Taehyung affrettò il passo, alzando freddoloso la sciarpa fino al naso per proteggersi dall'umidità di quella gelida serata di Dicembre. Frugò nella tasca del cappotto e, passato qualche secondo davanti al portone, riuscì finalmente a estrarre il mazzo. Infilò la chiave nella serratura e, precipitoso, salì le due rampe di scale che conducevano al suo appartamento. Entrato, si catapultò alla sua destra, senza neanche premurarsi di accendere la luce; conosceva il percorso a memoria e non aveva tempo da perdere, non più. Una volta in camera si diresse rapido verso la scrivania dove, facendosi luce con lo schermo del cellulare, riuscì a trovare ciò che stava cercando e per cui era tornato indietro: per fortuna la foto del ragazzo dai due grandi occhi neri era ancora lì, dove l'aveva lasciata quella mattina. Con un sospiro di sollievo la afferrò stringendola al petto per poi infilarla con cura nella tasca interna della giacca. Ora più tranquillo, ripose il cellulare in tasca e si avviò.
Il solo pensiero di avere quella foto con sé lo rassicurava, gli dava conforto. Si era ripromesso di portarla con sé con la scusa di dover essere sicuro di riuscire a riconoscere quel ragazzo, anche se in realtà sapeva benissimo che non gli sarebbe mai stato possibile scordare quegli occhi, quei tratti amabilmente decisi su cui tanto aveva fantasticato. Eppure quando si era accorto di averla dimenticata era stato colto da un improvviso sentore di panico: si era sentito perso, vuoto, inerme e incapace di affrontare la situazione; così, senza rendersi conto di ciò che stava facendo, aveva preso il primo treno per tornare indietro.
Ripensò alla chiamata di poco prima, al tono di voce dell'amico e alla contrariata perplessità al suono delle sue parole. Hoseok non aveva compreso quella scelta e questo non lo sorprendeva: come avrebbe potuto anche solo intuire cosa gli era passato per la testa? Lui stesso si era ritrovato a casa ancora prima di intendere il proprio animo. Tuttavia ora era felice di sapere di poter raggiungerlo, di potergli spiegare finalmente ogni cosa. Chiunque avrebbe liquidato le sue motivazioni come uno stupido capriccio, ma non Hoseok: aveva avuto prova della sua sensibilità e non aveva paura che lo avrebbe giudicato per il suo comportamento solo perché irrazionale. Hoseok non le avrebbe neanche pretese, delle spiegazioni; sarebbe semplicemente stato felice di vederlo lì insieme a lui. Lo avrebbe guardato sorridendo, magari lasciandogli una dolce carezza e, incoraggiandolo con lo sguardo, lo avrebbe condotto dal ragazzo che cantava sulla spiaggia.
Si sentì grato e, sollevato da quel pensiero, si lasciò andare distendendosi sul sedile. Era l'unico nel vagone, mai il treno era stato tanto deserto come quella sera; vi era solo il rumore delle ruote metalliche a contatto con i binari a sostituire i suoni dell'esistenza quotidiana. Mentre sfiorava sopra la fodera del cappotto il punto in cui teneva la foto, si rese conto che quello non era affatto un giorno come tutti gli altri. Sfruttò la flebile luce proveniente dall'alto per guardare l'ora: sperava di arrivare in tempo per la Mezzanotte.
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Yoongi non aveva ancora mosso un solo passo da quando Hoseok se ne era andato. Era rimasto lì, di fianco al tavolo, con il suo calice di vino tra le mani e senza aver realizzato cosa fosse accaduto. Aveva visto Hoseok allontanarsi evidentemente in preda all'angoscia: davvero pensava che si sarebbe mai abbassato a tanto? Non intendeva di certo costringerlo a un bacio per dello stupido vischio; non era il tipo da rubare baci non desiderati e aveva superato i quindici anni già da un pezzo. Era incredibile quanto regredissero in età mentale lui e Jimin quando erano insieme, a volte erano tanto infantili. Sperava solo che non pensassero che si fosse ritrovato lì di proposito; neanche lo aveva notato, il vischio, prima di quello scambio di sguardi piuttosto imbarazzante. Si era ritrovato lì per caso o forse attirato dal vino e dall'aggraziato profilo di Hoseok, ma di sicuro non c'era stata alcuna malizia nel suo avvicinarsi.
Osservò Hoseok farsi spazio tra le persone in cerca di Namjoon con inconsapevole leggerezza. I suoi occhi lo seguirono lungo tutto il tragitto: la figura slanciata, elegante senza sforzo; le spalle modeste ma ben proporzionate; le gambe lunghe e definite; tutto nella sua figura sembrava essere esattamente e perfettamente al proprio posto.
Anche quella giacca di paillettes, quella terrificante giacca di paillettes.
Non sapeva con certezza come comportarsi: stare lì fermo gli risultava impossibile per l'agitazione e la tentazione di avvicinarsi a lui era troppo grande per resistervi. Prima ancora di riuscire a formulare un pensiero razionale sulle proprie intenzioni si ritrovò a muoversi in direzione dell'amico, ripercorrendo il suo stesso cammino attraverso la sala.
Era ancora distante qualche passo, quando si fermò per osservarlo mentre si accarezzava delicato il collo; deglutì e notò la vaga ombra del pomo d'Adamo muoversi lenta. Lo vide indugiare con la mano sotto il mento sottile che, leggermente alzato a quel contatto, gli conferiva un che di estremamente autorevole, quasi altezzoso. Guardava Namjoon con fare serio, forse preoccupato, con gli occhi appena socchiusi.
«No, Hobi, Jin non c'è. Festeggia in centro con i colleghi e con Lara, la sua ragazza. È il primo Capodanno che non passiamo insieme da quando ne ho memoria e mi fa un po' strano, in effetti, ma prima o poi doveva pur succedere!»
Namjoon sorrise come a consolare se stesso, scompigliandosi distrattamente i capelli castani. Hoseok lo guardò intensamente negli occhi, accennando a malapena un sorriso e posando una mano sulla sua spalla.
Concentrato com'era nell'ammirarlo, Yoongi non si rese conto che Hoseok si era spostato per far passare un cameriere, ritrovandosi in quel modo a pochi centimetri da lui, che gli dava le spalle. Nessun contatto fisico li univa, ma quella breve distanza non servì affatto da protezione: immaginare di sfiorarlo, di toccarlo e di scoprirlo era una piacevole tortura ben peggiore di un reale contatto. Chiuse istintivamente gli occhi, assaporando il dolce e deciso profumo che indossava e si ritrovò a fantasticare sull'odore che dovesse emanare quella pelle delicata, al sapore dolce che poteva avere. Percepì il sangue ribollirgli nelle vene, un fremito percorrergli l'intero corpo e arrivare a costringerlo a chiudere le mani in un saldo pugno. Sentì le unghie conficcarsi nel palmo e fu felice che quel dolore appena accennato fosse riuscito a distrarlo anche solo per un istante da tali fantasie distruttive. Fece un passo indietro, come a liberarsi da quell'incanto e, voltatosi, si diresse verso il punto da cui era arrivato. Sentiva un' irrefrenabile necessità di liberarsi, di alleggerire il proprio animo, la propria mente e il proprio cuore da quell'onda di sentimenti di cui si trovava in balia. Doveva parlare, bisognava che Hoseok sapesse.
Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕
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Collision || BTS #Wattys2019
Fanfiction[Yoonminseok ◦ Taekook] "La vita è ironica, crudele, a volte, perché ti prende e ti capovolge ed è tanto più spietata perché lo fa servendosi di sentimenti irrazionali, inaspettati, incontrollati, che arrivano senza essere richiesti e riescono a far...