CAPITOLO XXIII

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Hoseok aprì gli occhi quando la luce tiepida del sole, entrando dalla tapparella semiaperta, andò a scaldargli il viso. Il giorno prima era sopravvissuto alla giornata di lavoro e, con l'aiuto di un premuroso Jimin, era riuscito, non appena tornato a casa, a recuperare il riposo mancatogli.

Non era arrabbiato con lui, anzi, detestava le sue continue paranoie: non poteva essere colpa sua se aveva perso il controllo. Per fortuna questa volta era andata bene e una prossima volta non ci sarebbe mai stata. Si sentì davvero grato di trovarsi nel proprio letto e, prima di scendere, si fece coccolare ancora un attimo dal calore delle coperte. Quando si alzò, scoprì che Jimin gli aveva preparato la colazione.

«Questa è la seconda volta in due giorni in cui mi preparano la colazione - disse Hoseok, con un che di fiero nel tono di voce - se avessi saputo, mi perdevo prima!»

Vedendo di nuovo il suo amico sorridente, Jimin sentì il cuore farsi più leggero.

«Ieri ti hanno preparato la colazione?» Chiese, piuttosto amareggiato.

«Um sì, sì - rispose l'altro, mentre mangiava - per chi mi hai preso? Se finisco in casa di sconosciuti, lo faccio con stile.»

«Come fai a scherzare su questo, non lo capisco...- ammise Jimin, sottovoce - Potevi finire a casa di uno psicopatico... E sarebbe stata tutta colpa m...»

«Ma non è successo - lo interruppe, afferrandogli una mano per stringerla con forza - è andato tutto bene, Jimin, è questo quello che conta. L'unica lezione che ho da imparare da questa storia è: mai più tequila. E non voglio sentire un' altra sola parola sui tuoi presunti sensi di colpa, sono stato chiaro?»

Jimin chinò il capo e il leggero sorriso che accennò fece intendere a Hoseok che le sue parole avevano avuto effetto. Approfittando della situazione, cercò di distrarlo.

«Comunque è assurdo, perché indovina? Il ragazzo da cui ho passato la notte è coreano. Ma quanti coreani ci sono in Roma e dintorni? E io che pensavo di sentirmi solo - e, vedendo che l'amico non era ancora in vena di parlare, continuò - Si chiama Taehyung ed è un tipo tutto particolare, penso dipinga, boh. Spero di rivederlo a breve, sia per ringraziarlo sia per ridargli quell'orrenda camicia, ma l'hai vista? È brutta anche per me, mi ha superato.»

Jimin, non riuscendo a resistere ai tentativi che l'amico faceva per rallegrarlo, cominciò a ridere di cuore e fu come se quella risata spazzasse via ogni preoccupazione; finalmente tornò a dominare nella casa la solita aria di spensieratezza. 

Dopo qualche istante Hoseok, curioso, si decise a chiedere ciò che desiderava sapere ormai da un po'.

«E tu, invece? A casa di chi hai passato la notte? Spero che, dopo tutte le peripezie, almeno tu ti sia fatto 'sta sana scopata con Yoongi, ché era da un po' che avevi il chiodo fisso.»

Jimin, tremendamente imbarazzato, lo guardò con occhi sgranati: nonostante convivessero ormai da mesi non era ancora abituato al fatto che, da una bocca apparentemente così innocua, potessero uscire parole tanto impertinenti.

«Sì, okay... Ora che lo sai, cambiamo argomento? Ti prego, sto morendo per l'imbarazzo."

«Mi imbarazzo, mi imbarazzo, ma tanto te li scopi tutti tu! E bravo il mio Chimchim!» Disse quello, strizzandogli la guancia.

Jimin, quasi portato all'esasperazione, cercò di ripiegare sul primo argomento che riuscì a farsi venire in mente.

«Venerdì sera lavori? - chiese, cercando di liberarsi dalla morsa di quelle mani - C'è un aperitivo per studenti vicino a Trastevere, ti va di andarci?»

Hoseok, capendo che per ora non avrebbe ottenuto maggiori informazioni, si rassegnò a rispondere.

«No, non lavoro, però non so, per studenti... Mi fa sentire a disagio, cioè, io non studio.»

Collision || BTS #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora