Solo l'incessante borbottio della caffettiera riempiva il profondo silenzio che avvolgeva la sala; un intenso aroma di caffè gli investì i sensi, quasi permettendogli di assaporarlo, di sentirlo scendere in gola, solo ispirandone il vivido profumo.
Gli tornò alla mente, come ormai spesso capitava, quel viso atipico e bellissimo: quegli occhi asimmetrici, custodi di ricordi e impressioni indelebili che era inevitabilmente portato ad ammirare, come indecifrabili geroglifici scritti sullo specchio di due profonde iridi scure; quella pelle ambrata e liscia, così come ambrate erano le labbra, cornice di un sorriso quadrato che sembrava essersi stagliato indelebile nella propria memoria.
Per quanto immotivato, il continuo comparire di quel ragazzo nei propri pensieri non lo infastidiva, anzi, quasi lo consolava.
Chissà perché ricordava ogni minimo dettaglio; chissà perché ci ripensava spesso e chissà perché, ripensandoci, uno strano turbino stravolgeva gli equilibri lì, all'altezza dello stomaco. Non era nessuno, dopotutto, non era neanche un nome; solo un volto. Un volto che, per quanto affascinante e suggestivo, non aveva reali motivi di turbarlo tanto.
Eppure lo aveva riconosciuto in un istante, quel giorno in ospedale, proprio come se si conoscessero da una vita. Non appena lo aveva visto rannicchiato in quel modo, intento a raccogliere quel caffè scivolatogli dalle mani, subito aveva collegato la sua figura al ragazzo di Capodanno. Vederlo in volto, poi, gli aveva dato piena certezza delle proprie supposizioni; non poteva certo dimenticare la fisionomia di un viso tanto particolare, che, a quanto pareva, si era incastrata perfettamente in qualche antro del cervello.
Si ritrovò a domandarsi distrattamente se lui avesse potuto udire il suo nome, quando Yoongi lo aveva chiamato.
Non aveva senso: perché mai doveva importargli di sapere se uno sconosciuto qualsiasi si ricordasse il suono del proprio nome? Eppure l'idea di avergli lasciato un ricordo, l'immaginarsi che, ora, il nome Jungkook gli avrebbe forse potuto suscitare una qualche rimembranza, lo agitava ed emozionava a un tempo.
Sì, era decisamente stupido. E, oltre che stupido, era un modo di pensare privo di qualsiasi tipo di logica, completamente irrazionale. Neanche pensando a Yugyeom il proprio cervello si prendeva la libertà di vagare così tanto incontrollato tra sogni e speranze.
«Che sia...?»
Scacciò il pensiero con un veloce colpo del capo, che portò due scure ciocche di capelli a ricadergli sulla fronte.
No, era impossibile; non si sviluppano sentimenti per gli sconosciuti: che senso ha? Considerava un miracolo riuscirsi ad affezionare a una persona dopo mesi di frequentazione, era del tutto implausibile che quel ragazzo, senza avergli mai rivolto la parola, potesse in qualche modo provocargli qualcosa di simile a un sentimento. Semplicemente non aveva senso.«Yoongi...?»
Lo chiamò come gesto di implicita richiesta d'aiuto; magari parlare lo avrebbe distratto da quei pensieri privi di senso.
Vide gli occhi del coinquilino alzarsi su di sé, con quel suo tipico fare all'apparenza scocciato.
«È rimasto un po' di caffè?»
«Uhm, sì. Vuoi?»
Senza dargli risposta, acconsentì con un breve cenno del capo, alzandosi subito per raggiungerlo; non dovette attendere molto per poter godere del dolce amaro gusto della bevanda zuccherata.
«Yoongi...»
«Jungkook... - Lo squadrò perplesso, con un sopracciglio alzato - Stai bene? Sembri sul punto di svenire.»
«Sto bene - lo tranquillizzò, costringendo le labbra ad assottigliarsi in un cenno di sorriso - Solo... Boh, solo mi chiedo quanto senza senso possa essere il cervello, a volte...»
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Collision || BTS #Wattys2019
Fanfiction[Yoonminseok ◦ Taekook] "La vita è ironica, crudele, a volte, perché ti prende e ti capovolge ed è tanto più spietata perché lo fa servendosi di sentimenti irrazionali, inaspettati, incontrollati, che arrivano senza essere richiesti e riescono a far...