64 capitolo

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Il sole non spuntò come le altre mattine, il cielo si era ingrigito già di prima mattina e il tempo prevedeva un temporale abbastanza forte eppure nel momento in cui aprì gli occhi fui invasa da un senso di pace e calma. Niall mi stringeva per i fianchi mentre la sua testa era appoggiata sulla mia spalla e sentivo i piccoli sbuffi che emanava nel sonno. Aveva un dolce cipiglio sul volto segno che ciò che stava trapassando i suoi pensieri non era poi cosi bello ma il viso imbronciato più che preoccuparmi mi faceva tenerezza. Mi voltai tra le sue braccia riuscendo a trovarmi faccia a faccia con lui, poggiai una mano sul suo petto rimanendo ancora una volta sbalordita dalla mancanza di battito in esso, lasciai scorrere la mia mano più basso fermandola al suo stomaco e iniziando a tracciare stupide linee mentre le immagini e le parole della sera precedente tornavano in mente come uragani pronti a distruggere tutto. Ripensai a quello che era successo e il blocco e l'amnesia non c'erano più..ora ricordavo perfettamente tutto. Ricordavo il video che Sean mi fece e lo stesso che poi fece girare per il paese intero, ricordavo le prese in giro e le risate, ricordavo quando tornavo a casa e li ad aspettarmi c'era mio padre ubriaco pronto a farmi altro male...il mio incubo non finiva mai.

"Buongiorno" la voce impastata e assonnata di Niall si protese prepotente nei miei pensieri disperdendoli poi tutti.

Risposi con un semplice cenno del capo che non pote vedere a causa degli occhi chiusi e cosi non ricevendo alcuna risposta le sue braccia si strinsero più voracemente al mio petto mentre il suo volto si insinuava nel mio collo. Il suo tiepido respiro mi accarezzò la pelle e sentì i brividi percorrermi la schiena come in un lampo. Il suo sorriso si espanse mentre lasciava un bacio sul mi collo, seguito subito da un altro e un altro e ancora un altro. In poco ci stavamo già baciando mentre il suo corpo premeva il mio contro il materasso. Lasciai correre le mie mani sotto la sua maglietta e quel contatto freddo non mi fu più tanto nuovo, mentre il suo respiro si fondava ancora con il mio mi lasciai andare ad un lieve gemito che venne subito catturato dalle sue labbra ancora sulle mie. Lo sentì fremere sotto il mio tocco e potei giurare di sentire le scie di brividi che lasciavano le mie mani sul suo corpo. In poco ritornò a martoriarmi il collo ma lo lasciai fare perchè amavo quei baci a fior di pelle e quei morsi che lasciava di tanto in tanto. Gli cinsi i fianchi con le gambe per attirarlo più vicino a me, come se il mio cuore urlasse di legarsi al suo, come se il mio corpo bruciasse lontano dal suo, come se le mie labbra proclamassero ciò che era loro. Quando lasciai passare una mano distrattamente sulla sua schiena sentì all'altezza delle spalle due cicatrici non troppo grandi ma nemmeno tanto piccole, erano ruvide e parecchio gonfie.

Niall si alzò sui gomiti per mantenere il peso e non farmi troppa pressione mentre con le mani mi teneva ancora i capelli lontano dal viso.

"Sono le mie ali" sussurrò osservando il mio volto contratto.

Non risposi non sapendo nemmeno cosa dire, ricordai il giorno in cui mi fece volare, la paura che provai seguita da quello stupido sollievo che provavo solo a stare nelle sue braccia. I suoi occhi si illuminarono nei miei probabilmente stava ricordando anche lui quel momento. Non rispose si mosse soltanto e con la punta del naso tracciò la via dal mio collo alle labbra lasciando poi un piccolo bacio sul mio naso che arricciai subito mentre un accenno di sorriso comparve sulle sue labbra.

"Sono felice" bisbigliai inconsapevole di ciò che stavo dicendo.

Non sapevo come spiegarlo ma lo amavo e questo mi rendeva felice, i suo baci, le sue carezze, il modo di guardarmi, il sorriso che spuntava sulle sue labbra, il modo in cui mi abbracciava con la paura di lasciarmi, quel modo tenero di tenermi sapendo che mai mi avrebbe allontanato. Ero felice e si, si avevo paura ad urlare, l'ho imparato negli anni, l'ho imparato dalla vita...il dolore è cosi, il dolore al sonno facile e basta urlare un po' troppo forte che questo si sveglia più travolgente di prima. Ma ora non lo stavo urlando, ora lo stavo bisbigliando, lo stavo promettendo al ragazzo che mi stava dando tutto, e non avevo paura di confessarlo; Perchè avere paura della verità?

Il sorriso di poco prima fu velocemente smantellato dal suo volto mentre le labbra tornavano a formare una perfetta linea dritta e dura. Alzai una mano catturando in questa il suo volto mentre con il dito passavo inutilmente il contorno delle sue labbra nella speranza di riavere quel sorriso rubatomi.

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