26 capitolo

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Mi trovavo in un vecchio bar, quelli classici dove gli uomini di mezza età si ubriacano per dimenticare i problemi a casa o al lavoro, non sono mai stata qui dentro e più cerco indizzi familiari più mi coglie il vuoto alla domanda "dove sono?". Tantissimi uomini sono svenuti sul bancone o reggono traballando un bicchiere di alcool tra le mani mentre le gote si fanno rosse ad ogni sorso di quel liquido. In fondo alla stanza c'è un gruppo di ragazzi che scherza e ride, fanno parecchio casino e sembrano anche loro su di giri mentre intonano cori stupidi.
Ad un certo punto tutto intorno a me inizia a farsi nero, come quando la tv perde il segnale e riesci a vedere delle bande grigie impossessarsi dello schermo, quello era esattamente ciò che vedo. Nell'arco di poco gli uomini al bancone erano spariti e un silenzio assordante era sceso nel bar, i ragazzi non c'erano più, ero sola...completamente sola.
"Skyla?" una voce mi riprese da dietro, sentì la schiena rabbrividire quando la riconobbi.
"Niall?" chiesi voltandomi e scorgendolo.
I suoi occhi avevano qualcosa di più vivo del solito, erano azzuri ma estremamente colorati, potevano avere la forza di illuminare una stanza intera.
"Che ci fai qui?" domandò quasi impreda al panico.
"Io...io non lo so...ero..." cercavo una soluzione logica a tutto ciò che stava accadendo.
Dov'ero? Perchè Niall era li? Che diamine di posto era quello? E le persone di prima dov'erano finite?
"Skyla esci!" urlò Niall alle mi spalle appena mi voltai per vedere chi aveva aperto la porta violentemente.
Le mani di Niall mi spinsero con tutta la forza che avevano verso la porta sul retro vicino al bancone e mi scagliarono all'interno, appena la sorpassai e la sentì chiudere alle mie spalle davanti a me notai la mia stanza. Come era possibile ritrovarmi nella mia stanza?
Provai a riaprire la porta ma tutto ciò che scorgevo al di là era il familiare salotto e non più quel puzzolente bar.
"Tu!" urlò una figura nera entrando di prepotenza dalla porta, quando ormai ci avevo rinunciato e mi ero spostata al centro della stanza.
Non riuscì a vedergli il volto poichè fu tutto molto veloce, aveva una bottiglia di birra rotta in mano e nell'arco di secondi senti un dolore attroce alla testa e le gambe molli non ressero più il mio peso. A terra alzai gli occhi scorgendo stancamente la figura di un uomo robusto con un ghigno soddisfatto sul volto.

Mi alzai a sedere sul letto urlando a più non posso ricordando le immagini dell'uomo che mi aggrediva e il sangue che mi scorreva sul volto dopo l'impatto con la bottiglia. Non smettevo di urlare, proprio non ce la faccio, le immagini tornavano e tornavano ed io mi sentivo sempre più fragile. Chris entrò correndo nella stanza e si buttò a braccia aperte su di me provando a calmarmi in un abbraccio stretto, un abbraccio soffocante. Quell'incubo era stato differente rispetto agli altri, era qualcosa che mai prima avevo sognato, chi era quell'uomo? perchè voleva me? In poco sentì le mie guance bagnarsi e mi strinsi alla maglia di Chris, sentivo un peso sul petto enorme, era come se mi fosse stata fatta un ingiustiza, come se quell'uomo mi avesse ucciso senza che fosse realmente colpa mia...un senso di rabbia e delusione si appropriò di me mentre le lacrime intrepide come ogni volta non smettevano di solcare il mio volto. Volevo smetterla, ero stanca di tutti quegli incubi e di quelle tremende sensazioni che provavo dopo ogni maledetto incubo...ma quello, quello sembrava mille volte peggio del normale.
"Stai qui" supplicai Chris tra i singhiozzi stringendomi a lui.
Rafforzò il suo abbraccio intorno al mio corpo e delicatamente mi fece risdraiare cercando di stringermi per farmi smettere di tremare, ma proprio non ci riuscivo, qualcosa in quell'incubo diverso mi aveva segnato..lo sentivo, sentivo che qualcosa si era insinuato sotto la mia pelle e avevo paura, tanta paura.
La mattina mi svegliai con gli occhi gonfi e la testa che martellava per il pianto della notte prima ero abituata a quella sensazione ma al dolore non ci si abitua mai. Chris si era svegliato poco prima di me ed era sceso per preparare la colazione a tutti.
Dal sole tiepido che sorgeva timido dalla finestra capì che era ancora molto presto, Chris aveva l'abitudine di svegliarsi anche alle cinque quando doveva studiare, per me invece era il completo opposto, le undici erano un orario anche abbastanza presto. Scesi in cucina portandomi sulle spalle la coperta di lana che mi aveva avvolto quella notte poichè il freddo di montagna si era ormai insinuato in quella villetta, e raggiunsi Chris sedendomi al tavolo dietro lui.
"Abbiamo toast, marmellata, cioccolato, caffè, plumcake, muffin, torta alle mele e se vuoi spremuta!" mi sorrise orgolioso della sua maxi colazione.
Osservavo il bancone davanti a me allestito di ogni bene e non riuscivo proprio a crederci, un monte di cibo solo per noi.
"Niall?" riuscì solo a sussurrare, l'unica cosa che mi incuriosiva dopo quella notte.
"Ecco...ha detto che non sta bene e ha deciso di restare in camera per oggi. Meglio se non lo disturbiamo" mi rassicurò con un dolce sorriso sedendosi al mio fianco.
Mangiai praticamente di tutto cercando di assaggiare ogni cosa anche se il mio stomaco stava per esplodere, ma io lo avevo sempre detto che Chris avrebbe dovuto fare il cuoco, eppure sua mamma voleva che diventasse un giudice e un giudice, purtroppo, sarebbe diventato.
"Devo andare a prendere mia mamma all'ospedale ma con tutte le carte che avremo da compilare probabilmente tornerò verso l'una o le due. Se vuoi mangiare non c'è problema se no verso quell'ora porto mia mamma a pranzare da Danny's un ristorante dietro l'angolo se vuoi aggiungerti sei la benvenuta." mi sorrise caldamente il mio migliore amico.
"Certo. Ti so dire, va bene? Al massimo ti invio un messaggio" risposi osservandolo mentre cercava intrepido di mettersi le scarpe senza slacciarsi i lacci.
"Mi raccomando non disturbare il tinto, sta davvero male" mi avvertì un ultima volta ed uscì quasi correndo mentre io restavo come una stupida a sorridere fissa a guardare la porta ormai chiusa.

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