noi non stiamo insieme" rispose lei.
La Serpeverde, aveva riportato lo sguardo sulla pergamena, come se fosse molto più importante di lui.
"No?" chiese solamente, prima di pensarci. Oh, complimenti Ron, ora lei penserà che tu sia un troll! Lei lo aveva guardato ancora di sfuggita.
"No" confermò.
"Ah" esclamò. Non le disse che non voleva uscire con nessun'altra. Non le disse che voleva uscire con lei. Non le chiese neanche perché avesse detto così. "Ma stasera... ci vediamo?" chiese soltanto.
"Stasera, ho qualche... impedimento" disse lei, ma non lo guardò.
Lo stava scaricando? "Del tipo?"
Lei lo guardò in modo strano e lui capì che era in imbarazzo. Voleva vedersi con un altro? Non voleva farsi vedere con lui? O cosa?

Pansy riportò l'attenzione sul rosso. E tutto crollò intorno a lei. Ma solo per un momento. Un lunghissimo momento. Lui aveva di nuovo quello sguardo. E lo aveva, di nuovo, provocato lei.
Era imbarazzante dirgli che lei aveva il ciclo e non potevano 'vedersi'. Così non glielo disse e riportò la sua attenzione ai compiti.
"Non posso e basta."

Ron vide Dean che si alzava qualche tavolo più in là e veniva verso di lui.
"Ron, vieni all'allenamento?" gli chiese.
Il rosso controllò l'orologio e annuì. "Sì, sì, arrivo subito" gli rispose e il moro se ne andò.
Prima di alzarsi Ron posò una mano su un braccio della Serpeverde e lei sobbalzò. "Ma domani vieni alla partita?" chiese. Non concluse la frase con un 'almeno' perché gli sembrava di pregare per un tozzo di pane, ma ci mancò poco che lo facesse.
"Sì, va bene" rispose la Serpeverde.
Lui sorrise, ma lei non ricambiò il sorriso, anzi non lo notò neppure.

***

Harry notò che Ron non era in forma e aveva la testa altrove. Per Godric, era l'ultimo allenamento prima della partita! Il rosso era formidabile, quando stava attento e prestava la giusta attenzione.
Gli volò vicino e si affiancò a lui. "Ron, c'è qualcosa che non va?"
Lui si irritò e gli rispose un po' scontroso: "No, perché?"
Harry sospirò. C'era sicuramente qualcosa che non andava. "Così. Non sembri proprio..."
La pluffa sibilò accanto all'orecchio di Harry, interrompendolo e colpì Ron alla testa. Si voltarono insieme verso Ginny che ridacchiava. "Scusate" gridò alzando una mano con uno sguardo fintamente dispiaciuto .
"Io la uccido!" Il rosso partì a razzo verso la sorella, ma lei fu più veloce e scappò via ridendo. Harry volò dietro a Ron e riuscì a fermarlo sbarrandogli la strada.
"RON! RON!" urlò. L'amico si voltò verso di lui, con gli occhi spalancati dall'ira. "Calmati, Ron" ripetè.
Lui si fermò, principalmente per calmarsi, ma quando dalla tribuna ci fu uno scoppio e la frase "Forza Ron Weasley" si alzò dagli spalti in un rosso fiammante, si innervosì ancora di più e volò verso il gruppetto di ragazzine che stava assistendo all'allenamento.

"Basta! Basta! Piantatela una buona volta! Oggi non è proprio giornata! Smettetela con le vostre scritte! Mi distraete e non riesco a concentrarmi! Volete farci perdere la partita?" Le ragazzine si ammutolirono e sbarrarono gli occhi.
Ron sapeva di aver usato un tono troppo duro per la situazione, ma l'ultima cosa che voleva, al momento, era tutto quel vociare, le risatine e le frasi luminose che loro continuavano a mandare. Sembrava che fosse a gara a chi faceva la scritta più grande e accecante. Sperò che la piantassero.

"Che succede a Ron?"
Ginny volò vicino a Harry. Lui calcolò che se si fosse sporto dalla scopa appena un po', sarebbe riuscito a baciarla. Sempre che lei non si spostasse. Ed era abbastanza sicuro che lei si sarebbe spostata. E lui sarebbe caduto. E lei avrebbe riso. Di lui.
Sospirò. "Non lo so" ammise.
"Speriamo che gli passi, andare a domani" mormorò lei.
"Sì, vedrai che andrà tutto bene" disse, poco convinto.
Ormai mancavano solo cinque minuti alla fine dell'allenamento e decise di terminare in anticipo. Tanto non avrebbero fatto tanti progressi, di quel passo.
Si tolsero la divisa e mentre si rivestivano Ron si sedette sulla panca e guardò il soffitto pensieroso.
Harry gli andò vicino. "Tutto bene?" gli chiese e il rosso annuì. Sembrava molto più calmo di prima.
"Sai che pensavo?"
Harry si infilò i jeans e si sedette vicino a lui. "Dimmi tutto".
"Hai detto che Ginny non ha preso bene la tua richiesta di un appuntamento" iniziò.
Harry aprì la bocca e la richiuse. Aveva raccontato a Ron di quello che si erano detti lui e Ginny in confidenza, ma lì con loro nello spogliatoio, c'erano anche gli altri. Guardò i ragazzi che chiacchieravano, specialmente Dean: non gli piaceva l'idea che lui sapesse che con Ginny non andasse tutto bene. Non era sicuro del perché.
"Abbassa la voce" sussurrò Harry.
Ron si guardò intorno e disse: "Sì, scusa". Si avvicinò ancora di più e continuò: "E se uscissimo in quattro?"
Harry lo guardò: quale parte del fatto che volesse rimanere da solo con Ginny non aveva capito? Però come idea non era malaccio...
"Ginny non vuole uscire con me" ammise il moro, sottovoce.
Lui alzò una spalla. "Se è per questo neanche Pansy vuole uscire con me".
Harry rise  e tutti si girarono. "Allora mi sa che abbiamo un problema".



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