43 Capitolo

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Continuavo a ripetermi di stare calmo, di controllare quello stupido tremore delle mani, ma la mente vorticava e l'ansia sopraggiungeva sul mio esile corpo.
"Niall" la sue labbra si socchiusero appena nel pronunciare il mio nome.
E quelle poche lettere sembravano una medicina pronunciate da lei. Alzando lo sguardo mi resi conto che aveva ancora gli occhi chiusi. Aveva sussurrato il mio nome nel sonno. Involontariamente. Chiedendo aiuto senza accorgersene.
Non si muoveva e credo fosse per l'esilità del suo corpo. Quando finì di slegare l'ultima corda mi avvinghiai a lei sul letto la spostai delicatamente tanto da potermi sdraiare, le posai un braccio sotto la schiena avvicinandola a me e stringendola quanto più potevo al mio corpo per confortarla.
Fu come un gesto involontario quando lei si accassciò su di me poggiando il volto al mio petto e stringendosi ancora di più rannicchiata a me in cerca di aiuto.
La strinsi a me come se fosse solo mia, come se fosse l'unica cosa che mi tenesse unito, come se fosse il mio ultimo respiro, come se fosse la mia ultima onda di salvezza.
Le sue labbra sussurrarono un ultima volta il mio nome mentre io la cullavo promettendole che tutto sarebbe andato per il meglio, che io ero li, che io potevo aiutarla. Mentre le sue mani stringevano debolmente il mio corpo iniziai a scrutarmi intorno. Un bicchiere era posto sopra al comodino con tre o quattro pagnotte ormai indurite e secche. Panni erano sparsi per tutta la stanza, panni maschili e non suoi. Il telefono in un angolo era disfatto, facendomi ricordare il tremendo tonfo che avevo udito l'ultima volta che l'avevo sentita.
Poggiai delicatamente un dito sul suo volto ricalcandone i contorni spigolosi e freddi, arrivvai sotto al mento alzando cosi il suo volto al mio. Non era mai cambiata veramente, il suo viso restava colorito e gli occhi anche se chiusi mostravano la loro grandezza, i capelli ondulati neri come me li ricordavo e cosi soffici al tocco come la vota in cui...
"Niall" questa volta la voce era più acuta di sopresa.
I suoi immensi occhi si aprirono terrorizzati e nel vedermi si sgranarono ancora di più. Provò ad alzarsi ma la forza le defluì dal corpo ricadendo su di me.

[Sky's POV]

Ancora sola. Ancora sola in quella stanza che incuteva più paura che mai. Tom non si era fatto vedere e attendevo la sua visita da un bel po'. Il fianco mi doleva ancora e lo sentivo punzecchiare. Se mi muovevo dei brividi mi percorrevano la schiena facendo defluire il dolore ovunque nelle mie ossa.
Dovevo dormire. Ormai era quella l'unica cosa in grado di fare. Provai a chiudere gli occhi ma nel buio delle palpebre rotrovai il sorriso di Niall, una fitta al stomaco mi sopraggiunse all'istante.
"Dove sei?" chiesi sapendo che nessuno mi avrebbe acoltato "Mi manchi, Niall. Vorrei fossi qui...ti vorrei ancora qui. Ho paura di averti perso...anche se tutto questo mi è ancora surreale"
Il vuoto di silenzio che persistette mi trafisse dolorosamente, per quanto lo odiassi, per quanto poco lo conoscessi, lui mi mancava...mi mancava davvero tanto.
Prima di cadere in un stato inconscio sussurrai un ultima volta il suo nome come se questo fosse la mia ancora di salvezza.

Aprì leggermente gli occhi sbattendoli per farmi scivolare di dosso la stanchezza persistente. Sentì immediatamente caldo e osservando meglio ritrovai il corpo di Niall sotto il mio, le sue braccia che mi stringevano come non mai e il mio corpo abbandonato a lui. Alzai lo sguardo ritrovando l'oceano dei suoi, fu come trovare un salvagente in un mare immenso, fu come riscoprire una mano in un tunnel buio..a cui io mi aggrappai con tutta fretta.
Provai ad alzarmi ma mancarono le forze alle mie braccia e ricaddi mentre lui mi sorreggieva più stretta di prima.
"E' un sogno...è un sogno vero?" riuscì solo a pronunciare restando inchiodata al suo sguardo.
"Lo si potrebbe chiamare cosi...ora però non ho tempo di spiegarti. Che succede Sky, dove siamo?" la sua voce era agitata mentre vagava sul mio corpo forse alla ricerca di qualche ferita.
Iniziai a spiegargli di Tom di tutto ciò che mi era successo, della sua svolta aggressiva del dolore che mi lacerava quando mi colpiva facendomi male. Allungai una mano raggiungendo la sua guancia che nel fattempo aveva iniziato a bagnarsi di lacrime. Ne asciugai alcune ma erano troppe, il suo sorriso si allargò in quella tristezza che gli innondava lo sguardo. Racchiusi il suo volto tra le mani nel vano tentativo di calmarlo. Ma una fitta bloccò il percorso della mia mano destra che ritrassi velocemente mentre ero consapevole che il mio volto si modellava in una smorfia di dolore.
Niall si riprese velocemente portando una mano alla mia che giaceva ancora sulla sua guancia e l'altra con fare protettivo arrivava al mio fianco, mi strinse delicatamente a lui restando incatenato con lo sguardo.
Dio solo sa quanto avevo atteso quel momento, quanto mi sentissi in pace, quanta leggerezza sentissi veramente nella mia mente. Lui era li, lui era li per me, per aiutarmi...ed io...io gliene ero grata.
"Tornerò" sussurrò lievemente ormai a pochi centimetri da me "Tornerò e ti salvero. Te lo giuro Skyla"
Il suo fiato ormai accarezzava le mie labbra fredde, finchè dolcemente non sparì come un vento che passa e scappa.
"NIALL?" urlai tastando ancora la parte dle letto in cui lui era poco prima.
"NIALL DOVE SEI?" chiedevo disperata dall'averlo perso cosi velocemente ancora.

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