Leonida...
Akil si contorce a terra, il ventre squarciato dalle mie zanne. Le viscere riverse al suolo, affogate nel nella melma. Dahlia morente: tra poco sarà la fine per entrambi.
E dovrei gioirne, ma intanto Eva regredisce alla sua forma umana ed io riesco a percepire la sua energia diventare sempre più insignificante. E so cosa vuol dire.
Balzo al suo fianco atterrando al suolo nell'esatto istante in cui un fulmine colpisce la Terra.Le labbra rosse per i tagli profondi, la carne come maciullata e contenuta nella pelle screpolata, i capelli radi, gli occhi grigi velati. Il profilo sereno, ricordo della sua lontana bellezza. Un corpo martoriato, contaminato dall'abominio. Le sue palpebre tremolanti non riescono a restare aperte.
Sento lo stomaco contrarsi di dolore.
Lascio che il pelo si ritiri, che le zanne si frantumino, che le ossa si modellino. Torno nel mio ignobile corpo umano.
«No.» dico, la voce rotta, «Forza, reagisci!» urlo scuotendola.
«Non...» sussurra debolmente, «... vali nulla.» sibila malignamente, l'ultima crudeltà.
Il cuore mi si crepa in un milione di minuscoli pezzi. Mi piego su di lei, le afferro il viso e la costringo a restare sveglia.
«Forza!» urlo, posando poi le mie labbra sulle sue.
Sotto di me, il suo corpo si incrina. Si screpola, brucia e si dissolve come cenere. Granelli di polvere grigia che si confondono con il fango, la sua esistenza si annulla. Come se non fosse mai esistita. E quelle larghe pozze scure sono la sua tomba. La sua tomba e quella di tutte le vittime. La sua tomba e quella del mio cuore.
Cenere eravamo e cenere ritorneremo.«Eva!» urlo soffocato dalle mie stesse lacrime.
Ma Eva non c'è, Eva non è mai esistita. Eva è tornata alla natura, Eva è cenere e fango. Eva è pioggia e fulmini.
Mi alzo in piedi, deciso a sferrare ad Akil il colpo finale. Deciso ad ucciderlo, a mettere fine alla sua esistenza. A mettere fine all'esistenza dei Totem in queste boschive terre ancestrali.
L'aria odora di sangue e tempesta, i mie passi nella melma sono strascicati, racchiudono le mie ultime forze. Nelle narici il profumo di Eva, il suo profumo di donna. Nelle orecchie la sua voce melodiosa, le sue risa che rimbombano nella sala del cinema, le sue richieste passionali sussurrate senza timidezza. Le sue mani sulle mie guance, le sue dita tra i miei capelli, i morsi di piacere sulla carne.
Nei miei pugni tutto l'odio del pianeta, negli occhi tutto il calore ardente del sole, nelle vene tutto il gelo dei ghiacciai.
Il mio cuore sepolto in una pozzanghera di denso fango.
Cado sulle ginocchia accanto alle interiora pulsanti di Akil e non trovo le forze.
Una nuova fitta atroce mi attraversa le costole, i polmoni, la testa.
«No...» sussurro, intuendo quel che sta accendendo.
Sento la stessa vitalità di Adham solleticarmi la pelle con rabbia struggente, sento il suo sollievo nel lasciare questo mondo, sento il suo cuore gonfio di speranza per quel che verrà. Vorrei urlargli che non verrà nulla, che deve resistere perché esiste solo questa vita. Ma non può sentirmi.
E neanche io mi sento. Non percepisco la punta delle dita, poi le mani intere, le braccia, le gambe, il torace. Sento solo la testa che sbatte contro un masso quando cado al suolo.
Sento solo il mio cuore diventare sempre più piccolo, quasi inesistente.
Mi sembra di vedermi, come se fossi riuscito a sdoppiarmi per guardarmi dall'alto: un corpo fin troppo magro, le costole che premono contro la pelle tanto sottile da essere quasi trasparente, la bocca spalancata in un urlo silenzioso, gli occhi in due fessure che grondano lacrime salate.
Sopra di me, i pini sembrano sospirare per la fine della guerra, sembrano inclinarsi verso il centro a creare una sorta di cupola che mi ripara dalla pioggia.
In lontananza mi arriva l'abbaiare feroce dei cani della polizia.
Ma non ha importanza.
Non ha importanza, perchè questa per me è la fine.
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TOTEM
FantasyPROTETTA DA COPYRIGHT PERCHÉ DEPOSITATA REGOLARMENTE! [COMPLETA, IN REVISIONE] Dahlia si trasferisce in un paesino di montagna dopo un evento traumatico. La speranza dei suoi genitori è quella di riuscire a farle dimenticare l'accaduto, ma il desti...