24 capitolo

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Il pranzo con la mamma di Chris fu davvero buono, è un ottima cuoca e soprattutto un ottima padrona di casa, ci ha spiegato come lei e suo marito a soli diciannove anni decisero di costruire questa casa, dell'impegno e dei sacrifici finanziare che dovettero fare e della felicità quando riuscirono a completarla dopo soli due anni. Gli occhi di quella signora, che scoprì chiamarsi Loren, si illuminavano ad ogni sorriso esattamente come quelli del mio migliore amico.
"Stasera c'è una festa in paese, avete intenzione di venire?" chiese cordialmente Loren.
Liam aveva gli occhi puntati verso di me e cercava una risposta nei miei, a dire il vero non ne avevo affatto voglia ma decisi di accettare, alla fine era solo una fiera. Aiutai Loren a spreparare la tavola e poi tornai in camera per prendere le scarpe che avevo dimenticato accanto al letto.
Il telefono vibró nella tasca del mio zaino e cosi mi precipitai a rispondere, ma subito mi bloccai al nome di Liam impresso enorme sullo schermo. Spensi la chiamata e constatai che avevo 92 messaggi e 34 chiamate perse, probabilmente tutte di Liam, cosi cancellai ogni cosa e rimisi il telefono in tasca.
"Forza andiamo!" mi sorrise Chris sulla porta d'ingresso.
La fiera era nel paesino sottostante quindi lo avremmo raggiunto velocemente a piedi. Le case che si andavano a delineare lungo la strada erano stupende, avevano tutte un aria molto allegra e colorata ma comunque vecchia e tradizionale. La mamma di Chris era dolcissima e ci raccontava tutte le avventure piú imbarazzanti del figlio avute nell'infanzia. Appena arrivammo alla fiera la mia mascella credo si staccó, era una fiera enorme tutta colorata, in festa, piena di musica e di gente. C'erano giostre ovunque, venditori di caramelle sparsi qua e la e tantissime bancarelle su un lato.
"Forza voglio provare tutto!" sorrise Niall come un bimbo immerso tra i giochi.
Provammo tantissimi giochi per lo più quelli stupidi che ti fanno attorcigliare lo stomaco e ancora poco e avrei rimesso il mio stomaco intero, presi un bastoncino di zucchero filato enorme, addirittura più grande della mia testa...amo lo zucchero filato.
"Sky io devo accompagnare mia madre all'ospedale per le visite, ti..ti dispiace restare con Niall?" mi chiese poco dopo Chris quasi intimorito.
"Certo non c'è problema, cioè non credo sia un serial killer" gli sorrisi rassicurandolo.
Il mio amico ci salutò e accompagnò la madre alla macchina, ormai si stavano facendo le cinque e la fiera l'avevamo girata tante volte, potevo sapere i posti esatti di ogni bancarella a memoria.
"Che ne dici se torniamo a casa?" chiesi al biondo al mio fianco ancora immerso nei pop-corn comprati poco prima.
"Si certo!" mi sorrise.
La strada era molto semplice, praticamente tutta dritta, il problema è che era tutta in salita e la mia fisicità era pari a quella del gatto Garfield, non avevo mai amato più di tanto gli sport. Niall invece camminava spedito senza dar troppo volto alla stanchezza, era però quasi imbarazzante camminare in silenzio, cosi iniziammo a parlare di varie cose, non erano argomenti collegati ma almeno non ricascavamo nel silenzio imbarazzante di istanti prima.
"Eccoci" sussultai presa dalla felicità quando riconobbi la casa di Chris.
Lasciai le mie scarpe in camera e prendendo il telefono tornai nel salotto di sotto, Niall non c'era, cercai nella cucina e in varie altre stanze che non riconobbi ma alla fine entrai quasi a carrarmato in una stanza dove lui si trovava disteso su un piccolo letto nell'angolo.
"Sky?" chiese dubbioso poggiandosi sui gomiti.
"Io ti stavo...cioè credevo che saremmo...non volevo disturbarti" mi sentivo terribilmente a disagio, era logico che voleva stare da solo o per lo meno lontano da me.
"Dai vieni!" continuò sorridendomi e facendomi segno di sdraiarmi al suo fianco.
Tratteni un po' i miei passi ma in poco mi trovavo già vicino al suo petto osservando il bianco soffitto sopra di noi.
"Ieri...ieri cosa mi stavi per dire?" chiesi ricordando il dialogo che il giorno precedente avevamo interrotto.
"Ecco..nulla!" sorrise ponendo le mani dietro alla testa quasi a usarle da cuscino e osservando il soffito distogliendo il suo sguardo da me.
Decisi che forse insistere non era opportuno e cosi provai a dimenticarmi in fretta di quella ocnversazione avuta, ma i dubbi e le domande restavano impertinenti.
"Grazie" sussurrai poco dopo nel silenzio celato su di noi.
"Perchè?" chiese voltandosi.
"Perchè ci sei stato...perchè mi hai aiutato senza che io te lo chiedessi, perchè...beh semplicemente solo perchè ci sei stato" non sapevo che era preso al mio cuore ma appena i suoi occhi racchiusero i miei quasi il fiato mi mancò.
"Grazie a te per avermi permesso di restare" sussurrò allargando un braccio e poggiandolo sulle mie spalle.
In quel momento tutto intorno a me si fermò o meglio tutto dentro me, il cuore cessò di battere alla vista di quegli occhi che mai avevo colto cosi vicini, i nostri respiri si scontravano caldi in quell'aria fredda autunnale, le mie mani tremavano a contatto con il suo corpo e la mia mente esplose sotto il suo sorriso appena accennato. Fu questione di attimi quando sentì la mia mano premersi di più sul suo petto e il mio corpo chiedere di avvicinarsi di più al suo, i nostri occhi non si staccavano gli uni dagli altri, come se quell'unione ci desse forza...ci desse calma. Ero troppo vicina alla sue labbra, sentivo il suo respiro profondo infrangersi contro le mie e le sentivo rabbrividire ogni volta.
Troppo vicini, sempre troppo più vicini.

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