Tempo qualche giorno e tutto tornò alla normalità: Seokjin non era disperso e aveva ancora i suoi zigomi, anche se non aveva tuttora capito dove avesse passato la notte, e Yoongi, sebbene continuasse a rispondere alla maggior parte delle domande con versi, si era ripreso già dopo due o tre aspirine.
Avevano deciso quella mattina stessa di mangiare al Bar davanti all'Università; non avevano ancora avuto il tempo di ritirare i quaderni, che Seokjin già iniziava a interrogarsi su che cosa avrebbe potuto mangiare.
«Dio mio, sono troppo indeciso tra il prendere le lasagne o la carbonara. Beh, potrei sempre prenderle entrambe...»
«Fai che cazzo vuoi.» Fu la pacata e gentilissima risposta di Yoongi.
Giunsero a destinazione in pochi minuti e, una volta seduti, Seokjin non esitò a dare ascolto al consiglio non troppo cortese dell'amico. Così, quando Hoseok arrivò a prendere le ordinazioni, gli annunciò con un certo orgoglio di volere sia una porzione di lasagne sia un piatto di carbonara.
Il ragazzo lo guardò divertito, forse leggermente sorpreso e, quando ebbe terminato di annotare le ordinazioni di tutti e tre, si allontanò. Fu a quel punto che Seokjin, annoiato, decise di iniziare a infastidire Yoongi.«Senti, tu pensa pure quel che vuoi, ma io ti dico che quel ragazzo ha del potenziale. Hai fatto male a fare lo snob, perché in realtà non capisci un cazzo.»
Yoongi si ricordò in quell'istante del discorso di qualche sera prima; gli tornò alla mente la figura del cameriere con i bicchieri vuoti in mano e per la prima volta si chiese se avesse udito le sue parole che, per quanto ritenesse ancora vere, sapeva non essere state esattamente educate.
Dopo averci riflettuto qualche secondo, sbrigò i conti che aveva in sospeso con la propria coscienza convincendosi che in ogni caso non era un dramma: anche se avesse sentito, non era colpa sua se aveva la faccia da cavallo.
Rispose a Seokjin con uno sbuffo stizzito, alzando gli occhi al cielo, senza degnarlo di una sola parola.
Veloce come sempre, arrivò Hoseok con i rispettivi piatti e, finalmente, riuscirono a mettere qualcosa sotto i denti, mentre parlavano del più e del meno, tirando fuori addirittura qualche commento profondo sulla lezione, anche se a discuterne erano in realtà solo Namjoon e Yoongi: Seokjin risultava molto più interessato al cibo che alla poesia.
Quando i due maggiori si alzarono per andare, Namjoon spiegò che sarebbe rimasto ancora un po' e li salutò rivolgendosi a Yoongi.
«Ci vediamo stasera da noi, venite per che ora volete, se non ci sono io tanto trovate Jin!»
L'altro fece un cenno con il capo e i due sparirono al di là della porta.
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Quando Hoseok notò che il gruppo di ragazzi si era ormai sciolto e che Namjoon si era spostato al solito posto, quello vicino alla finestra, non riuscì a trattenere un intimo senso di tenerezza. Ammetteva che la sua apparente serietà, l'impressione che sapesse sempre cosa fosse giusto dire e quando fosse giusto dirlo, il suo stesso portamento, lo intimorivano, ma poi, quando si rendeva conto che rimaneva legato a certe piccolezze della vita come sedersi tutti i pomeriggi allo stesso tavolino e prendere la stessa bevanda calda, capiva appieno la sua intensa umanità. Forse era vero, Namjoon era un umano un po' più tendente alla perfezione degli altri, eppure ricco di sensibilità. Era come se, attraverso quelle piccole attenzioni, riuscisse a sentirlo estremamente simile a sé. Guidato da quell'indefinibile sentore di dolcezza, preparò il solito caffè al Ginseng e glielo portò al tavolo.
«Ecco il tuo Ginseng grande.» E, mentre glielo porgeva, la sua espressione si aprì in un ampio sorriso genuino.
Il ragazzo lo guardò subito stupito e, sorridendogli di rimando come se il sorriso fosse contagioso, gli rispose con tono quasi dispiaciuto.
«Grazie, devo risultare parecchio prevedibile...»
«Forse, ma non devi pensare che sia qualcosa di negativo! Dare e avere certezze non è affatto brutto.» Il sorriso che gli abbelliva il volto, per quanto sembrasse impossibile, si fece ancora più luminoso e sincero.
C'era una naturale simpatia tra quei due, anche se entrambi non osavano sperarlo.
«Forse pensi che sia un po' troppo noioso per avere poco più di vent'anni.» Ammise istintivamente, incoraggiato dalla sensazione di fiducia che quel ragazzo gli ispirava.
«Ma neanche un po'! - rispose l'altro, mentre la sua bocca si contraeva in una piccola smorfia di disappunto - Anzi, vedendoti sempre studiare e sentendoti parlare penso che tu debba essere davvero molto intelligente e interessante. Non penso che ci si possa annoiare insieme a qualcuno che ha nel cervello tutte quelle informazioni e...»
Non riuscì a finire il discorso: avevano bisogno di lui; si congedò di fretta lasciandolo controvoglia solo con il suo caffè al Ginseng.
Prima di riuscire davvero a studiare a Namjoon servì qualche istante; la gratuita benevolenza con cui quel ragazzo gli aveva parlato gli aveva davvero migliorato la giornata.
ϟ
Hoseok non ne poteva più di fare avanti e indietro da un capo all'altro della stanza e si sentì davvero sollevato quando, resosi conto che erano ormai le quattro del pomeriggio, capì di poter finalmente tornare a casa.
Passò tutto il tempo del viaggio di ritorno a pensare al suo comodo letto: si sarebbe steso, avrebbe attaccato un po' di musica, magari addirittura acceso una candela profumata, alla mela verde, pensò, e avrebbe passato l'intera serata a non fare assolutamente nulla. Era raro per lui aver un momento libero; tra il lavoro e l'Accademia di Danza non aveva mai un attimo da concedersi e così quel Giovedì sera diventava una vera e propria benedizione.
Finalmente arrivato al proprio appartamento, fece per aprire la porta ed entrò con nel cuore la leggerezza che solo la previsione di una serata totalmente libera poteva dargli, ma quello che gli si parò davanti non somigliava neanche un po' al delizioso quadretto che si era dipinto nella mente durante tutto il tragitto. Era più simile a una sorta di ripugnante incubo: tutto ciò che riuscì a vedere era la schiena di Jimin; il problema era che non era solo; il problema anche più grande era che non era neanche vestito.
Chiuse all'istante la porta e vi ci rimase appoggiato con espressione sdegnata per qualche secondo, fino a che non si rese conto, per gli ansimi che riusciva a percepire, di quello che stava capitando dietro quella stessa porta. Prese le scale e, senza ben sapere cosa fare, ripercorse la strada da cui era arrivato solo pochi minuti prima.
Durante tutto il viaggio i pensieri che affollavano la sua mente non erano altro se non un confuso riproporsi delle immagini della scena cui aveva suo malgrado assistito. Perché non riusciva a togliersela dalla testa? Che problemi aveva il suo cervello? Ma quando, sceso dalla metro, si ritrovò a camminare tra le vie vicino al Bar, ben presto allo sconvolgimento sopraggiunse l'indignazione: Jimin poteva mai essere così deficiente da non avvertirlo?! Che diavolo, okay che si sapeva che in quella casa nessuno era nato Santo, ma almeno una chiamata, un messaggino, un tradizionale calzino sulla maniglia, qualsiasi cosa?!
Mentre camminava e continuava a pensare tra sé e sé, si imbatté nuovamente in Namjoon.
Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕
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Collision || BTS #Wattys2019
Fanfiction[Yoonminseok ◦ Taekook] "La vita è ironica, crudele, a volte, perché ti prende e ti capovolge ed è tanto più spietata perché lo fa servendosi di sentimenti irrazionali, inaspettati, incontrollati, che arrivano senza essere richiesti e riescono a far...