CAPITOLO LXII

172 36 36
                                    

Passò delicato un dito sulla tovaglia, spostando le briciole di pane in modo da portarle ad allinearsi. Alzò lo sguardo dritto di fronte a sé e, distratto, cominciò a guardarsi intorno: il locale, pieno di persone eleganti compostamente sedute ai rispettivi tavoli, era uno di quei tipici ristoranti di lusso che si riescono a immaginare senza eccessivi sforzi di fantasia. I colori che dominavano l'ambiente spaziavano tra una varietà limitata di i toni caldi: le tovaglie, bianco panna quasi beige, poggiavano su tavoli in legno scuro; le pareti, coperte da una tappezzeria rosso cardinale, erano decorate qua e là con quadri che ritraevano tipici paesaggi italiani.

«Ah, a San Valentino lavoro, mi ero scordata di dirtelo. Mi hanno chiesto di partecipare a una serata e non posso rifiutare: è un'occasione troppo importante per farmi vedere, festeggeremo poi.»

Seokjin tornò a guardare la ragazza che gli sedeva di fronte, senza dare l'idea di essere stato particolarmente colpito dalla notizia. Neanche si era reso conto che era quasi Febbraio, neanche ricordava che avrebbe dovuto festeggiare San Valentino come da copione.

«Ok, non fa niente.» Rispose piattamente.

Tornando a concentrarsi su altro, afferrò la forchetta iniziando a giocherellarci rigirandola tra le grandi mani. Si bloccò un istante, per gettare una stanca occhiata all'orologio. Fu un'altra volta Lara a rompere il silenzio.

«Pensi di riuscire a spiaccicare due parole? È tutta la sera che non fai altro che distrarti come un bambino! Io sarei qua e, sinceramente, sembri l'unico a non essersene accorto.»

Quelle frasi giunsero alle sue orecchie causando lo stesso fastidio di un irritante e confuso ronzio. Una terribile sensazione di voltastomaco gli si alzò dal centro del petto per fermarsi nella gola, quasi a bloccare quel fiume di parole che avrebbe voluto dire, ma che ingoiò con sforzo disumano. L'inquietudine non si manifestò affatto nei suoi modi, se non per un breve attimo, quando, quasi a sorreggersi, strinse forte in un pugno la bianca tovaglia, stropicciandola nervoso.

«Scusami, sono solo stanco. Lavoro tutto il giorno, lo sai.»

«Certo che lo so, Jin, ma anche io lavoro tutto il giorno, per questo ora siamo qua: per rilassarci.»

Seokjin tirò un respiro profondo e in quel momento, forse, cominciò a realizzare: stava vivendo la propria relazione con Lara esattamente con lo stesso spirito con cui affrontava un set fotografico; per dovere. Era finito con lei per lo stesso motivo per cui si era ritrovato a lavorare come modello: per noia e insoddisfazione. Forse, all'inizio, era servito a distrarlo, ma ora iniziava a pensare che i momenti con lei non facevano che portargli ancora più noia e insoddisfazione, in un ciclo senza fine.

«Qualcosa non va? - gli chiese con voce mollemente soave - Sai che con me puoi parlarne...»

No, la verità era che con lei non poteva affatto parlarne, non poteva parlarne con nessuno, non più. Si sentì improvvisamente, tremendamente, terribilmente solo. Percepì il peso del vuoto prendere posto all'altezza del cuore.

Lara poggiò dolce una mano sulla sua, Seokjin non reagì a quel contatto; rimase immobile.

«No, va tutto bene, davvero.»

ϟ

Namjoon tentò di piegare il maglione con ben scarsi risultati; detestava dover svolgere quel genere di cose.

«Bah, anche se ne uscirà un po' stropicciato non sarà una tragedia.» Pensò, mentre lo infilava alla bell'e meglio in valigia.

Non era mai stato bravo con tutte quelle semplici, insignificanti azioni della vita quotidiana che tutti, prima o poi, imparano a fare. Per qualche strambo motivo a lui pareva molto più semplice comprendere al volo una poesia, parlare correttamente una lingua che non fosse la sua, piuttosto che piegare uno stupido maglione. A volte detestava questo aspetto di sé, a volte si sentiva così inadatto in un mondo tanto legato a quegli aspetti pratici da tutti dati per scontati; un mondo che, invece, della sua buona comprensione di una poesia se ne faceva ben poco, dal momento che non sapeva piegare a dovere una maglietta.

Sorrise, ripensando a quanto i suoi amici si prendessero gioco di quel suo lato goffo.

Gli tornò alla mete quella volta quando, sentendosi in colpa, si era offerto nel dare una mano in cucina. Ricordava bene di essere partito già con il timore di sbagliare tutto e, infatti, non appena si era ritrovato un coltello in mano, lo aveva prontamente impugnato al contrario, iniziando a tagliare le cipolle con gli identici scarsi risultati che aveva ottenuto nel piegare il maglione. Jin lo prendeva ancora in giro per quell'episodio.

In effetti Seokjin era bravo in tutte quelle cose che lui trovava impossibili; a volte aveva il dubbio di non aver mai imparato a farle perché da sempre aveva potuto contare sul suo aiuto.

Questa volta, però, il maglione sarebbe rimasto stropicciato.

Richiuse con un po' di sforzo la valigia, facendo pressione in modo da riuscire a comprimere quel mucchio disordinato di vestiti. Sarebbe stato solo due giorni a Firenze, ma, nell'indecisione, aveva portato con sé un po' di tutto. Sapeva bene che quei giorni sarebbero passati tranquilli, tra musei, monumenti e chiacchiere serali, ma portarsi quasi l'intero guardaroba gli era sembrato necessario.

Aveva sentito Yoongi solo il giorno prima, ma continuava a domandarsi come potesse realmente stare. Un'indefinibile presentimento lo preoccupava dalla sera di Capodanno, da quando lo aveva visto andare via senza dare spiegazioni. Era come se sapesse che Yoongi lo aveva sentito mentre lo chiamava, era come se sapesse che lo avesse intenzionalmente ignorato. Non aveva un'immagine chiara, né un'ipotesi plausibile sul perché di quel comportamento; magari se ne era andato semplicemente perché annoiato. Eppure, per quanto fosse plausibile che Yoongi si annoiasse a una festa, presagiva che quell'allontanamento avesse radici più profonde. Non aveva trovato né il coraggio né il momento per chiedergli spiegazioni prima che partisse, ma se a Firenze avesse notato in lui quell'aurea di inspiegabile malumore che aveva intuito nei giorni precedenti la partenza, non avrebbe più esitato a chiedere. Non voleva che qualcosa che lo affliggesse potesse passare inosservato; sapeva bene quanto Yoongi non lo avrebbe mai disturbato, ma non per questo motivo meritava di essere ignorato.







Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕 

Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕 

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora