Capitolo 5

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Non appena metto piedi dentro l'hotel, vengo come abbagliata dalla ricchezza.
È tutto color oro.
Mobili, poltrone, persino i lampadari sul soffitto, ci vogliono gli occhiali da sole per riparare gli occhi.

Paola mi corre incontro.

<<Angela finalmente sei arrivata. Mamma mia sei tutta sudata, come cavolo facciamo adesso>>.

<<Ma fa caldo fuori non è colpa mia>>.

Mica decido io la temperatura.
L'autobus senza condizionatore, il tipo che mi ha fatto venire la tachicardia.
Sfido qualsiasi altra ragazza a rimanere impeccabile.

<<Lo so, ma questo è un posto di lusso>>.

<<Già, l'avevo notato>>.

<<Angela per favore lascia stare il sarcasmo non è proprio il momento. Vieni con me>>

Mi trascina in uno dei bagno riservati al personale. Come se fossi una bambola, mi sistema i capelli ed i vestiti. La lascio fare. Mi ricorda quando ero bambina e mi aiutava a preparami per andare alle feste, dove puntualmente nessuno mi dava confidenza, ma questo a lei non l'ho mai detto.
Mi lascia andare solo quando pensa che io sia perfetta.

<<Adesso andiamo che Mara odia i ritardatari>>.

<<Ma chi è Mara?>>.

<<Se tutto va bene la tua responsabile>>.

<<Dal tuo tono di voce sembra tremenda>>.

Si ferma nel mezzo del corridoio e mi fissa.

<<Lo è>>.

Perfetto.

<<Adesso andiamo>>.

Non rispondo, la seguo e basta.
È troppo agitata per controbattere che è lei che mi sta facendo perdere tempo.

Non appena arriviamo all'ingresso ad attenderci troviamo, quella che presumo sia la terribile Mara.

Alta un metro e una mela, capelli rossi, nessuna traccia di trucco sul suo viso rugoso.
Sguardo da felino predatore.
Crudelia Demon le fa un baffo.

<<Paola non ho tempo da perdere è questa la ragazza?>>.
<<Si è lei>>.

Vorrei rispondere che sono qua, ma taccio. Anche perché lo sguardo per niente amichevole che mi rivolge, mi fa accapponare la pelle.

<<Seguimi>>.

Non sapevo di starmi allenando per partecipare alla maratona.

Sorrido in senso di assenso e la seguo lungo i corridoi.

Apre una delle grandi porte davanti a noi.

Entriamo in quella che ha l'aria di essere una stanza per le conferenze.
Prende posto in una delle sedie, attorno al grande tavolo rotondo.
Mi fa cenno di sedermi in quella opposta alla sua.

Restiamo in silenzio a fissarci, fino a quando non è lei a parlare.

<<Non hai esperienza. Nessuna referenza. Non hai mai lavorato>>.

<<Però>>.

Provo a parlare, ma vengo interrotta subito.

<<Non erano domande>>.

Angela non puoi ucciderla.
Conficco le unghia nei palmi della mano.

Close your eyes and liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora