CAPITOLO XV

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Attraversarono la stretta via che dall'uscita della metro porta sulla Piazza; sebbene non fosse la prima volta che si trovassero lì, nessuno dei due riuscì a trattenere un immediato senso di meraviglia: la semplice maestosità di Piazza di Spagna non può lasciare indifferente neanche chi passi per quelle strade ogni giorno. Si concessero un attimo per godersi la vista; Namjoon andò a sedersi su un lato dell'ampia gradinata, Hoseok, invece, rimase in piedi, con la schiena poggiata al muro.

«Non pensi anche tu che sia una piazza meravigliosa?» Esordì Hoseok, mentre si guardava intorno con il labbro inferiore leggermente dischiuso a donargli l'aspetto tipico dei bambini quando, strabiliati, ammirano qualcosa.

«Sì, le Piazze di Roma mi lasciano ancora a bocca aperta... Ed è praticamente tre anni che ci vivo.»

«Già tre anni? Io sono qua solo da qualche mese, ma non so, questa piazza ha un'atmosfera particolare, se sono giù e passo di qua subito torno di buon umore... Pensare che esiste qualcosa di tanto bello mi fa stare subito meglio!»

Namjoon sorrise tra sé e sé: quando mai Hoseok, il cameriere col sorriso a forma di cuore, poteva essere di cattivo umore?

«Ma dimmi, come sei finito a Roma? Ci vediamo tutti i giorni, eppure non te l'ho ancora chiesto.»

«Um, tranquillo, in realtà non c'è molto da raccontare, è stato tutto molto casuale... Sono qua per uno scambio culturale.»

E, accortosi che l'altro, interessato, voleva saperne di più, continuò.

«Sai, ho ventiquattro anni e mi sono reso conto che era l'ultima occasione per farlo. Quindi, quando un ragazzo italiano mi ha contattato ho accettato praticamente senza pensarci. Perciò in realtà non c'è un vero motivo per cui io sia ora in questa Piazza, se non il fatto che, qualche mese fa, abbia trovato l'idea di trasferirmi divertente!»

Namjoon, ammirato da una filosofia di vita tanto diversa dalla sua, non riuscì a trattenere il proprio stupore.

«Sei stato coraggioso, sei venuto qua senza sapere cosa ti aspettasse. È...è incredibile!»

«Un po' incosciente, forse, ma non è che in Corea avessi di meglio da fare. In ogni caso non è stato proprio un salto nel buio: Marco, il ragazzo dello scambio, è stato molto gentile ed è stato lui a trovarmi il lavoro al bar, suo padre è il proprietario. E mi ha anche insegnato quel po' di italiano che so, giusto quel che serve per cavarsela. All'inizio è stata un po' dura, probabilmente sarei scappato via se non ci fosse stato Jimin a trattenermi... Ma da quando ho iniziato a capire le ordinazioni non c'è stato più niente che potesse fermarmi!»

Improvvisamente abbassò lo sguardo, mentre gli si delineava sul viso un sorriso a un tempo spontaneo e riflessivo.

«In ogni caso sei da ammirare, Hoseok. Non molti avrebbero avuto il coraggio di stravolgere la propria vita in questo modo. Io sono arrivato qua con Seokjin tre anni fa, ma era un progetto che coltivavo da anni, ho avuto tutto il tempo di prepararmi prima all'idea.»

Si guardarono sorridendo di riflesso.

«Ma allora? - chiese l'altro, cambiando improvvisamente espressione - Lo prendiamo il gelato? So che è Novembre, però io ne ho proprio voglia!»

Namjoon si lasciò andare a una dolce risata. Pensò che quella fosse una tanto bizzarra quanto ottima idea e, così, i due si avviarono verso la gelateria.

Il primo andò sul classico, scegliendo un cono Nocciola e Pistacchio; la scelta di Hoseok, invece, si rivelò più impegnativa e fu tanto indeciso, che alla fine si sentì costretto ad aggiungere un terzo gusto: avrebbe preso un cono Mango, Nutella e Caffè.

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