CAPITOLO XXVII

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Hoseok e Jimin erano insieme, negli spogliatoi dell'Accademia; avevano allenamento alla stessa ora quella sera. Tirarono fuori dalle rispettive sacche il cambio e, mentre si svestivano, Jimin, data la curiosità che lo pungeva ormai da un po' e studiando di risultare innocente, tentò di scoprire qualcosa in più sul ragazzo per cui Hoseok si era letteralmente catapultato fuori di casa.

«Ma quindi, dove sei andato di tutta fretta 'stamattina?»

«Te l'ho già detto - rispose Hoseok, quasi irritato, mentre si toglieva la felpa - ero con Taehyung, il ragazzo di Nettuno da cui sono finito a dormire non si sa ancora bene come.»

Jimin, per niente soddisfatto da quella risposta e, anzi, reso anche più sospettoso da suo tentativo di rimanere vago, continuò l'interrogatorio.

«E quindi? Non mi dici nulla? Non lo so... È simpatico? È gentile?»

«È carino? - lo anticipò Hoseok, imitandone il tono di voce - su, dai, Jiminie, ti conosco e so dove vuoi arrivare: non c'è nulla tra me e quel tipo, discorso chiuso.»

«E perché no?! È impegnato? È etero? Non ti piace?»

«Guarda, in realtà è assolutamente perfetto: è alto un po' più  di me, fisico proporzionato, viso stupendo e, okay, forse sullo stile qualcosa potrei aver da ridire, ma alla fine, che importa? È gentile, sorridente, interessante. Disegna, dipinge, ha una casa al mare e... Ti dirò: è pure ricco sfondato!»

«E quindi perché tronchi tutte le mie speranze sul nascere? Sei inaccontentabile. Sappi che vorrei vederti accasato prima di morire, anche se comincio a disperare.»

«Oh, no, non sono io, né le mie pretese, credimi. Il nostro amore è ostacolato da qualcosa di ben più grande di me, qualcosa di irreparabile.»

E, vedendo che Jimin era più che mai incuriosito, ridendo, proseguì.

«Il nostro è amore è reso impossibile da un terribile fatto: la prima immagine che ha di me è quella di io che sbocco in un cesso di una discoteca. Insomma, io non me ne intendo eh, ma non penso sia esattamente il modo per far innamorare un bel ragazzotto, tu che dici?»

E, mentre finiva di parlare, passò dispettoso un dito sotto il mento dell'amico, tirando fuori la lingua. Era felice di averlo zittito: a volte sembrava che per lui fosse inconcepibile che tra due persone non potesse esserci attrazione, doveva imparare a essere meno malizioso.

Per assicurarsi di aver cambiato argomento, Hoseok cercò di spostare il fulcro della conversazione su di lui.

«E a te? Come va con il sexy vampiro stronzo che però sotto sotto è un cuor di panna?»

«Intendi con Yoongi? - chiese Jimin, fingendosi indifferente - Um, non è più successo nulla...»

«E ne sei dispiaciuto?» Domandò Hoseok, già preoccupato.

«Beh un po', c'è stato un certo tipo di affinità tra noi.»

«Non so se voglio sapere nel dettaglio a che tipo di affinità tu ti riferisca, ma, insomma, almeno puoi dire che è valso la pena aspettare... in ogni caso l'importante è che non ti faccia prendere sentimentalmente da lui, perché, oltre che leggermente stronzo, sospetto che sia davvero strano: in questi giorni viene sempre al Bar, da solo, sembra che lo faccia quasi apposta ad andare via prima che arrivi Namjoon e sta lì a non fare nulla, poi, ogni tanto, prende un quaderno e comincia a scrivere. Secondo me non ha tutte le rotelle a posto, io te lo dico, e tutti lo sanno che gli psicopatici sono tanto bravi a letto quanto pessimi nelle relazioni. Quindi, signorino Park Jimin, veda di fare attenzione, che non voglio dover curare cuori infranti!»

E mentre diceva così si infilò le scarpe facendo un balzo in avanti per alzarsi dalla panca su cui sedeva, come a invitarlo ad avviarsi. Jimin sorrise, stupito dallo spirito dell'amico; era incredibile come riuscisse a ironizzare tanto naturalmente su tutto.

«Hobi, un giorno poi mi dovrai rivelare se queste massime filosofiche te le studi di notte o se ti vengono spontanee, perché davvero, potresti scriverci un libro.»

E, mentre ridevano, si avviarono alla sala prove.

ϟ  

Yoongi si ritrovava, per l'ennesima volta in quella settimana, al Bar. Non sapeva cosa andasse a fare lì e, quando cercava di domandarselo, tentava in ogni modo di non trovare una risposta: in fondo perché avrebbe dovuto esserci un motivo? Non a tutto esiste spiegazione. Probabilmente gli piaceva molto quell'espresso e inconsciamente il suo cervello lo riportava lì, niente di più. Oltretutto, da quella volta che aveva dovuto aspettare Namjoon, si era accorto che in effetti quel luogo poteva davvero essere accogliente e, dato che a casa sua spesso c'erano Jimin e Jungkook e la situazione poteva essere imbarazzante, preferiva andare là a leggere i suoi libri. Inoltre, negli orari in cui andava si godeva di una tranquillità estrema: non c'è nulla di più calmo di un Bar dopo pranzo e prima dell'ora dell'aperitivo. Quel giorno, però, aveva tardato a presentarsi ed era ormai quasi ora di cena quando prese posto al solito tavolo.

Afferrò quindi il libro che stava leggendo e tirò fuori il taccuino nero che portava sempre con sé, aspettando che Hoseok arrivasse a prendere l'ordinazione; in effetti era strano che ci mettesse così tanto, aveva notato che solitamente arrivava quasi subito, prima ancora che avesse il tempo di sistemare tutto sul tavolino. Dopo qualche minuto, il cameriere arrivò, ma non era Hoseok.

Poco importava, avrebbe comunque avuto il suo espresso ed era tutto ciò che contava. 

Afferrò il libro, tentando di leggere, ma sentì dentro il petto l'irrefrenabile impulso di scrivere; impulso che tentò di ignorare, ma che dopo qualche istante riuscì ad avere il sopravvento; aprì il taccuino e iniziò a mettere su carta i propri pensieri.










Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕  

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