39 capitolo

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"Sarà fatto come dici tu" sorrise un ultima volta alzandosi poi dalla sedia.
"Grazie" gli risposi dirigendomi verso la porta.
Lo stregone ci chiuse fuori con fare sbrigativo ed io mi ritrovai sul porticato affiancato da Sam.
"Beh amico io ho un impegno..ci si vede, okay?" inizió il mio accompagnatore.
"Oh certo poi ci sentiamo per domani mattina" alzai una mano in segno di saluto mentre lui districava le sue lunghe e vecchie ali riprendendo il suo viaggio.
Ero stanchissimo per tutto ció che era successo cosi ripresi stancamente il mio volo anche io e tornai all'appartamento. Chris era in salotto e quando gli spiegai cos'era successo notai il suo sguardo perdere luce e la sua pelle perdere colore. Mi imprecó addosso perchè lui mi aveva ripetuto piú e piú volte di salvarla e di lasciare che la sua anima si liberasse felice, ma non potevo...non potevo salvarla perchè questo avrebbe comportato il suo abbandono.Alla fine ero troppo stanco anche solo per muovermi e cosi decisi di chiudermi in camera mentre le parole di Chris e il suo odio sfociavano come un fiume in piena su di me. Lo ignorai perdendomi nel mondo della musica con cuffiette alle orecchie e chitarra alla mano.
"See the light in your death eyeswanna be your fire tonight..baby take me to your heart, wanna be your hero tonight"
Le parole della canzone uscirno dalla mia bocca frantumandosi irrimediabilmente contro il freddo di quella stanza, mentre le dita ancora pizzicavano contro le corde. La mia mente si svuotó totalmente dimenticandosi ogni problema che corcolava intorno al mio mondo, si fermó tutto intorno al suo volto.
Era piccola e la faccia paffutella aveva circa cinque anni ma era avventurosa più di qualsiasi altra bambina avessi mai conosciuto, i suoi capelli neri erano raccolti in due codini corti alti e in mano stringeva un piccolo peluche nero, un puma.
I suoi occhi erano enormi e dentro vi si poteva scorgere la gioia di una bimba cosi esplosiva. Le guance erano rosso porpora mentre restava fissa a osservarmi. Si alzó sulle punte e smaglió un sorriso lucente e un "Come ti chiami?" sussurrô con sguardo curioso.
"William" le dovetti mentire "e tu?" le chiesi indietro dolcemente.
Lei continuava a sorridere e qualcosa era angelico in ció che faceva, pensai. Dispersi quei piccoli ricordi tra le parole di un ultima canzone e mi lasciai andare sul letto districandomi nei miei stessi incubi.

La sua faccia era cambiata, marcata dai segni della vecchiaia e del dolore. I suoi occhi erano spenti e non vivi come ricordavo a pieno. Le sue mani tremavano stringendo il bicchiere di Rum, con tanta forza che pensavo lo stesse per rompere. In quel momento i miei occhi si riempirono di ricordi inerenti a quella figura. Erano passati anni dall'ultima volta che l'avevo visto e anche se speravo di trovarlo sapevo con certezza che l'America era troppo grande per rincontrarci. Lasciai per qualche istante i miei amici e raggiunsi l'uomo al bancone.
"Un gin!" sorrisi al barista che inizió a preparare la bevanda.
"William?" chiese stupito l'uomo al mio fianco.
"Sono passati molti anni, signore!" gli risposi cordialmente osservandolo.
"Eri cosi piccolo..come mai qui?" continuó quasi in tono nostalgico e triste.
"Ho iniziato da poco l'universitá, ho deciso di laurearmi in una delle scuole più prestigiose" ripresi fiero. 
Il barista mi passó il bicchiere di gin ordinato poco prima e l'uomo alzó il suo in contemporanea con me.
"Allora salute" sbuffó con un sorriso strano "alla tua morte".

[Sky'sPOV]

La luce nella stanza era debole come sempre e piroettava delle ombre sbiadite sui muri. Mi ero risvegliata da poco ma non ero certa di che ora fosse, non c'erano orologi ne finestre, non ero consapevole se fosse giorno o notte. Avevo ripreso mobilitá nella parte superiore del corpo, muovevo le braccia e il busto anche se ancora con un leggero dolore che mi percorreva la spina dorsale. Mi sentivo tremendamente sola. E quella stanza era decisamente troppo silenziosa. Sentivo il mio cuore battere, il mio respiro pesante e....dei passi.
La porta si aprí e Tom entró sorridendo con un vassoio in mano, addobbato per una colazione.
"Buongiorno" sussurró entrando e osservandomi sveglia.
Ricambiai il suo sorriso, posó il vassoio sul comodino e io presi una brioche ancora calda al tatto.
Tom si sedette con un tocco leggero al mio fianco e rimase a guardarmi un po'. Il suo sorriso era cordiale, il suo tocco calmante e l'aspetto felice ma gli occhi...sembrava celassero qualcosa di diverso.
"Ho chiamato Niall" inizió abbassando il tono ma riprese subito "Inizialmente non rispondeva e poi...ha detto che ormai è lontano e non..ecco...non gli importa di te. Mi dispiace Skyla, davvero!"
Strinsi le lenzuola nel mio pugno sforzandomi di mantenere il sorriso acceso, ma lo sentivo crollare.
"Si me lo aspettavo non ti preoccupare. Non dovevi chiederlo a lui, io...io non sono niente per lui. Ma Chris?" ignorai il rumore dei miei ricordi di Niall frantumarsi davanti all'idea di lui che ripudiava di aiutarmi e chiesi del mio amico.

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