CAPITOLO XI

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Per sua fortuna, Hoseok aveva trovato il modo di svignarsela. Non era più riuscito a sentirsi completamente a proprio agio, anche se in realtà tutto era continuato come ogni tranquilla serata tra amici; avevano parlato degli argomenti più disparati ed era felice di aver finalmente avuto l'opportunità di conoscere meglio Jungkook e di capire perché stesse tanto simpatico a Jimin; era un ragazzo davvero gentile, delicato.

Eppure, nonostante l'atmosfera apparentemente serena, non era riuscito a togliersi dalla testa il sospetto che tutti lì dentro lo avessero etichettato come "psicopatico che non sa tenere la bocca chiusa".

In effetti non riuscir a stare zitto di fronte ad alcuni atteggiamenti era uno dei suoi più grandi difetti, eppure gli risultava davvero impossibile mordersi la lingua di fronte a tali scorrettezze: l'arroganza, la mancanza di rispetto e gentilezza erano tanto estranee al suo modo di essere e di rapportarsi da portarlo all'esasperazione. Non solo non riusciva a sopportarle, ma neanche le poteva capire e tanto meno giustificare.

Così, quando aveva sentito Yoongi rivolgersi a lui con quel tono sprezzante, non era proprio riuscito a evitare di rispondergli a dovere. Non gli importava di come avesse potuto reagire Yoongi, anzi, era decisamente orgoglioso di averlo zittito per il resto della sera, ma gli dispiaceva l'idea che gli altri lo avessero potuto prendere come troppo sfacciato, irrispettoso. Detestava come quelle parole fossero riuscite in un attimo a tirar fuori il peggio di lui.

Chissà cosa aveva pensato Namjoon: la sua opinione era quella di cui gli importava di più, dato che era stato lui a invitarlo e si era dimostrato sempre così accorto nei suoi confronti. Sperava di non aver perso quel briciolo di stima guadagnata.

In ogni caso non ci poteva più fare nulla e, dopotutto, Yoongi si era meritato la sua risposta; doveva davvero smetterla di credersi Dio sceso in terra.

Troppi pensieri affollavano la sua mente in quel momento e, mentre tornava a casa, si rese conto di non aver più sentito Jimin. Per evitare nuove, spiacevoli, sorprese, digitò veloce il suo numero. Dopo qualche squillo, sentì la dolce voce dell'amico rispondere.

«Hobi! Mi stavo preoccupando! Il turno non finiva alle undici? È l'una passata e non sei ancora rientrato, stavo per venire a cercarti!»

«Eh no Jimin, il turno finiva alle quattro.»

«Alle quattro? È perché sei ancora fuori...?»

«Perché ho tentato di entrare in casa, ma c'eri tu a cavalcare un tipo e sai, per quanto allettato, non mi sembrava il caso di gettarmi nella mischia.»

Ci fu qualche istante di silenzio.

«Oddio Hobi... scusa... Oddio che vergogna, non pensavo, cioè non immaginavo che... Oddio,no, scusa... Non ci voglio credere!»

Hoseok, conoscendo l'amico e immaginando quanto potesse essere in imbarazzo, cercò come suo solito di sdrammatizzare.

«Tranquillo, ho avuto tempo per arrabbiarmi con altri, quindi per sta volta sei salvo. Però, se hai intenzione di fare la puttanella, sacrosanto diritto dell'umanità, per la prossima volta ti do due regole: primo, non sul divano su cui mangio, perché ora dovrò far bruciare la fodera; secondo scrivimi di farmi un giro, così non rischio di bloccarmi la crescita o di cadere nella tentazione di prendere parte al divertimento.»

«Okay... - rispose l'altro, con una leggera risata imbarazzata - ora stai tornando...? Oddio, non so se riuscirò a guardarti negli occhi per qualche giorno...»

«Sì, sto tornando, dieci minuti e son là. Fatti furbo idiota, sono cose che capitano, vivi sereno. A tra poco!»

Chiuse la chiamata, un po' preoccupato. Quel ragazzo era terribile: la colpa era sua e riusciva pure a farlo sentire male per averglielo fatto notare. Era davvero impossibile rimanere arrabbiato anche solo un secondo con lui.

ϟ

Yoongi era tornato a casa prima, accampando come scusa quella di essere troppo fatto per restare ancora sveglio. Aveva insistito affinché Jungkook non lo riaccompagnasse; aveva bisogno di stare da solo. Entrato nell'appartamento, si versò un bicchiere di vino rosso, si lasciò cadere sul divano e, lasciando andare la testa sullo schienale, ripensò alle parole dell'insopportabile cameriere. Cosa lo avesse fatto sentire in diritto di rivolgersi a lui con quel tono ancora non lo aveva capito; non si conoscevano e nessuno gli aveva dato confidenza. Razionalmente si rendeva conto che non valeva la pena prendersela per quelle parole, dette da uno sconosciuto probabilmente del tutto incapace di reggere l'alcool, eppure quel tipo era davvero riuscito a innervosirlo. Già si era intrufolato a disturbare quella che avrebbe dovuto essere una tranquilla serata tra amici e poi, come se non bastasse, si era anche arrogato il diritto di deriderlo davanti a tutti.

Gli tornarono in mente le sue parole:

«la prossima volta, magari, faglielo capire più chiaramente, perché andare nel cesso con la prima tizia che ci sta non penso sia classificato nelle prime posizioni della classifica "Come provarci con Park Jimin", è un ragazzo di classe, lui.»

Ma chi cazzo aveva richiesto i suoi consigli?! Come se lui dovesse oltretutto corteggiare qualcuno, forse non aveva capito la situazione: era il suo amichetto a sbavargli dietro, non viceversa!

In ogni caso Hoseok avrebbe davvero dovuto imparare a chiudere la bocca e, anzi, la cosa che più gli dispiaceva era di non essere riuscito a zittirlo lui stesso. Era stato colto tanto alla sprovvista dalla sua irriverenza da non riuscire a dargli una risposta adeguata, che sapesse rimetterlo al suo posto. Ma non sarebbe più successo, di questo ne era sicuro.

Prese il taccuino di pelle nera che portava sempre con sé e iniziò a scrivere; niente lo calmava di più che fissare i suoi pensieri sulla carta bianca.










Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕

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