Capitolo 2

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L'aeroporto dista solo 20 chilometri dal centro di Istanbul.

La casa di Paola si trova nel quartiere di Fatih, da quello che mi ha raccontato  è da considerarsi uno dei quartieri più "conservatori" di Istanbul, con al centro il monumentale complesso della Moschea di Fatih. Mi ha sempre raccontato di come fosse bello passeggiare  per le sue strade, nella zona di Malta Çarşı, la zona del mercato dice che sua meravigliosa. È un quartiere dove oggi vivono per lo più immigrati quindi è pieno di persone cariche delle loro strepitose tradizioni culinarie regionali, ed è proprio per questo motivo che il quartiere viene ormai accettato come centro gastronomico della città. Non vedo l'ora di gustarmi tutte queste belle pietanze. Mi ha raccontato che ci sono tanti ristoranti o piccoli chioschi specializzati in kebap, pide, sarma, köfte, tutto squisito ed a prezzo molto basso.

<<A cosa stai pensando così intensamente?>>.

<<Vuoi la verità?>>.
Paola ride.
<< si certo>>.

<<Stavo pensando a tutti i ristoranti che mi hai nominato in questo anno, stavo già immaginando di passeggiare per le vie del mercato ed assaporare ogni piccola squisitezza>>.

Mi viene già voglia di leccarmi i baffi.

<<Sono contenta di aver stuzzicato la tua fantasia culinaria, hai solo oggi per goderti il quartiere, domani dovrai venire al Lionel. Sono riuscita a farti ottenere un colloquio>>.

Credo che gli occhi mi siano usciti dalle orbite.

<<Io un colloquio, nell'hotel dove lavori tu? È uno dei posti più di lusso della città! Io neanche so parlare il turco! Pensavo di iniziare a lavorare in qualche fast food>>.

<<Innanzitutto respira. Uno: all'interno dell'Hotel parliamo in inglese, ci lavorano persone di tutte le nazionalità, e sono sbaglio tu hai parecchie certificazioni in questa lingua. Due: si tratta di un lavoro abbastanza semplice , dovresti occuparti di pulire e preparare le camere. Tre: non è detto che tu venga assunta, non posso fare favoritismi, quindi neanche sarò io a farti il colloquio. Sei appena arrivata vorrei che lavorassi vicino a me, è una città che non conosci ed ho paura che possa succederti qualcosa.
Alla fine è solo per iniziare, potrai sempre trovare di meglio>>.

<<Paola non so come ringraziarti davvero>>.

Sento le lacrime pizzicare gli occhi.

<<Fai una buona impressione ed ottieni il lavoro>>.

<<Farò di tutto per riuscirci>>.

Stavo per domandarle chi mi avrebbe fatto il colloquio, ma le parole mi morirono in bocca non appena vidi dove c'eravamo fermate.
La descrizione che aveva fatto del quartiere non rendeva bene la meraviglia che era.

<<Ti piace?>>.

Davvero mi chiedeva se mi piacesse?

<<È bellissimo>>.

Una schiera di case in legno si susseguiva davanti a noi. Erano rosse e bianche.
Le facciate bianche avevano le porte e le finestre bianche e viceversa quelle rosse.
Sembrava di essere in un mondo incantato, non mi sarei stupita di vedere uscire uno gnomo da una di quelle case.

<<La parte antica per lo più è tutta così, le costruzioni sono antiche, ma all'interno hanno tutti i confort moderni>>.

Seguo Paola fuori dalla macchina, la sua casa ha la facciata bianca.
Apre la grande porta rossa permettendomi di passare per prima.

Mi ritrovo subito all'interno di una grande cucina, è un open space, il moderno dei mobili contrasta con l'antico dell'esterno. I mobili sono tutti delle tonalità del bianco, c'è un grande divano ad isola di fronte un televisore cinquanta pollici, cavolo deve guadagnare davvero bene.
La cucina ha tutti i confort tecnologici, sono esterrefatta.

<<Al piano di sopra ci sono le camere da letto ed il bagno>>.

<<Il tempo che raccolgo la mandibola dal pavimento ed andiamo>>.

<<Scimmia saliamo sopra così puoi farti una bella doccia>>.

La seguo come se fossi un cagnolino su per le scale.

Il piano di sopra è grande quanto quello di sotto, solo che è diviso in più stanze.
La camera di Paola è la tipica camera da letto patronale, sempre in stile moderno, la mia è molto simile anche se più piccola.

<<Ti piace?>>.

<<Mi chiedi se mi piace? Ti ricordi dove dormivo vero? Anche una branda militare sarebbe andata bene>>.

Mi pento subito delle mie parole, lo sguardo di Paola si adombra.

<<Mi spiace di averti lasciata sola, ti ho pensata ogni singolo giorno, ho lavorato sodo per potermi permettere un posto dignitoso per farti vivere e..>>.

La interrompo subito.

<<Paola perdonami tu, non avrei dovuto dirlo. Questa camera è meravigliosa, come la casa.
Adoro tutto, ma soprattutto adoro te. Sono troppo felice di essere qui>>.

La stringo forte, non riesco a credere che una donna che neanche è mia madre, abbia fatto tutto questo per me.

<<Dai scimmietta vai a farti una doccia che io preparo il pranzo>>.

Le sorrido grata, prima di chiudermi dietro la porta della mia nuova stanza.
Accarezzo il copriletto azzurro che da un tocco di colore all'ambiente.

Respiro, non mi ero accorta che stavo trattenendo il fiato.
Mi sento strana, forse sto iniziando a realizzare solo adesso che ho cambiato nazione, vita, senza neanche fermarmi un attimo.
Mi sento spaesata, forse è normale, forse è la solita ansia che mi attacca all'improvviso.
Il respiro aumenta, mi manca l'aria, ho paura di morire, mi spaventa tutto.
Non sarò in grado di trovare il lavoro.
Sarò costretta a tornare in Italia.
Il respiro è sempre più affannato.
Vorrei urlare, ma non riesco a parlare.
Apro la bocca, ma le parole non vengono fuori.
Scivolo con le gambe sul pavimento.
Le lacrime bagnano il mio viso.
Il cuore batte forte, troppo, mi fa quasi male il petto.
Non capisco più niente.

<<Angela respira>>.
Vorrei dirle che non riesco, non riesco neanche a vederla.
Sento le mani di Paola sul viso.

<<Angela è sono un attacco di panico, sono qua. Imita me, respira come faccio>>.

Provo ad imitare il suo modo di respirare, piano piano l'aria torna nei miei polmoni.
Non appena accade urlo, urlo tutto il mio dolore, la mia rabbia.
Urlo e piango, stretta fra le braccia di Paola, fino a quando non sento più nulla...

Close your eyes and liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora