CAPITOLO VI

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Hoseok accennò velocemente un mezzo sorriso imbarazzato ai due ragazzi e, tentando di non prestargli più attenzione del dovuto, temendo che potessero accorgersi del proprio disagio, continuò a raccogliere i bicchieri vuoti senza proferire parola. Quando torno a voltarsi in loro direzione, poté constatare con un sospiro di sollievo che entrambi si erano già dileguati.

Chiaramente aveva sentito ogni singola parola. Era capitato nel cortile per puro caso giusto qualche istante prima che la conversazione finisse, approfittando di un attimo di pausa per portarsi avanti con il lavoro, e, ritrovandosi suo malgrado a origliare, gli era riuscito fin troppo semplice identificarsi nell' "amico cameriere che ride sempre".

Aveva avuto bisogno di qualche secondo per elaborare quelle parole dense di cinismo e insensibilità; gli pareva surreale che una persona conosciuta, o, meglio, incontrata, da non più di un'ora potesse parlare in maniera tanto maleducata di lui e del suo amico. Nel petto gli si agitavano sensazioni contrastanti, un turbine di diverse emozioni che sfumavano dalla rabbia fino ad arrivare a un amaro e insensato divertimento. Era certo che ciò che aveva udito non gli avesse fatto piacere, ma non poteva neanche dire di sentirsi ferito; infastidito, forse. 

Sì, un senso di divertito fastidio lo avvolgeva, ma non reale dispiacere.

Aveva passato una vita a sentirsi insicuro e solo ora, paradossalmente, si scopriva davvero in pace con se stesso. Rimase per un istante immobile al centro del piccolo giardino e, dopo aver fissato la parete grigia non per più di tre secondi, fece spallucce, come a scrollarsi definitivamente di dosso quel pensiero.

Quello che non riusciva a giustificare e che più lo infastidiva, infatti, non era l'insulto alla propria vanità, ma la cattiveria gratuita di quel gesto. Realizzò in quel momento che il problema non era suo, ma di quel ragazzo: il vero dramma non stava nel suo aspetto o in cosa quello potesse pensare di lui, ma nell'insensibilità dell'altro. Quel tipo non conosceva neanche il suo nome, non si era neanche mai degnato di parlargli, erano di fatto estranei e davvero non riusciva a capacitarsi di cosa lo avesse fatto sentire in diritto di parlare in modo tanto scortese. Conosceva alla perfezione i propri difetti e capiva senza reale sforzo di poter non piacere affatto, ma non capiva davvero cosa lo avesse condotto a parlare in quel modo di lui. Si domandò come fosse riuscito a pronunciare con tanta leggerezza parole così sprezzanti nei suoi confronti e in quelli di Jimin, senza curarsi minimamente di quella minima dose di rispetto dovuta a tutti, anche a quelli che non ti vanno a genio. 

Era tanto lontano dalla propria natura essere scortese, che proprio non riusciva a comprenderne le motivazioni; decise quindi di non farsi venire il sangue amaro per nulla: stabilì semplicemente che fosse un grande pezzo di merda, probabilmente condotto a parlare dalla rabbia repressa più che da motivazioni valide e che per questo non fosse il caso di farsi rovinare l'umore, non ne valeva davvero la pena.

Rientrò quindi di fretta e lanciò una rapida occhiata alla sala piena, sbuffando e pensando sconsolato a tutto il lavoro che ancora lo aspettava, quando i due occhi curiosi s'imbatterono in Jimin, che, ancora in mezzo alla sala, ballava spensierato: quanto avrebbe voluto essere lì con lui, gli sarebbe servito così tanto poter ballare in quel momento.

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Troppo concentrato sulla musica che rimbombava così tra le pareti del locale come nelle sue tempie, Jimin non si rese subito conto che Yoongi non era più seduto al suo posto. Dove diavolo era finito? Si era subito reso conto di come lo stava guardando mente ballava e non li avrebbe di certo definiti sguardi amichevoli. Lo innervosiva terribilmente il suo essere sfuggente; era confuso e allo stesso tempo incuriosito dai segnali contrastanti che gli inviava.

Iniziò a guardarsi intorno, per cercarlo tra la folla: non era disposto a rinunciare tanto facilmente al proprio proposito. Si discostò quindi dal centro della sala, avvicinandosi al tavolo dove erano rimasti Jungkook e Namjoon, che continuavano a chiacchierare nonostante l'assordante volume della musica.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora