CAPITOLO LVIII

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«Uh, eccolo!» Urlacchiò Jimin, afferrando Tae per una manica per richiamarne l'attenzione; aveva bisogno di qualcuno che sostenesse il proprio entusiasmo e Hoseok, mentre tamburellava nervoso le dita snelle sul tavolo, non sembrava certo essere la persona più adatta.

La bocca di Jimin rimase semiaperta per qualche secondo; sembrava estremamente concentrato nel fissare lo schermo del cellulare. Lo avvicinò un poco al viso, come per assicurarsi di non essere stato tratto in inganno dai suoi stessi occhi.

«Porca troia Hoseok! - esclamò alzando i due occhi sbalorditi sull'amico che lo guardava dall'alto - è lui??»

E, così dicendo, si alzò per mettergli il telefono davanti al naso, costringendolo a guardare. Hoseok, cercando di fingere indifferenza, diede dapprima un'occhiata distratta, ma, vedendo ciò che aveva di fronte, afferrò istintivamente il cellulare strappandolo dalle mani dell'altro: la foto ritraeva un ragazzo dal fisico scolpito, con i capelli biondo cenere leggermente scompigliati; una barba lasciata intenzionalmente incolta gli incorniciava il sorriso perfetto; gli occhi verdi, che nascondevano un non so che di insinuante, guardavano dritto nell'obbiettivo, consapevoli dello scatto.

«Oh Cristo.» Sussurrò, mentre le labbra gli si contraevano leggermente, donandogli un'aria innocentemente sorpresa.

«Porco cazzo dammi il cellulare ora! Gli rispondo io se non lo fai tu e non mi interessa che lavoro fa, se è psicopatico, stronzo, pezzo di merda o cosa. Devi rispondergli. È un fottuto modello Hoseok... ti rendi conto di esserti portato a letto un cazzo di Dio?? E meno male che ero io quello che zitto zitto... Tu non scherzi proprio un cazzo! Tiri subito fuori l'artiglieria pesante io, cioè, non ho parole.»

Taehyung, ancora seduto, sorrise silenzioso, guardando divertito dal basso i due ragazzi.

«Giuro che non me lo ricordavo così... sono sconvolto quasi quanto te. Insomma, ricordavo che era un gran bel pezzo di... ragazzo, ma temo che con gli anni sia migliorato. Peccato, speravo gli fossero caduti i capelli o che fosse ingrassato, porca troia.»

Poggiò il cellulare sul tavolo, estremamente irritato. Posò lo sguardo preoccupato su Taehyung, che sostenne prontamente quel contatto visivo.

I due coinquilini rimasero per qualche istante in silenzio, quasi per riprendersi dallo shock; il primo a intervenire fu Tae.

«Beh, Hobi, in fondo che ha fatto? Cioè, si è comportato davvero così male da non permetterti di perdonarlo nonostante tutto quel ben di Dio?»

Hoseok si sentì quasi tradito: era la seconda volta in pochi minuti che Taehyung, al posto di dargli manforte, si dichiarava alleato di Jimin; si segnò mentalmente di non farli mai più incontrare in una circostanza simile.

«Queste sì che sono parole sagge! - gridò Jimin, guardandolo con espressione ammirata - Insomma, che ha fatto di tanto grave? Sembra una persona carina ed educata dal messaggio e, beh, dalle foto anche sembra molto... carino, sì. E poi non è che devi sposartelo, ti ha chiesto di vedervi, mica di innamorarti di lui. O ci dai un valido motivo o ti ci mando a calci in culo.»

Hoseok, capendo di essere rimasto l'unico dalla sua parte, decise di confessare.

«Okay, in realtà non ha fatto nulla di così grave... però ero un ragazzino deficiente e ci sono rimasto male, ecco... diciamo che lui potrebbe anche esserne all'oscuro...?»

Gli sguardi interrogativi degli altri due lo costrinsero a essere più chiaro.

