CAPITOLO I

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Non appena gli occhi penetranti di Taehyung si posarono sul quadro, sul suo volto si dipinse un'espressione indecifrabile; l'attento studio tradito dai cenni del viso, l'increspatura appena accennata all'angolo della bocca: tutto nella sua figura dava l'impressione di un intenso e totale coinvolgimento. Lo sguardo, indissolubilmente legato alle trame di quella composizione astratta, vagava svelto e impercettibile da un dettaglio all'altro, fatalmente attratto dalle miriadi di sfumature, che, unite in un'irripetibile sinfonia, davano vita al capolavoro.
Nessuno avrebbe osato avvicinarsi a lui in quel momento, quasi come se, nella contemplazione, fosse divenuto parte dell'opera d'arte stessa. Improvvisamente, però, come risvegliatosi da un sogno dalle sensazioni fin troppo reali, lo sguardo tornò a essere vigile, illuminandosi di un'inafferrabile scintilla; voltò il capo, iniziando a guardarsi intorno distratto, e fu lì che lo vide, alla propria destra. Stava scattando una foto.

Da quel momento i sui occhi non tornarono più sul quadro.

Rimase tanto profondamente ammaliato da ciò che si trovò per caso ad ammirare, da scordarsi del dipinto: la sua attenzione era stata catturata dalla concentrazione, dalla passione e la cura delicata che, impresse nell'espressione di quel viso dolcemente marcato, si concretizzavano nell'atto dello scatto. Osservandolo, provò un' intima e inspiegabile sensazione di tenerezza. Indugiò immobile, al proprio posto, fermo a fissarlo come solo qualche secondo prima aveva fatto con il quadro, fino a che non vide due grandi occhi neri, quasi spauriti, guardare dritto nei propri. Si sentì improvvisamente pervadere da un oscuro senso di colpa: non voleva risultare indiscreto e spaventarlo; era terribile pensare di aver allarmato qualcuno di tanto indifeso.

Senza neanche pensarci, si avviò a passi svelti verso l'uscita con l'immagine di quegli occhi scuri e tanto profondi da rischiare di sprofondarci ancora incisa nella mente. Non c'era posto per nessun dipinto; quel ragazzo senza nome occupava ogni ricordo.


ϟ

L'acuto squillo della sveglia lo fece destare più irritato che mai; detestava poche cose al mondo come quel dannato rumore che, puntuale ogni mattino, gli dilaniava le meningi, costringendolo ad alzarsi. Perché diavolo doveva essere costretto a svegliarsi a una data ora per rispettare orari che altri si erano preoccupati di stabilire per lui?

«Complimenti, Yoongi - sussurrò ancora con la testa sotto il morbido riparo del cuscino - sei sveglio da neanche due secondi e già pensi a quante cose nel mondo avrebbero dovuto funzionare diversamente, nuovo record stabilito.»

Si passò una mano sul viso, come per trovar conferma del fatto che non fosse solo un brutto sogno e, non ancora del tutto convinto che ne sarebbe valsa la pena, si decise a mettere un piede giù dal letto.

Aveva un unico obiettivo al momento: il caffè. Da quando si era trasferito in Italia aveva imparato ad apprezzare in modo quasi mistico quel rituale mattutino; Il sapore amaro che pervade il palato, sciogliendosi denso fino in gola, il calore che brucia dritto al centro del petto, l'aroma avvolgente che permea le papille, rimanendo lì, consolatore, anche una volta che si è finito di bere. Era una coccola, un silenzioso incoraggiamento ad affrontare la giornata. Forse la sua predilezione era data da una certa somiglianza tra loro: il caffè è amaro, scuro, una di quelle bevande che difficilmente piacciono al primo sorso, ma che, con un po' di impegno, s'imparano ad apprezzare, senza più riuscire a farne a meno.

«Perfetto, ci mancavano solo gli svarioni romantici sul caffè. Possibile che non possa iniziare la giornata come una persona normale?»

Pensò in silenzio, borbottando tra sé e sé, mentre, irritato dalle sue stesse riflessioni, usciva dalla camera con l'intenzione di prepararsi qualcosa di per lo meno simile a una colazione. Subito, non appena mise piede in salotto, rendendosi conto del silenzio che lo circondava, si chiese dove potesse essere Jungkook. A volte non riusciva a spiegarsi come riuscissero a vivere insieme, eppure vedersi così poco; quel ragazzino era costantemente impegnato, appassionato di ogni cosa, non stava un attimo fermo. Certo, era esattamente il coinquilino più adatto a lui, che, invece, preferiva poltrire in casa, da solo, libero da ogni seccatura, ma a volte gli avrebbe fatto piacere passare più tempo insieme. Neanche ricordava quando era stata l'ultima volta che erano riusciti a godersi la colazione uno in compagnia dell'altro.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora