CAPITOLO XXXIX

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«Jin, ti vuole il fotografo. Dice che ha assolutamente bisogno di te.» Lo chiamò la ragazza mentre, annoiata, ammirava il proprio riflesso nello specchio.

«Detesto questo vestito, chi diavolo indossa il verde?!»

Voltò leggermente il busto, per riuscire a squadrare la propria immagine da ogni angolazione e, resasi conto di non aver ancora ricevuto risposta, cercò di attirare nuovamente la sua attenzione.

«Jin, mi hai sentito? Ho detto che ti vuole Fabrizio, il fotografo. Che aspetti ad andare?»

«Digli che non posso ora, sono già in ritardo: devo vedermi con Nam.»

«Nam può aspettare, non si prenderà certo il raffreddore se sta un po' al freddo - e, mentre si delineava sul suo volto un tagliente sorrisino, continuò - sappi che io non ti copro: sei a lavoro, devi imparare a essere responsabile.»

«Vai al diavolo.»

Troncò la conversazione in quel modo, esasperato dalla superficialità di quelle parole: possibile che non riuscisse a capire quanto fosse importante per lui incontrarsi con Namjoon quel giorno? Possibile che non si vedesse nulla al di là del suo riflesso?

Non si concedette altro tempo per pensare, ma, presa la giacca, si catapultò fuori dalla porta con la speranza di sbrigarsela nel minor tempo possibile.

ϟ

Namjoon prese il cellulare dalla tasca e, con le mani intorpidite dal freddo, fece illuminare lo schermo: erano le quattro e mezzo e non c'era traccia né di un messaggio né di una chiamata di Jin. Si guardò intorno, sconsolato, nella speranza di intravedere la figura dell'amico delinearsi in lontananza, ma nulla.

Seokjin non si sarebbe presentato, era inutile costringersi ad aspettare.

Guardò per l'ennesima volta lo schermo del telefono, come per dare un ultimatum a se stesso, ma tutto ciò che vide fu un fiocco di neve posarsi delicato sul vetro e sciogliersi velocemente. Alzò il cappuccio del caldo cappotto che lo riparava e, guardando a terra, se ne andò, non sapendo neanche lui verso quale direzione.

Davvero Jin se ne era dimenticato? Davvero gli importava così poco? Sapeva che passare una giornata insieme al luna park, alla loro età, poteva sembrare sciocco, infantile, ma questo aveva un grande significato per lui e Jin sembrava non accorgersene affatto.

Un fiocco di neve, portato lì dal vento, andò a colpirgli un occhio, costringendolo a fermarsi un istante. Era forse possibile che Jin non si fosse presentato per il mal tempo? Magari, avendo visto la giornata poco promettente aveva pensato di rimandare. In effetti l'idea di una gita al luna park in pieno dicembre non era una mossa che avrebbe definito saggia...

«No - ammise - non devi tentare di giustificarlo, non questa volta. Se non si è presentato è perché non gli importa affatto. Sei stato tu lo stupido a pensare che un regalo simile sarebbe potuto piacergli. Non si è neanche degnato di avvisare.»

E, mentre quei pensieri agitavano la sua mente, estrasse dalla tasca i due biglietti per gettarli definitivamente, come se l'eliminazione fisica della loro presenza potesse cancellare quel triste episodio. Posando la mano nella tasca, si rese conto che il telefono vibrava: Jin lo stava chiamando.

«Pronto?» Rispose con una freddezza che solo la protezione del telefono gli permetteva di fingere.

«Nam! Scusami, scusami, scusami! Mi hanno incastrato all'Agenzia, quel coglione del fotografo non mi lasciava più andare, spero te ne sia andato e che non sia ancora lì al freddo. Ha pure iniziato a nevicare, dove sei?»

«Non fa niente. Sì, me ne sono andato, ora sono in un bar, al caldo.»

Furono queste le uniche, bugiarde parole che riuscì a pronunciare.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora