CAPITOLO LIX

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Facendo distrattamente scorrere il mouse sul tavolo, cliccò deciso con l'indice il tasto a sinistra; quel breve e leggero contatto ruppe per un secondo il totale silenzio della camera. Per assicurarsi ancora una volta di non aver commesso errori, ripassò mentalmente i dettagli dell'acquisto.

«Un biglietto andata  e ritorno per Firenze, partenza ventisei gennaio, ritorno ventotto gennaio. Perfetto!» Sussurrò soddisfatto.

Richiuse veloce lo schermo del pc e, senza pensarci un attimo, afferrò il cellulare per chiamare Yoongi: in realtà non lo aveva avvisato di quella visita, ma era sicuro che non gli sarebbe dispiaciuto; vivere per un periodo così breve in una città sconosciuta, tra sconosciuti, non doveva essere facile per un carattere come il suo. Non voleva che si sentisse solo; aveva notato in lui, prima che partisse, una sorta di velata malinconia. Forse si stava solo preoccupando inutilmente, come suo solito, ma, in ogni caso, una gita a Firenze in compagnia dell'amico sarebbe stata piacevole per entrambi.

Dopo qualche squillo, finalmente Yoongi si decise a rispondere.

«Nam?» 

La voce al di là dell'apparecchio gli parve assonnata, immaginò che probabilmente doveva essersi svegliato proprio in quello stesso momento.

«Yoongi! Ti ho svegliato? Scusa, pensavo fossi già in piedi per andare in Biblioteca.»

«Mmm, no. Oggi devo presentarmi alle due, ma non ti preoccupare; mi fa piacere sentirti. Come va?»

«Tutto come al solito, a parte che sto cercando di scrivere quasi bene mentre prendo appunti, almeno così potrai capirci qualcosa quando torni.»

Smise di parlare per qualche istante, ridacchiando.

«E tu? Com'è Firenze? Non ti sei più fatto sentire dopo averci detto di essere arrivato, spero tu abbia come scusa l'essere stato molto indaffarato tra un museo e l'altro.»

«Scusa... sai che detesto mandare messaggi. Comunque Firenze è stupenda, davvero, sono felice di aver accettato lo stage.»

«Benissimo! Perché ti vengo a trovare tra due settimane.»

«Scherzi?»

«Mai stato più serio, ho appena comprato il biglietto: treno Roma Firenze, un'ora e ventinove minuti e sono lì. Ho prenotato per il weekend tra il ventisei e il ventotto, spero tu non abbia già preso impegni.»

«E da quando sei così temerario da prendere certe decisioni senza avvisare? Sono via da cinque giorni e già non sei più il Nam che conosco... Comunque no, non ho impegni e non ho intenzione di fare amicizia, quindi penso che non ne avrò: ti aspetto. Vieni solo?»

«Sì, solo. Ho chiesto a Jungkook, ma non riesce in quelle date. Era tutto dispiaciuto, penso che quando tornerai ti riempirà di affetto, ripete almeno tre volte al giorno che gli manchi.»

«Sì, mi manda quotidianamente gif imbarazzanti per ricordarmelo: è davvero un coglione quando si mette. Comunque grazie, non era il caso che ti disturbassi a venire, in fondo sto via davvero per poco, ma ammetto che parlare con qualcuno che non sia la vecchia della Biblioteca tra due settimane potrebbe risultare davvero necessario.»

Namjoon sorrise, felice di aver comprato quel biglietto.

  ϟ    

Jimin  uscì dall'appartamento di Jungkook piuttosto soddisfatto: per una volta avevano finito di studiare prima del previsto. Guardò l'orologio e, vedendo che erano quasi le sei, pensò di passare dal Bar per tornare a casa insieme a Hoseok; in un attimo fu davanti alla porta del locale. Sbirciò attraverso il vetro per assicurarsi che l'amico fosse effettivamente ancora dentro; riuscì a riconoscerlo senza troppe difficoltà, aiutato dalla chioma dalla particolare tinta arancione. Entrò quindi per dirgli che lo avrebbe aspettato e si rese conto che, per sua fortuna, Hoseok non indossava più il grembiule, chiaro segnale che il turno era già finito. Lo salutò con un ampio sorriso, mentre lo chiamava accompagnando la voce con un gesto della mano.

Inspiegabilmente notò negli occhi di Hoseok qualcosa di simile al panico. 

Non capendo a chi o a cosa fosse rivolto quello sguardo, Jimin si guardò intorno, perplesso; non si era accorto che, poco dopo di lui, era entrato un ragazzo. 

Continuando a camminare verso l'amico, lo raggiunse ancora inconsapevole del motivo che poteva aver causato quella reazione.

«Hobi! Che hai visto, un fantasma? Non ti vedevo tanto impanicato da quel messagg...»

«Jimin! - cercò di interromperlo con molta poca grazia - non stavi studiando?»

E, prima che quello potesse dargli una risposta, vide un sorriso leggermente inebetito formarsi sul volto dell'amico che guardava alle sue spalle. A quel punto Jimin si voltò, notando il ragazzo che gli stava dietro e, sebbene lo avesse riconosciuto subito, fu sicuro che fosse proprio lui non appena iniziò a parlare.

«Jung Hoseok! - esclamò, sfoderando un sorriso splendente - è da una vita che non ti vedo, mi sembra incredibile incontrarti qua.»

Hoseok deglutì, cercando di trovare una risposta che non lo facesse sembrare più idiota del dovuto.

«Daniel... Sì, è davvero... incredibile.»

Si maledisse per non essere riuscito a trovare altre parole; lanciò un'occhiata fugace a Jimin, cercando di intuire la sua reazione, ma, inaspettatamente,  Daniel gli si avvicinò e, con un movimento elegante, portò le loro guance a sfiorarsi in un gesto di saluto.  Quel contatto appena accennato non durò più di un secondo; il maggiore fece un passo indietro, squadrando Hoseok con occhi interessati.

Improvvisamente scoppiò in una genuina risata.

«Oddio! Non sei più il ragazzino che ho conosciuto a Seul. Scusami, lo troverai sciocco, ma non avrei pensato di trovarti tanto cambiato. Probabilmente, tu, dal canto tuo, mi trovi invece invecchiato.»

Hoseok si concedette un istante per riflettere.

«No, semmai maturato - rispose, accennando a malapena un sorriso - ma piuttosto... come facevi a sapere che mi avresti trovato qui?»

«Dawon, ovviamente.»

Dawon, idiota dannata di una sorella che non sa farsi gli affari suoi. Lo avrebbe sentito appena fosse tornato a casa e non gli importava di che ora potesse essere in Corea.

«Ah, Dawon, giusto! Beh, potevi rispondere al messaggio, per accordarci su dove trovarci: almeno sarei sembrato un po' più presentabile; ho appena finito di lavorare.»

«La stanchezza illumina i tuoi tratti, non c'è nulla di cui tu ti debba preoccupare. - e, dopo un breve silenzio, si voltò verso Jimin - Piacere, io sono Daniel, un amico di Hoseok. Da quanto ho potuto sentire vi conoscete.»

Jimin dovette compiere qualche sforzo per non rimanere imbambolato mentre lo guardava sorridergli, ma, imponendosi di mantenere una certa apparenza, riuscì a rispondere.

«Piacere, Jimin. - disse, porgendogli veloce la mano - sì, io e Hoseok siamo coinquilini.»

«Coinquilini? Beh, allora mi dovrai raccontare tutto quel che combina questo tipo qua, perché a volte sa essere fin troppo riservato... è così tanto che non ci vedevamo, sono proprio felice di essere passato!» 












Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕  

 è così tanto che non ci vedevamo, sono proprio felice di essere passato!» Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕  

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