«In pratica avevo una cotta per lui da secoli, non so neanche se se ne fosse mai reso conto. Fatto sta che ho sempre pensato che mi vedesse come il fratellino piccolo di mia sorella e nulla di più; e infatti così è stato per un po'. Solo che a diciannove anni non ero più un bambino e quindi... Poi lui è partito per gli Stati Uniti: i suoi sono di lì, era spesso a Seul perché il padre aveva dei lavori da sbrigare in zona, credo... e nulla.»

«Quindi lui non sa che tu ci sei rimasto male e che per questo lo odi?» Domandò Jimin con un tono che non ammetteva repliche.

Hoseok abbassò lo sguardo a terra; le dita, ora, disegnavano leggere piccoli cerchi sulla liscia superficie del tavolo.

«Non credo...? Insomma, io non è che glielo abbia mai detto...»

«E quando è successo quel che è successo, lui lo sapeva che tu ambivi a qualcosa di più di una scopata?» Continuò imperterrito.

«Beh... Poteva arrivarci?»

«Porca troia Hoseok!»

L'altro rimase in silenzio, continuando a non guardarlo negli occhi; Jimin non smise di fissarlo: sapeva che poteva benissimo percepire il suo sguardo di rimprovero anche se cercava di evitarlo.

«Secondo me dovresti scrivergli!» Intervenne sorridente Taehyung, alzando il volto dal cellulare che aveva nel frattempo continuato a fissare.

Hoseok lo guardò un istante, per poi spostare gli occhi in quelli di Jimin.

«Quindi dite che...?»

«Sì!» Urlò sfinito Jimin.

«Secondo me sì, insomma, ha pure un bel culo!» Fece notare con naturalezza il minore, indicando lo schermo del cellulare.

ϟ

Seokjin aprì gli occhi di scatto non appena udì il fastidioso squillo della sveglia: erano le sette e trenta. Si alzò lentamente, rimanendo per qualche istante seduto sul bordo del materasso, mentre i piedi nudi toccavano già il pavimento freddo. Inclinò il collo da un lato e poi dall'altro per sciogliere le ossa ancora rigide e, non guardando neanche per un secondo alle sue spalle, si diresse verso il bagno; aveva bisogno di una doccia.

Il getto di acqua tiepida lo colpì dritto nel petto, causandogli un senso di benessere diffuso. Protetto dal rumore dell'acqua che continuava inconsapevolmente a cadere, si sentì per un attimo libero. Tuttavia, si ricordò ben presto di non essere a casa sua; nella stanza adiacente, sul letto, c'era Lara che ancora dormiva. Sentì qualcosa formarsi tra lo stomaco e la gola, un fastidioso senso di malessere quasi bloccargli il respiro. Tentando di evitare tali sensazioni, decise di uscire il più in fretta possibile; quel box stava diventando una vera e propria gabbia.

Afferrò il primo asciugamano a portata di mano e, come ogni mattina, si diresse verso il lavandino, prese il rasoio e, facendo attenzione a non tagliarsi, iniziò a radersi con perizia. Quando fu soddisfatto del risultato, rinfrescò il viso con qualche goccia di dopobarba, che versò prima sulle mani per poi andare a profumare la pelle delicata del volto.

Poi prese delicatamente gli abiti che aveva deciso di indossare il giorno prima e, curandosi di non stropicciarli, iniziò a vestirsi: abbottonò la camicia, ne aggiustò il colletto, controllò di non avere pieghe sulla giacca e, come era ormai di abitudine, allacciò la cintura, facendola incastrare nel terzo buco, quello di sempre.

Fece un piccolo passo verso la sua destra, per prendere dal secondo ripiano il profumo; due spruzzi, non di più, altrimenti la fragranza troppo intensa avrebbe potuto infastidire chi gli stava intorno. Finalmente era pronto.

Si guardò per un breve istante allo specchio e, riponendo al proprio posto il profumo, ne fissò imbambolato la confezione: da quanto tempo usava sempre lo stesso?






Speriamo che la storia vi stia piacendo! 😊Lasciate tanti commenti che siamo curiose di sapere che ne pensate e se vi va votate mettendo una stellina⭐️! 😚💕

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