CAPITOLO XII

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«Jimin! Tieni la posizione!»

Era l'ennesimo rimprovero di quella giornata. Non gli capitava spesso di essere richiamato durante gli allenamenti, ma sentiva di non riuscire a focalizzarsi sui passi, la sua mente vagava altrove, incontrollata. Per fortuna quel richiamo sarebbe stato anche l'ultimo: la lezione era finita. Era davvero distrutto e, cosa anche più frustrante, non aveva dato del suo meglio. Si diresse verso gli spogliatoi e prese dalla borsa l'asciugamano. Nulla in quel momento gli avrebbe potuto giovare più di una lunga doccia calda.

Mentre strofinava la spugna lungo tutto il corpo tonico, si perse nelle proprie riflessioni; sapeva benissimo qual era la causa della sua distrazione: non era riuscito a togliersi ancora dalla testa Yoongi.

In quelle settimane era andato spesso a casa di Jungkook e aveva cercato in ogni modo di fargli capire le proprie intenzioni, ma, più lui insisteva, più l'altro sembrava allontanarsi. Lo faceva impazzire l'idea che non avesse fatto ancora nulla! Eppure ricordava il modo in cui lo aveva guardato mentre ballava, anche se ormai iniziava a dubitare che fossero state solo sue fantasie. Non lo conosceva bene e, anzi, per il poco tempo che aveva potuto condividere con lui, lo aveva trovato piuttosto scontroso. Eppure voleva averlo. Proprio il suo essere scostante lo interessava, voleva capire cosa gli passasse per la testa; sembrava quasi che lo stesse evitando di proposito.

Uscito dalla doccia, si sentì rigenerato e, mentre si infilava la sua felpa preferita, pensò che fosse proprio giunto il momento di mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

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Namjoon aprì la porta di casa e davanti ai suoi occhi si parò uno spettacolo decisamente insolito: Seokjin era sdraiato a terra; rideva.

«Chi è?» Chiese con voce stralunata.

«Chi vuoi che sia? Sono Nam, perché stai là, a terra?!»

«Mi sono dimenticato come ci alza...» E, come divertito dalle sue stesse parole, scoppiò di nuovo a ridere.

«Cristo, Jin! Non dirmi che sei strafatto alle quattro di pomeriggio!»

«No, te lo giuro - e, ridendo tra i baffi, continuò - invece sì, ma solo qualche tiro, tranquillo, tutto a posto.»

«Porca puttana! Non puoi continuare così.» Sbottò, mentre cercava di alzarlo, nonostante l'altro non lo aiutasse nel suo compito. Con tutte le sue forze caricò l'amico sulle spalle e tentò di portarlo in camera; riuscì a farlo stendere sul letto e, mentre gli slacciava le scarpe, l'altro continuava a straparlare.

«Non starai per caso cercando di approfittarti di me?»

Namjoon non rispose.

«Lo sai che io sono qua per te anche da sano basta chiedere e io sono qua, sempre qua per te amico mio.»

Gli aveva fatto raggiungere il limite dell'esasperazione.

«Stai zitto! Almeno stai zitto, davvero.» E con quelle parole, uscì dalla stanza, chiudendo con forza la porta dietro alle sue spalle.

Non sapeva più cosa fare con Jin. Era ormai da qualche mese, da quando aveva iniziato a fare il modello, che non passava giorno in cui non fosse fatto o ubriaco. Oggi era andata bene, perché per lo meno lo aveva trovato sul pavimento del loro appartamento, ma molto spesso non si degnava neanche di tornare a casa. Era continuamente tormentato dalla paura di poterlo trovare un giorno steso per strada, dove nessuno si sarebbe preso la briga di aiutarlo. Non aveva idea di cosa avesse potuto comportare quel cambiamento: certo, era sempre stato uno che amava divertirsi, ma un conto è ubriacarsi a una festa il sabato sera, un altro è non essere mai in sé, tutti i giorni. Qualcosa non andava e Jin non gliene stava parlando. Aveva cercato più volte di introdurre l'argomento, ma l'altro la buttava sempre sul ridere; non sembrava disposto ad affrontare un discorso serio.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora