CAPITOLO IV

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La stanza era completamente avvolta dal buio; solo il lieve bagliore delle flebili luci rosse spezzava l'oscurità intensa, donando all'atmosfera un che di surreale.

Taehyung si trovava impegnato a sviluppare le foto scattate nell'ultimo periodo; ormai da qualche mese si riprometteva di farlo e ora, finalmente, riusciva a dedicare del tempo alla propria passione. Nulla gli dava più soddisfazione di quando un'immagine prima indefinita si veniva lentamente a delineare sotto il suo sguardo attento. Ammirava con impazienza il formarsi di ogni singolo particolare, il lento fondersi delle sfumature che portava la scena a comporsi senza fretta.
Rimanevano ancora pochi scatti da sviluppare, nel momento in cui si vide comparire di fronte la figura di un ragazzo dai due grandi e abissali occhi neri; si avvicinò un poco alla foto per poterla osservare meglio.

Rimanevano ancora pochi scatti da sviluppare, nel momento in cui si vide comparire di fronte la figura di un ragazzo dai due grandi e abissali occhi neri; si avvicinò un poco alla foto per poterla osservare meglio

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Ne rimase profondamente colpito. Era affascinato dall'unicità dei dettagli che ogni viso sa regalare e per questo si dilettava a scattare ritratti, eppure quel volto gli fece un effetto diverso da quello di tutti gli altri. Era sicuro di aver già guardato in quei due occhi scuri prima di allora, due occhi simili a pozzi profondi, due occhi densi di mistero e pensieri inespressi.

Agitato senza saperne il perché, afferrò delicatamente la foto e guardò la data dello scatto; risaliva all'estate passata. In quell'istante capì: ecco dove aveva già visto il ragazzo che cantava sulla spiaggia. Possibile che tornasse spesso a Nettuno?

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«Ci vediamo stasera alla festa al bar e tu non fare il cagacazzo - scherzò Seokjin, rivolgendosi a Yoongi con sguardo malizioso - ché alla fine sei sempre quello che si diverte di più.»

Fece ancora un cenno di saluto per congedarsi dai suoi amici, avviandosi subito verso l'Agenzia, finalmente libero di fare qualcosa cui poteva dirsi interessato.

Quella di studiare Letteratura non era di certo stata una sua scelta, ma, quando aveva rivelato ai genitori di voler fare l'attore, non l'avevano presa esattamente nel migliore dei modi.

Spesso gli tornava alla mente, inaspettata, l'espressione della madre nel momento in cui le aveva confessato di non volere fare l'Università, ma che il suo sogno, piuttosto, era quello di recitare. Ogni volta riprovava il fastidioso senso di umiliazione che quegli occhi severi e compassionevoli gli avevano procurato. Un infido brivido lo percorse internamente, costringendolo a muovere il collo. Nel tentativo di distrarsi, si accese veloce una sigaretta.

Perché non aveva avuto il coraggio di andare contro la famiglia per inseguire il proprio sogno? Semplice: paura, terrore, fifa. Abbandonare ogni sicurezza in nome dell'ignoto lo spaventava infinitamente. Così, contro il proprio volere, ma senza ribellarsi mai apertamente, si era ritrovato a Roma. Non aveva neanche il diritto di lamentarsene, dato che non era stato in grado di dire una sola parola che andasse contro quella decisione; farsi trascinare dalla corrente dell'esistenza era stato più facile che tentare di esprimersi.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora