XXVIII

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Credevano che sarebbero riusciti a controllarmi. Credevano che non mi sarei mai spinta a tanto, ma quando quel flacone pieno di pasticche per dormire pulsava incoraggiante, e quando la giustizia non voleva punire chi mi aveva ridotto uno straccio vagante per il mondo, non mi sembrava di avere altra via d'uscita. In fondo, questa vita, è solo una fase di passaggio.

Il vero motivo per il quale volevo ingurgitarle tutte, quelle pasticche, era che desideravo intensamente che loro si sentissero in colpa. Non volevo realmente morire, ma arrivata a quel punto preferivo un milione di volte essere compatita piuttosto che umiliata. Bramavo che la gente si dispiacesse per me, purché smettesse di puntarmi contro il dito. E forse, quel gesto impulsivo in piena crisi isterica, avrebbe sensibilizzato gli animi e tutti avrebbero smesso di guardare quel video... bastava anche solo che smettessero di parlarne.

Solo quando ti risvegli in un ospedale dalle deprimenti pareti asettiche, ti rendi conto di aver fatto una cazzata.

Sei debole, stanca, sofferente. Non sei a casa tua, nella tua camera, con la tua famiglia. Sei in un luogo estrano nel quale ti senti perennemente un bersaglio facile. Per non parlare delle ultime forze che cedono nel fronteggiare le accuse e le mortificazioni. Non solo: scopri che essere compatita non è proprio il balsamo che ti aspettavi, il goccio d'acqua fresca con il quale ingollare la pillola. Una vaselina confortante. No, affatto: è qualcosa che ti fa sentire ancora più debole... la parte peggiore arriva quando diventa perfino una droga. Senti che se non esistesse nessuno a guardarti con quegli occhi compassionevoli, potresti precipitare di nuovo nel burrone. O magari nella profonda gola nera.

E quando scopri che la giustizia, anche se in ritardo, arriva per tutti, capisci che neanche quello ti darà alcuna soddisfazione, forse solo in una piccola parte. Questo perché tu resti comunque nella tua pelle, non importa cosa ti accada intorno. E allora capisci che il problema è proprio quello: tu resti tu. E di nuovo, quel flacone sembra l'unica via d'uscita.

Ecco perché, quando i miei hanno visto i segni rossi a ferirmi il polso, hanno quasi perso i sensi. Le mie ferite non sembrano più una minaccia per attirare l'attenzione, per sensibilizzare qualcuno: passano, invece, per un pericolo reale.

Eppure, nonostante comprenda il fraintendimento, non riesco proprio a vederci nulla di terrorizzante. Se dipendesse da me, lascerei che mi si consumi tutto il polso, fino all'osso, se solo significasse poter continuare a volare.

Ma sembra che non possa più avere libertà decisionale: la mia camera è diventata la mia prigione. Loro sbagliano e io vengo rinchiusa: una vittima in una gabbia dorata. Una gabbia, però, con una splendente vetrata.

È notte fonda, le stelle sono coperte da uno strato di nubi che minacciano tempesta. Il mio solito pigiama a fiori è troppo caldo, le fusa di Mr Dunky sono troppo calde, perfino le pareti emanano un calore pulsante, insistente. Mi faccio scivolare via il pesante strato di coperte e scendo dal letto. La moquette che mi solletica i piedi, infilandosi tra le dita. Afferro la maniglia della finestra e faccio scorrere l'anta da un lato.

Aria gelida che stempera il bollore febbrile dei miei pensieri, richiami notturni che mi immergono nel fitto e profondo della natura, lo sciabordio lontano dell'acqua. Mi siedo sul bordo, Mr Dunky a strusciarsi contro la mia schiena come a sorvegliarmi. Come un Totem.

Guardo giù, senza più provare attrazione per il dirupo che canta delle sue doti persuasive. Oggi non c'è terra, c'è solo cielo. Una parvenza di luna che, da dietro gli strati di cumuli, saluta le sue creature accarezzando ogni foglia, roccia, superficie con il tocco dei flebili raggi argentei.

Al centro del cielo, due uniche e solitarie stelle luminose che trafiggono il pesante manto bianco carico di neve. Si avvicinano, diventano sempre più grandi e definite. Due sfere luminose color Ambra, un caleidoscopio di scintille. Le larghe ali, le piume soffici e fitte, il becco d'oro, il petto gonfio e lo sguardo fiero.

TOTEMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora