CAPITOLO X

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«Hoseok, a quanto pare non basta che io ti perseguiti al lavoro, ma sei costretto a vedermi anche qua!» Esclamò Namjoon, allegro di rivedere il cameriere che tanto gli stava simpatico.

«E già...» Rispose l'altro, scoppiando a ridere senza un apparente motivo.

Namjoon, cogliendo all'istante quella risata nervosa, gli domandò se andasse tutto bene.

«Oh, sì, sì!» Chiarì, cercando di ricomporsi; in fondo, se Jimin cavalcava estranei sul divano su cui mangiavano, questo non gli dava il diritto di rendere la conversazione più imbarazzante del dovuto.

«È solo che non so bene cosa fare...» Aggiunse, confuso, non riuscendo ancora bene a calibrare le parole.

«In che senso? Non hai finito di lavorare? Forse dovresti riposare un po'...»

«Eh - disse, ripensando con nostalgia al profumo delle sue candele alla mela verde - è quello che penso anche io. Solo che Jimin è impegnato a... Ripetere la lezione e mi ha chiesto se potevo lasciargli casa libera.»

«Casa libera per ripetere la lezione?»

«Sì, per ripetere la lezione. È che urla molto, quando ripete, e quindi si vergogna e mi ha chiesto se potevo tornare un po' dopo, ecco.»

Hoseok sembrava straparlare, ma Namjoon, pensando che fosse solo dovuto alla stanchezza, cercò di non darci troppo peso.

«Beh, ognuno ha i suoi modi di ripetere... - e, dopo una breve pausa imbarazzata, aggiunse - Senti, se non sai dove andare e se ti va io e i miei amici ci troviamo per una birra a casa mia e, insomma, dato che sei qua magari ti può far piacere!»

Hoseok non era il tipo di persona che prende parte volentieri a serate tra vecchi amici in cui si ritrova a essere l'unico sconosciuto, ma la prospettiva della birra e l'avere come unica alternativa quella di vagare per Roma in solitudine lo convinsero ad accettare. Si fece quindi guidare da Namjoon che, tra una chicchera e l'altra, riuscì a distrarlo, così che, quando qualche minuto dopo giunsero all'appartamento, Hoseok poteva dire di essere quasi tornato in sé.

«Sono io! Sono qua con Hoseok.» Si premurò di precisare Namjoon, per evitare premature figuracce, ma i suoi sforzi si rivelarono un'altra volta vani, perché dalla finestra che dava sul terrazzo sbucò l'imponente figura di Seokjin che, con aria stranita, chiese:

«Hoseok? E chi è?»

Dal rumore di sottofondo Namjoon capì che dovevano già essere tutti lì; Seokjin guardò bene il ragazzo che era entrato insieme all'amico e, lasciandosi andare a un spontaneo sorriso che gli fece perdonare subito ogni scortesia, lo accolse con il suo solito fare scherzoso.

«Ah, sì! Sei il cameriere del Bar! Te lo ha mai detto nessuno che non hai per niente la faccia da Hoseok?»

«Sì, tu, l'altra sera.» Rispose l'altro, leggermente perplesso.

«Oddio non mi dire, è assurdo, cazzo. Sai, ero un po' andato e non mi ricordo un cazzo, però continuo a pensare che la tua faccia non sia affatto adatta al tuo nome.»

«Sì, eri decisamente ubriaco. Mi pare che continuassi a chiamarmi... Hope? Possibile? - domandò mentre cercava di ricordare - E sono felice di vedere che hai ancora i tuoi zigomi.»

Seokjin lo guardò ridendo, lanciandogli un segno d'intesa.

«Cazzo, sei forte! Già mi piaci, te lo dico. Comunque per forza: guarda che facce fai, dai, assolutamente, sei un Hope! - e, dopo un breve attimo di riflessione, chiese - no, aspetta, e il tuo cognome?»

«Jung.»

«Quindi, caro Hoseok, oggi in questa stanza io ti ribattezzo ufficialmente come J-Hope! Diavolo, sono un genio, non credi? È un nome bellissimo, poi non sei un ballerino? Ti servirà sicuro un nome d'arte, nessuno seguirebbe un ballerino di nome Hoseok, ma vedo già le lunghe code di persone pronte ad aspettare ore e ore solo per assistere al magnifico spettacolo di J-Hope. Ho un cervello sorprendente, non c'è che dire.»

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora