38 capitolo

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Osservavo ancora i suoi occhi enormi marroni e il suo accogliente sorriso mentre incredula provavo a darmi una spiegazione.
"C-cosa è successo?" balbettai con la voce smorzata.
"Ti ho trovata poco distante da casa tua in compagnia di un demone Arthiel. Ancora poco e ti avrebbe ucciso, il suo veleno si è diffuso in fretta dalla tua guancia" spiegó avvicinandosi al letto.
"Demone Arthiel? Veleno?" chiesi incredula.
"Oh giusto, l'imbecille di Niall non ti avrá detto nulla. Bene iniziamo dalle origini...prima ancora degli umani, prima ancora di Adamo ed Eva, questo mondo era popolato da Angeli. Ora tu penserai 'oh ma che baggianate dice!' e invece devi sapere che questa è la realtá. Gli angeli sono immortali e da sempre si sono confusi tra i mondani, ma sempre per compiere la loro missione: salvare le anime perdute. Per questo chiamati Angeli Custodi..."
"Fermo fermo! Questa storia la conosco me l'ha spiegato Niall!"
"Oh....beh nulla oltre agli angeli esistono varie creature tra cui i demoni che cercano invece di disintegrare queste anime e quindi si pongo in contrapposizione agli Angeli...oh si io sono un angelo! Credo lo avrai giá capito dalla mia suprema bellezza.." continuò fiero di se.
Emisi uno sbuffo di disapprovazione e lui si portó una mano tra i capelli neri arruffati.
"Okay forse non cosi suprema. Fatto sta che ti ho salvato prima che quel demone di disintegrasse"
"Bene...allora...grazie?"
"Beh...prego?" sorrise.
Provai a muovere le gambe per scendere dal letto ma sentí un formicolio lungo la schiena e un dolore lancinante provenire dai polpacci.
"No no" mi bloccó al letto per le spalle.
Lo guardai male chiedendomi se non fosse una specie di rapina.
"Il veleno ci mette dei giorni per scomparire e fino ad allora devi restare a letto, la paralisi dal bacino in giù è molto grave" spiegò poi per informarmi.
"Quanto..quanto devo stare qui?" chiesi ripensando a Chris e al mio lavoro.
"Un paio di giorni, credo. Oggi provo a chiamare il tuo amico Chris cosi ti puó riportare a casa!" il suo sorriso mi rassicurava più di mille parole, era cordiale e i suoi gesti gentili, dolce e premuroso nei confronti di una sconosciuta.
Si giró per uscire dalla stanza mentre raccoglieva il vassoio di cibo che non avevo toccato.
"Tom..." sussurrai mentre lui si rizzava al suono del suo nome "Grazie".
Sentivo i muscoli tesi e se provavo a muovermi il dolore vibrava per tutta la spina dorsale, ero stanca e non vedevo l'ora di tornare da Chris. Le palpebre erano pesanti dal sonno e senza forza per contraddire la loro chiusura mi addormentai.

[Niall'sPOV]

"Sam quanto manca?" chiesi ancora una volta mentre l'oceano scintillava sotto di noi.
"Smettila di chiederlo ti ho detto poco!" si lamentò ancora una volta.
Stavamo volando sull'acqua e si vedeva chiaramente la costa illuminata dal chiarore della luna ed inquinata dalle luci dei palazzi dietrostanti.
Ricordo la prima volta che mi fuorno donate le ali, era una sensazione strana come se qualcosa pizzicasse fra le scapole, Louis ci aveva messo delle settimane ad insegnarmi ad alzarmi dal terreno per pochi metri. La prima volta che volai davvero fu quando Harry mi buttò scherzando giù dal palazzo di Carta, fu un vero e proprio shock all'inizio ma riuscí a spiegare le ali negli ultimi dieci centimetri, sfiorai il terreno graffiandomi interamente il petto, ma fu fantastico rendermi conto di trovarmi a metri e metri da terra.
Sam scese verso una casetta bianca malandata in riva al mare, era una classica catapecchia che dava l'impressione di essere abbandonata da anni. La finestra su un lato rispecchiava una luce potente, segno che qualcuno ci abitava. Avvicinandomi notai sulla porta il classico segno del Concilio, un occhio che racciudeva una bilancia in perfetta forma con su una piuma e un cuore.
Sam bussó pesantemente mentre le nostre ali si chiudevano ritornando sotto la pelle. Un uomo ci aprí poco dopo, era più alto di noi e abbastanza robusto ma non dava un impressione dura, avrá avuto si e no cinquant'anni con i capelli neri come la cenere e gli occhi rossi fuoco.
"Oh Nevis, quanto tempo è passato!" dichiaró subito guardando verso Sam.
"Forse troppo, Ludor" esordí il mio compagno.
Ci fece accomodare su un vecchio tavolo bianco dall'aria molto vintage e si sedette di fronte a noi.
"Tu devi essere Horan" mi squadró subito.
Non risposi e annuí con la testa cercando di chiedere a Sam come facesse a sapere il mio nome.
"L'angelo nuovo...ho sentito parlare tanto di te" continuó compiaciuto.
"Spero bene" mi limatai a rispondere.
"Oh ci puoi contare" sorrise.
I suoi denti erano aguzzi come quelli degli squali e cosi capí che era uno stregone. Gli stregoni erano molto rari da trovare, ma li si poteva riconoscere facilmente, spesso avevano la carnagione grigia o un elemento che riconducesse ad un aspetto di squalo.
"Ci serve il tuo aiuto Ludor" si intromise Sam allungando una mano sul tavolo.
"Ovvio" fu chiaro lui.
Gli spiegai tutta la vicenda raccontandogli i particolari e tutto ció che sapevo.
"Ed eccolo ancora" inizió quando conclusi il discorso "la povera anima innamorata pronta ad andare contro tutto. Sai quando mi avevano parlato di te non ci credevo! Chi mai abbandona la pace eterna per diventare un angelo dannato? Chi mai è pronto a lasciare la gloria per lo squallore terreno? Un ragazzo troppo innamorato. Te".
"Ci aiuterai si o no?" chiesi brusco e portandomi avanti sul tavolo.
"Certo ma ogni cosa ha un prezzo dovreste saperlo!" sorrise quasi malizioso.
"Tutto" ripetei.

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