CAPITOLO LXIII

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Hoseok, sfinito dalla dura sessione di allenamenti serali, infilò la felpa color giallo canarino, una delle sue preferite, e, grato di poter finalmente tornare a casa e concedersi il riposo che tanto meritava quanto agognava, si diresse lento verso la porta. Afferrò il cappotto dalla sedia e, dopo un saluto generale, uscì. Venne investito dall'aria tagliente dell'inverno e si sentì improvvisamente scoraggiato al pensiero della metro e delle interminabili fermate di bus che ancora lo separavano dalla vera libertà. Rassegnato, cominciò a camminare deciso verso la metropolitana, coprendosi il viso con il caldo sciarpone nel tentativo di proteggersi dal gelo. Udì, nel remoto sottofondo dei propri pensieri, un colpo di clacson. Inizialmente non vi diede alcun peso, continuando a camminare senza trovar le forze di articolare riflessioni di senso compiuto, ma, quando si rese conto che il rumore continuava a ripetersi, si voltò verso la macchina da cui proveniva, in verità più basito che innervosito. Non appena si girò in sua direzione, vide la macchina avvicinarsi.

«Oh merda - pensò - speriamo non vogliano indicazioni, è già tanto se so l'indirizzo di dove abito.»

Ma, nell'avvicinarsi, scorse nella figura del guidatore un viso conosciuto; stupito, si ritrovò quasi inconsciamente a sorridere.

«Fa un po' freddo per andare a casa a piedi, non trovi? - domandò quello, abbassando il finestrino e accostando di fianco a lui - Sali su, così ti scaldi.»

«Non è il caso che ti disturbi, Daniel. Ma che ci fai qua?»

«Se fosse stato un disturbo non avrei cercato per dieci minuti di attirare la tua attenzione, non credi? Ricordo bene quanto tu sia freddoloso, non vorrei che ti venisse il raffreddore.»

Hoseok rimase a fissarlo mentre, con quell'inconfondibile sorriso furbo stampato in volto, lo invitava ancora a salire con un gesto della mano.

«Su, dai - continuò Daniel - non fare il prezioso, vuoi far gelare anche me a forza di tenere il finestrino aperto? Ti prometto che, se vieni con me, troverò il modo di farti scaldare.»

Per quanto titubante, Hoseok, un po' spinto dall'effettivo freddo che lo attanagliava, un po' attirato dai modi tanto spigliati e affabili dell'amico, ne accettò l'invito; in fondo poteva andare a riposare anche un po' più tardi del solito.

«Come mai eri qua?» Chiese nuovamente, una volta salito sulla macchina.

«Non demordi eh! Ho cercato di evitare la tua domanda, perché è un po' imbarazzante, ma se ci tieni tanto, confesserò: ero qua per aspettarti.»

«Per aspettarmi? E come sapevi che è proprio questa l'Accademia? Ah... già, Dawon, immagino.» Si rispose da solo, leggermente irritato da quella non poi così segreta alleanza firmata tra lui e sua sorella.

«No, in realtà è proprio questa la parte imbarazzante - rispose quello, frenando leggermente fino a fermarsi per rispettare il semaforo - non lo sapevo. Ho immaginato fosse questa semplicemente perché è la più vicina al posto in cui abiti e lavori e perché so che sono specializzati nell' Hip-Hop, che, se ricordo bene, è il genere di ballo che preferisci... no?»

Hoseok non seppe trovar risposta.

«Beh, avevo la serata libera e, dato che mi avevi detto di avere lezione sempre fino alle sette e mezzo, ho pensato di tentare. "Mal che vada non lo saprà mai nessuno di quanto sono ridicolo", mi son detto.»

E, prima di ripartire, si voltò verso di Hoseok, per dedicargli il sorriso più dolce di cui sapesse vestirsi.

ϟ

Yoongi richiuse la porta con un piede, trovandosi in difficoltà a causa delle pizze bollenti che gli tenevano occupate le mani. Si diresse a passi svelti verso il tavolo e, date le ristrettezze del minuscolo appartamento, in un attimo fu di fronte a Namjoon.

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora