6 capitolo

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"Calma, cazzo, calma!" mi ripetevo ma l'aria sembrava mancarmi ad ogni respiro.
Mi alzai velocemente dirigendomi in cucina e prendendo la bottiglia d'acqua dal frigo ne bevvi circa metà.
I ricordi del incubo tornavano e le gambe mi tremavano al pensiero di quella sensazione di impotenza davanti a tutto.
"Ehi tutto bene?" chiese un Niall assonnato mentre si stropicciava gli occhi e si avvicinava a me.
"Si, scusa. Sono solo degli incubi" risposi frettolosa sistemandomi sulla sedia.
"Ti capisco!"
"No"
"Invece si, più di quanto puoi aspettarti" mi porse una nuova bottiglia d'acqua dato che la prima l'avevo appena finita e si sedette accanto a me.
Le sue parole mi sorpresero volevo davvero urlargli contro che non capiva, che non poteva sapere cosa voleva dire fare degli incubi cosi terrificanti e svegliarsi nel bel mezzo della notte senza riuscire più a respirare, ma le parole mi morivano in gola stoppando il loro viaggio.
"Forse è meglio se torno in camera mia!" gli ringhiai contro alzandomi e scostandolo dalla mia traiettoria.
"Aspetta" sussultò qualche attimo dopo con un lieve sorriso "Hai dimenticato l'acqua" finì lanciandomi la bottiglia tra le mani.
Alzai gli occhi al cielo e tornai velocemente nella mia stanza. In quei momenti di confusione, in quei momenti in cui volevo urlare "Che diavolo sta succedendo dentro di me?"..erano proprio quelli i momenti in cui sentivo il peso della solitudine spingere sulle mie spalle.
Dopo il divorzio dei miei avevo iniziato ad amare la solitudine, avevo perso tutti i miei compagni di scuola e passavo giornate intere a fare nulla, senza che nessuno mi disturbasse e amavo quella situazione. Al college nulla migliorò, rimasi sempre sulle mie e non mi feci mai delle amiche ai corsi, non mi dispiaceva sinceramente, ma capitava spesso che rimanevo da sola, non avevo nessuno con cui sfogare la mia preoccupazione oppure qualcuno con cui semplicemente condividere i momenti migliori. Mi ritrovavo in stanza a piangere consapevole che nessuno mi avrebbe chiesto "Ehi come stai?", consapevole che nessuno percepiva davvero la mia presenza.

Il secondo semestre circa fui presa di mira da Mirianne, una ragazza più grande di un anno ma essendo fuori corso ritrovata alle mie stesse lezioni.
La ragione vera e propria non me la spiego nemmeno ora, inizialmente fu perché mi invaghì del suo ragazzo e non so come lo venne a sapere spargendo delle orribili voci sul mio conto.
Io la ignoravo e pensavo che quei suoi atteggiamenti erano infantili, ma di giorno in giorno la sua crudeltà puntava in me...mi insultava ricordandomi quanto fossi inutile al mondo.
All'inizio non la ascoltai e me ne fregai ma più il tempo passava più le sue parole si insinuavano in me tatuandosi sotto i miei tessuti, diventò sempre più doloroso vederla, sentirmi cosi uno schifo da odiare tutta me stessa.
Ma a casa continuava, le minacce su facebook, le prese in giro sui vari social network possibili, tutto mi distruggeva piano piano e dolorosamente ed io non resistevo più agli sguardi disgustati delle persone che ascoltavano le sue cazzate su di me.
A novembre Chirs mi disse che si era trasferita in Texas e fu davvero una delle più belle notizie di sempre.

Mi riaddormentai nel letto abbracciata al mio cuscino bianco che piano si bagnava delle mie calde e amare lacrime. Un tonfo proveniente dal salotto mi fece riemergere dal mio pesante sonno e rimasi sdraiata con gli occhi semichiusi aspettando che il mio corpo si risvegliasse del tutto insieme alla mia mente.
Poggiai una mano sul comodino e presi di fretta il telefono, la stanza era ancora semi buia, anche se fuori c'era un bellissimo sole le tende nere ne oscuravano il passaggio. La luce dello schermo quasi mi accecò segnando le "15.30"...-Diamine ho dormito davvero troppo!- urlai fra me e me mentre mi alzavo in piedi.
A dire il vero quella notte non avevo dormito ed ero riuscita a chiudere occhio solo intorno alle otto di mattina quindi era normale svegliarmi tardi, logicamente non cosi tardi! Delle risate fragorose provennero dal salotto e capì solo in un secondo tempo che erano i "colleghi" di Niall, osservai verso la porta per correre fuori e urlare a tutti di fare meno casino ma un foglietto appeso ad essa mi fermò.
*Qui c'è il tuo pranzo. Scusa se sono entrato in camera tua mentre dormivi, ma Chris si era preoccupato del fatto che non mangiassi allora gli ho promesso che ti avrei preparato qualcosa. Forse quando ti sveglierai sentirai del casino in salotto...ti prego non ti preoccupare sono solo i miei amici. Li terrò lontano da te!  Buon appetito, Niall.*
Abbassai gli occhi fino ai piedi della porta e li sostava un enorme tramezzino riempito di chissà quante cose, una mela e una altra bottiglia d'acqua.
Presi la mela portando il vassoio sulla scrivania e mi sedetti sul letto poggiando la schiena al muro mentre cercavo di risvegliarmi completamente. La maglia bianca che indossavo era ancora bagnata dal sudore della notte prima cosi mi convinsi ad alzarmi e farmi una doccia.
Per mia fortuna in camera avevo un bagno mio, odiavo il pensiero di condividere il bagno con altre persone, fu anche per questo che accettai immediatamente questo appartamento.
Uscì dal bagno dopo una buona mezz'ora, l'acqua calda che scivolava lungo la mia pelle riusciva a rilassare i muscoli ancora induriti dalla paura.
Mi portai l'asciugamano al petto e me lo avvolsi intorno al corpo, purtroppo era molto piccolo e arrivava si e no appena sotto al sedere.
Mi diressi verso il letto e mi cambia velocemente, stavo scegliendo cosa mettere mentre la porta si spalancò di colpo e un ragazzo vi entrò ridendo e chiudendosela alle spalle.
Ero immobile solo in intimo mentre lo fissavo, quando lui ancora non si era accorto di me.

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