OTTO

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«Tutto bene?» mi chiede un ragazzo dalla carnagione scura.

Sono ancora incollata con la schiena al mio armadietto. Il corridoio si è vuotato, Leonida è scomparso dopo avermi rivolto un'occhiata di puro furore, e quel ragazzo dagli occhi ambrati è filato via in fretta, senza concedermi il tempo di ricominciare a respirare.

Impossibile, continuo a ripetermi, questa storia inizia a farmi dare di matto.

«Ehi, cerca di riprendere fiato.» insiste lo sconosciuto.

«Eh?» mi rivolgo a lui, distrattamente.

«Dico: stai bene?»

«Mh... sì, bene.»

«Ok. Ecco... piacere, Adham.» allunga la mano scura dal palmo rosa.

«Mel... Dahlia.» mi correggo in fretta.

«Piacere Meldahlia!» esclama divertito, «Insomma, che volevano quei due da te?» domanda, intanto che ci incamminiamo verso l'aula della prossima lezione.

Lo fulmino con lo sguardo, non tanto per la rabbia quanto per il terrore che possa aver captato anche una sola sillaba di quella conversazione.

«Ok.» alza le mani in segno di difesa «Ancora troppo presto per le confidenze.»

«Non so cosa volessero, in realtà.» mento «In questa scuola sembrano tutti un po'... pazzi.»

«Non è quello...» sussurra abbassandosi di alcuni –parecchi– centimetri per arrivare all'altezza del mio orecchio «È che siamo in un paesino sperduto tra le montagne: la gente non è molto incline alle aperture di qualsiasi tipo.» m'informa.

«Che vuoi dire?»

«Guardami.» si indica il viso: la durezza dei lineamenti è in netto contrasto con morbidezza dei ricci fittissimi.

Alzo le spalle, confusa.

«Ok, ti do un piccolo indizio: guarda un po' il colore della mia pelle.» sbuffando, alza gli occhi al cielo.

«E allora? Il razzismo è roba di secoli fa! Lo sanno tutti che oggi la "razza pura" non esiste. No?»

«No, cara. Non lo sa nessuno e, anche se lo sapessero, non cambierebbe un tubo. Io sono nero e loro sono bianchi. È abbastanza per porre barriere e limiti.» ammorbidisce l'espressione per non farmi percepire il dolore nascosto dietro quella consapevolezza «E tu sei nuova e misteriosa. Sembri uscita da un telefilm horror, hai qualcosa di strano...»

No, sono solo...

«Già.» sorrido sperando di tagliar corto «Io sono arrivata.» annuncio, bloccandomi all'ingresso dell'aula di francese.

«Au revoir. A più tardi, allora.» mi saluta con la mano e si allontana.

Mi dirigo verso l'unico banco ancora libero e mi siedo. Cerco di ignorare con tutte le mie forze la chioma bionda e fluttuante di Eva proprio alle mie spalle.

«Ora te la fai anche con i negri?» mi chiede, sibilando ad un centimetro dal mio collo.

Sento il sangue ribollirmi nelle vene, la pelle surriscaldarsi e l'incapacità di tenere a freno la lingua prendere il sopravvento.

«Cosa cazzo hai detto?» domando ad alta voce, affinché tutti riescano a sentire, nella speranza di metterla in imbarazzo.

Lei si guarda intorno, affatto intimorita. Sorride facendo comparire le fossette agli angoli della bocca.

«Nulla di nulla.» dice, non appena è certa che l'attenzione della classe sia totalmente rivolta verso di noi «Melanie

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