CAPITOLO XXXI

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Yoongi se ne stava mollemente seduto sulla solita poltrona: leggeva, anche se, in realtà, la sua mente sembrava non essere affatto disposta a concentrarsi sulle pagine del libro. L'inquietudine non lo aveva abbandonato da quella mattina, anzi, la consapevolezza che da un momento all'altro Hoseok avrebbe potuto suonare il campanello per quel dannato caricatore lo innervosiva come non mai. Gli dava terribilmente fastidio essere turbato in quel modo, soprattutto se da Hoseok; fino a qualche settimana prima avrebbe detto con sicurezza che sarebbe stata l'ultima persona al mondo di cui preoccuparsi.

Insomma, non lo aveva mai trovato bello o tanto meno attraente, a parte, forse, qualche dettaglio irrilevante, come il suo naso all'insù, le labbra morbide e a forma di cuore, le guance lisce tanto sporgenti... Tutti trascurabili elementi di quel viso che non gli dispiacevano affatto. E In effetti doveva ammettere che aveva anche un bel fisico tonico, slanciato, e sapeva muoversi davvero, davvero bene: ripensava ancora, ogni tanto, a come aveva ballato con Jimin quella sera in discoteca e, dato che un pensiero tira l'altro, si ritrovava sempre, alla fine, a ricordare il caldo tocco di quella lingua sulla sottile pelle del suo collo. Era un ciclo di pensieri che lo teneva incastrato ininterrottamente da ore, provocandogli un nervosismo assolutamente non necessario né richiesto; detestava quella sensazione di tensione che lo teneva in pugno, dandogli l'impressione che quella poltrona fosse scomoda, che i vestiti pizzicassero la pelle, che quel libro fosse di una stupidità infinita e mortale. 

In un moto di ribellione contro la propria stessa mente e contro tutto ciò che lo circondava, decise di prendere la situazione in mano: sarebbe andato lui al Bar per portare il caricabatterie.

Quell'attesa, altrimenti, lo avrebbe distrutto; togliersi il pensiero era tutto ciò che bisognava fare.

ϟ  

Hoseok portò il solito caffè al Ginseng grande a Namjoon e, dopo avergli sorriso caldamente, tornò indietro, prendendo posizione al di là del bancone, in attesa di qualcosa da fare; non c'era molta gente a quell'ora tarda del mattino: la quiete prima della tempesta, dato che a pranzo si riversavano puntualmente nel bar dozzine di studenti affamati da accontentare alla svelta. Tempo qualche ora e quell'ampia sala ora mezza vuota si sarebbe riempita di persone e di chiacchiere, tra cui lui si sarebbe dovuto fare spazio a spintoni per accontentare tutti. Era divertente, ogni tanto, captare pezzi di frasi qua e là, rendersi conto, in quel posto dove lui era un invisibile strumento, di cosa parlassero le persone della sua età.

«Sesso, voglia di sesso e voti.» 

Pensò, un po' deluso, mentre rimetteva al loro posto le tazzine calde appena uscite dalla lavastoviglie. Alzò il capo, con un'espressione di indecifrabile noia stampata in viso; vide entrare in quel momento nel Bar un volto inconfondibile, reso anche più peculiare da quel grande paio di occhiali vintage ad incorniciargli lo sguardo: ovviamente era Taehyung. Lo guardò sorpreso, sgranando un po' gli occhietti luminosi e l'altro, di riflesso, gli sorrise con fare divertito.

«Hobi, mi mancavi. Le tue espressioni buffe mi migliorano l'umore! Come stai?»

Hoseok, felice di rivederlo, anche se non aveva ancora ben capito qual buon vento lo portasse lì, gli fece subito segno di avvicinarsi; qualcosa, nei suoi modi, tradiva l'idea di un incontenibile entusiasmo.

«Tae, tu avvisare mai, eh? Io adesso lavoro, se mi avessi chiamato potevamo organizzare di vederci questo pomeriggio. Vuoi qualcosa?»

L'altro lo guardò stralunato, come se cercasse, con quello sguardo, di leggergli dentro.

«Um, non ci ho proprio pensato. È che avevo voglia di vederti e ho preso il primo treno, ma non ho molto da fare, posso aspettare qua e nell'attesa mi andrebbe un cappuccino, per favore."

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora