Quando il pastore tedesco mi annusa e abbaia per chiamare l'attenzione dei poliziotti, riapro gli occhi.
La pioggia continua a cadere a secchi, inondando la terra che sembra inglobarmi. Allungo le dita alla ricerca della mano di Akil, ma non trovo nulla. Inclino debolmente la testa per cercarlo, ma mi scopro sola in mezzo alla radura, teatro della battaglia efferata. Perfino i lupi hanno abbandonato le loro tane, fatta ovviamente eccezione per il lupo dal fitto pelo grigio azzannato da Eva.
«Dahlia!» sento urlare tra gli alberi, «Melanie!»
«Sono...» dico, ma la voce mi abbandona prima che possa finire la frase.
Il cane continua ad abbaiare allarmando due poliziotti che corrono nella mia direzione con le torce puntate.
«È qui!» urla uno dei due, quello più giovane, «L'abbiamo trovata!»
Una figura grassa e bassa ci raggiunge, mi punta il fastidioso fascio di luce sul viso e fa schioccare la lingua: «È proprio lei, sì.» dice, soddisfatto del risultato della missione.
Quei suoi maligni e piccoli occhi mi ricordano il suono dello sparo che ha colpito Akil alla spalla. Poi penso alle mie, di spalle, e ritrovo un dolore lancinante ad annebbiarmi i pensieri.
«Ha qualcosa scritto sul braccio.» dice il poliziotto giovane, «Aiuto.» legge.
Il Capo sbuffa e scuote la testa, «Che strani, i giovani d'oggi! Forza, portate qui la barella.»
No, fermi. Non voglio andare, devo trovare... devo trovare...
«Ah! Questa qui deve essere la bestiaccia!» dice, spostando il muso del lupo morto con la punta della scarpa, «Come diamine hai fatto a farlo fuori, ragazzina?» chiede, ignorando il fatto che non ho neanche la forza per rispondere, «Non importa.» si sbriga a tagliare corto, nascondendo la colpevolezza delle sue prossime intenzioni.
Quando mi sollevano sgraziatamente, approfitto dell'istante di visibilità per cercare il paio d'occhi ambrati. Ma non c'è traccia neanche di quelli blu come il mare o di quelli vedi come il fiele. Eppure... eppure sono certa che fino a qualche istante fa si trovassero qui.
Gemo di dolore ad ogni passo che mi allontana dalla radura ridotta in una poltiglia di fango e sangue.
Mi sento diversa. Percepisco che mi manca qualcosa, eppure non posso che sentirmi anche completa. Nel profondo di me stessa capisco che la motivazione che spiega questa assurda contraddizione è solo una: non ho più un Totem.
Un macigno che pesa quanto un pianeta mi comprime lo stomaco, la paura che se ne sia andato per sempre mi strazia. Mi strazia l'idea che possa essere...
La pioggia lava via il sangue che continua a sgorgare senza freno dalle ferite. Gli infermieri che mi trasportano sulla barella si assicurano che il mio cuore continui a battere, che i miei polmoni continuino a gonfiarsi d'ossigeno.
«Credi che la foto finirà su tutti i giornali nazionali?» chiede il capo della polizia al suo compare, «"Poliziotto salva ragazza da lupo spietato"» mima, imitando il titolo di cronaca.
«Capo, ma non l'hai ucciso tu!» protesta il collega.
«E chi l'ha fatto? Quella ragazzina?» ribatte sghignazzando.
La testa mi gira vorticosamente, il cuore palpita per la paura che questi possano essere i miei ultimi respiri. Ma quando allungo un'ultima volta lo sguardo verso la radura lontana, un moto di speranza mi pervade le ossa.
Il lupo morto si alza sulle proprie deboli zampe, scuote la testa per scacciare la pesantezza e gli occhi gli scintillano di luce magica.
Ti prego... spero.
Poi, chiudo gli occhi.
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TOTEM
FantasyPROTETTA DA COPYRIGHT PERCHÉ DEPOSITATA REGOLARMENTE! [COMPLETA, IN REVISIONE] Dahlia si trasferisce in un paesino di montagna dopo un evento traumatico. La speranza dei suoi genitori è quella di riuscire a farle dimenticare l'accaduto, ma il desti...