Capitolo 45

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❤️❤️❤️Buongiorno ❤️❤️❤️

Angela

Apro gli occhi a causa della luce che filtra dalle finestre.
Demir dorme al mio fianco.
È rivolto verso di me, ha le testa poggiata sul suo braccio, come se si fosse addormentato senza rendersene conto.

Sono indolenzita, mi fa male tutto il corpo.
Dormire sul pavimento non è il massimo della comodità.

Mi sollevo cercando di non far rumore, sono ancora nuda.

Prendo la camicia di Demir e la indosso.
Lo guardo ancora una volta, è bellissimo.
Questa notte è stata meravigliosa.
Lui lo è stato.
È accaduto tutto in modo naturale.
Come se fossimo nati per stare insieme.
Niente sarà più come prima dopo sta notte.

Non riuscirò mai più a togliermelo dalla testa.
Ha rimosso le mie paure.
È stata questa la mia prima volta.
La prima volta che sono stata con un uomo per mia scelta.
Ho donato io il mio corpo.
Ho permesso io che accadesse.
E non mi pentirò mai di averlo fatto con Demir, anche se dovesse decidere di non volermi più al suo fianco.

Lo lascio riposare, devo cercare un bagno.
Mi sposto nel corridoio.
Adesso posso vedere l'ambiente che mi circonda.
Ci sono mobili antichi, alle pareti sono appese delle foto.
Passo la mano per togliere via la polvere.
Sono raffigurati due bambini.
Un maschietto pieno di riccioli ed una bambina più piccola.
Sono Demir e sua sorella.
Mi piange il cuore, fa male vedere quanto erano uniti, sapendo come è andata a finire.

Continuo a camminare a sinistra c'è una piccola cucina, affaccio la testa.
È piena di ragnatele e polvere, ma è carina.
Continuo il mio giro.

Ci sono due camere da letto ed un bagno.

Quest'ultimo in condizioni pietose.
Ho bisogno urgente di fare la pipì e non posso fare la schizzinosa. Cerco di non poggiarmi su nulla, per fortuna almeno l'acqua c'è.

Torno nel salone, Demir ha cambiato posizione adesso dorme supinò.
Cerco la mia borsa, non la trovo da nessuna parte.
Volevo avvisare Paola che sto bene.
Devo aspettare che si sveglia l'incantatore.

Decido di tornare in cucina.
Voglio dare un po' d'aria a questo posto.

Apro a fatica  le finestre.
Guardo fuori, siamo immersi nel verde.
Il sole illumina il porticato.

Mi piace questo posto, ha solo bisogno di un po' d'amore.

Trovo l'occorrente per pulire.
Una vecchia scopa ed alcuni strofinacci.

Arrotolo le maniche della camicia di Demir e mi metto all'opera.

Iniziò a pulire.
Mi sembra di essere tornata in Italia.
Quando mi occupavo delle faccende a casa.

Crescendo avevo capito che se volevo vivere in un ambiente pulito ero io quella che se ne doveva occupare.
Io pulivo e mia madre ed i suoi amici sporcavano.
Era sempre così.
Prima di andare a scuola sistemavo il casino che avevano lasciato, tornavo e lei non c'era già più.
Potevo stare tranquilla, studiare in santa pace, fino a quando non erano le otto.
Lei rientrava e finiva tutto.
Questa era la mia routine ogni giorno della mia vita.
Devo però dire che quella è stata la parte migliore.
Quella peggiore l'ho vissuta prima dell'adolescenza.

Quando ancora non capivo.
Quando non sapevo difendermi.

<<Ma che stai facendo?>>.

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