21 capitolo

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Era sempre la stessa storia, mi fidavo troppo e rimanevo ferita, ma da un po'ormai avevo smesso di fidarmi, il vuoto e l'assenza di sentimento mi avevano accolto felicemente ed io mi ero trovata bene con loro, ma ci volevano quegli occhi luminosi per distruggere il tutto. Non ricordo quando smisi di piangere, nemmeno ricordo quando mi addormentai so solo che al mio risveglio la testa mi pulsava ancora e tra l'oscurità del mio rifugio protetto si illuminó lo schermo del telefono indicando che erano le sette di sera.
Gli occhi erano gonfi e riuscivo a malapena a tenerli aperti, la testa martellava, il petto ancora pesante e le gambe in assenza di risposta, tutto ancora mi faceva male. Avevo ragione..avevano ragione..sono un sbaglio e lo sono sempre stato. La gente mi usa e mi tradisce come se nulla fosse, è sempre stato cosi e questa è una catena che non si spezza facilmente. Iniziai a stringere le mani sulle mie gambe trattenendo urla che cercavano un uscita di sfogo. Mi raggomitolai prendendo tra le braccia le mie gambe, ogni immagine che rivedevo mi distruggeva dentro, ormai di me restavano solo piccoli e stupidi pezzi e chi avrebbe mai ricomposto una ragazza tanto distrutta?
Ricominciai a singhiozzare, non avevo piú lacrime e credo anche acqua nel mio corpo. Il letto accanto a me si deformó sotto un peso premuto e sobbalzai dalla paura.
"Sto bene" dissi a chiunque fosse la figura.
"Sappiamo entrambi che non é cosi" mi rispose la voce calma e calda di Niall.
Scostai di poco il piumone permettendo una piccola fessura, lo sentì togliersi le scarpe ed entrare nel mio piccolo rifugio. Le mie mani si agganciarono alla sua maglia e lo tirai a me prima che la fessura si chiudesse facendo ricadere l'oscurità intorno a noi. Non importava che non sopportavo quel ragazzo dai capelli biondo tinti o che odiassi il fatto che mi vedesse cosi fragile, in quel momento, mi importava delle sue braccia, della calma che trovavo in esse e della sua presenza che insinuava in me forza.
"Avevi ragione" riuscì a sussurrare tra i singhiozzi soffocanti.
Non disse nulla e mi strinse piú forte mentre una mano saliva e scendeva lungo la mia schiena cercando di calmare i miei singhiozzi..ma come si poteva calmare un mare in tempesta?
Aveva intuito che era colpa di Liam ma non mi rinfacciò nulla, forse gli sembrava una scenata esagerata pensando che lo conoscevo solo da quattro giorni, ma non sapeva del passato alle mie spalle.
"Non prendermi per stupida" incominciai cercando aria intorno a me, anche se i polmoni non riuscivano a trattenerla.
"Non lo sei..e mai lo sarai per me" provó a consolarmi.
"Non è per lui e per tutto quello che prima..." la voce mi si spezzó persa in un ulteriore singhiozzo.
Niall fece pressione su di me col suo petto facendomi capire che a lui non servivano spiegazioni. Restammo cosi, andai avanti a piangere per un po' mentre anche la maglia del ragazzo si bagnó come il mio volto, di tanto in tanto provava a stringermi nell'intento di farmi calmare e mi parlava con una voce tanto bassa e tranquilla che in poco ricaddi a dormire. La sveglia mi distrusse i timpani ma ormai non erano l'unica cosa distrutta in me, Niall era ancora al mio fianco ma non so bene quando si addormentó, credo molto tardi dal segno viola posto sotto i suoi occhi.
"Devo andare al lavoro" sussurrai con la voce roca del sonno.
"Puoi chiamare e dire che non stai bene...Posso parlarci io con Sam!" la voce di Niall era decisamente preoccupata e i suoi occhi agitati erano puntati in me.
"No no davvero" lo rassicurai ma la mia voce uscì tremando.
Era solo un giorno poi il week end lo avrei passato a casa dato che non lavoravo, ed era brutta figura andare in malattia dopo quattro giorni.
"Mi basta una chiamata a Sam e..." continuava a preoccuparsi.
"Davvero...va bene" risposi lasciando che un debole sorriso mi prendesse il volto.
Il pomeriggio prima avevo dimenticato la divisa in negozio cosi presi dei semplici calzoncini blu ed una cannottiera bianca enorme.
"Ti posso accompagnare!" si propose ancora una volta Niall passandomi il caffè in cucina.
"No va tutto bene, camminare mi farà bene" gli risposi prendendo il telefono e dirigendomi alla porta d'ingresso.
Ero stanca, quella notte mi aveva distutto, gli occhi erano ancora pesanti e la testa martellava dolorosamente, non avevo una bella faccia, non avevo nemmeno avuto la forza di truccarmi, il mio massimo era stato pettinarmi ed anche quello fu molto faticoso.
"Ehi come stai?" la voce della ragazzina mi invase come ogni mattina.
Non le risposi e tirai dritto verso il mio armadietto ero troppo stanca per compiere qualsiasi gesto.
"Ho parlato con Sam" continuó lei seguendomi "ieri pomeriggio non è arrivato quindi ti ho coperta!".
Il suo sorriso era enorme e cordiale, mi ero quasi dimenticata che il giorno prima ero scappata all'ora di pranzo senza tornare piú.
"Grazie" le risposi svogliatamente cercando la mia divisa da lavoro.
Decisi che quel giorno io sarei rimasta dietro al bacone, le gambe tremavano ancora e non credo avrei avuto la forza di reggere per molto girando per i tavoli.

Ciao Ragazze :) mi chiedevo se avete tempo e non vi annoia riuscite a dirmi cosa ne pensate di quasta storia? Se è banale, surrealistica, idiota...qualsiasi cosa vi passi per la mente, che siano elogi o critiche non importa. Grazie millee xx

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