XXXIX

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Aldilà della finestra della classe macchiata di calcare, l'asfalto, divenuta una spessa lastra di ghiaccio, luccica colpita dai flebili raggi di sole. La neve sciolta e le piogge torrenziali che si sono precipitate al suolo, hanno trasformato il terreno in un'enorme, infinita pista di pattinaggio.

Intanto che l'insegnante spiega un argomento al quale proprio non riesco ad interessarmi, immagino Akil camminare leggiadramente su quella piastra vetrosa senza accennare la minima difficoltà; la sua forma di lupo, il pelo grigio che si muove ad ogni colpo di vento, io che mi aggrappo a lui scivolando maldestramente.

«È d'accordo con me, signorina Leiden?» mi chiama la professoressa, battendo nervosamente il piede sul pavimento.

«Mh, riguardo a cosa?» tento impacciatamente.

«Sul fatto che resterà a scuola per un'ora dopo la fine delle lezioni: i banchi hanno bisogno di una bella tirata a lucido.» risponde, piccata.

Merda.

«Direi che sono d'accordo.» faccio, sperando di riuscire ad allentare la tensione.

Ma non sono mai stata brava con le battute.

La classe scoppia in risa divertite, l'insegnante si abbassa gli occhiali sulla punta del naso e mi lancia un'occhiata truce: «Facciamo due ore, allora.»

Continua a fissarmi aspettandosi una nuova risposta, ma abbasso la testa e mi mordo la lingua.

Pensare alla mia lingua mi costringe a diventare rossa in viso; non per l'attenzione della classe interamente rivolta su di me, ma per il ricordo di quel bacio.

Ripercorro la sensazione delle sue mani su di me, della sua bocca sulla mia, del suo respiro che si mischia al mio, e non riesco a reprimere la scarica di brividi che mi avvolge come una coperta.

«Ehi, Meldahlia!» vengo interrotta da un sussurro.

Mi volto, e trovo il sorriso perlaceo di Adham. Sono tentata di tornare a guardare in avanti e ignorarlo totalmente, ma prima di riuscire ad avere il tempo per prendere una decisione, mi porge un bigliettino piegato tre volte su se stesso.

Allungo la mano e lo afferro. Scarto lentamente, facendo attenzione affinché l'insegnante non se ne accorga e leggo: "Che ti prende? Sembri con la testa da un'altra parte."

E questo sarebbe un tentativo d'approccio? Mi ha fatto una scenata per i tagli sul braccio, mi ignora da settimane e se ne esce con un "che ti prende"?

Accartoccio il bigliettino e lo lancio irosamente a terra. Lo sento sghignazzare alle mie spalle e, poco dopo, un aeroplanino di carta atterra proprio sul mio libro: "Andiamo! Mi dispiace... ho capito tutto, credimi. Dobbiamo parlare."

A quel punto, la prima cosa che mi salta all'occhio è il sorriso sornione di Leonida dall'altra parte dell'aula: alza una mano e muove le dita in segno di saluto.

Brividi.

Mi volto verso Adham e lo guardo fisso nei suoi enormi occhi neri alla ricerca di una richiesta d'aiuto, ma trovo solo una pace profonda e una felicità inaspettata.

«Signorina Leiden, non mi costringa a spedirla dal preside!» mi richiama la professoressa, stufa della mia distrazione.

«Oh, andiamo! Questa volta non stava facendo nulla!» se ne esce Adham strizzandomi l'occhio.

«Bene, aspetto anche lei dopo le lezioni.» sentenzia l'insegnante scribacchiando qualcosa sul registro.

Adham si appoggia soddisfatto contro lo schienale della sedia e mi rivolge un sorriso.

**********

Spazzolone in una mano e secchio d'acqua nell'altra, le due lunghe ore di pulizia della classe odoreranno di detersivo alla menta e disinfettante.

«Allora?» domando.

«E allora... sai già tutto no? I Totem, la storia della protezione e tutte quelle cose fighissime.» risponde, ponendo tutto il proprio peso sull'asta della scopa che tiene sotto le braccia incrociate.

«Speravo fosse uno scherzo...» ammetto abbassando gli occhi.

«Cosa? E perché mai?» ribatte lui, sbigottito.

«Adham, capisco che tu possa essere attratto da lui ma... ma Leonida non è una buona compagnia! Cioè, lui è cattivo.» sono consapevole del suono infantile delle mie parole, e deve essersene accorto anche lui data la smorfia divertita che mi propina senza ritegno.

«Sono seria.» insisto.

«Ok, Leonida è cattivo.» accetta, «Ma ti sei mai chiesta il motivo? E poi con me non lo è affatto e credo che sia questo che conti, non pensi?»

«Credo che il motivo sia Eva, in qualche modo.»

«No, mia cara. Il motivo è quel tuo lupetto

"Lupetto".
L'appellativo di scherno mi fa storcere il naso.

«È apparso circa un anno fa, ha ucciso il Protetto di Leonida sperando di condannarlo a morte. E poi gli ha rubato Eva.» dice, spazzando distrattamente il pavimento.

«Impossibile. Akil è...»

«Buono?» chiede, divertito, «Credo che nessuno lo sia completamente.»

«Lui è puro, Adham. Leonida è un bugiardo.»

«Credo che non saremo mai dello stesso parere, su questo. È inutile discuterne.» dice movendo la mano in aria per sminuire l'importanza della cosa, «Volevo parlarti perché avevo bisogno di scusarmi con te.»

«Mh... non saprei...» fingo, nascondendo un sorriso sotto o baffi.

Tento invano di placare il fastidio che mi brucia nello stomaco: è chiaro che Leonida sia riuscito ad affondare gli artigli nella sua mente.

«Sai, vero, di non essere simpatica?» ribatte lanciandomi addosso uno straccio sudicio, «Ammettilo: ti sono mancato da morire.»

«Mh... non saprei...» insisto, alzando gli occhi al cielo.

Questa volta mi lancia addosso una spugna zuppa di acqua e sapone.

L'atmosfera si è alleggerita e la punizione è trascorsa velocemente, ma le rivelazioni di Adham e l'idea di Eva nelle braccia di Akil mi sono pesate segretamente sullo stomaco per tutto il tempo.

Soprattutto perché è riuscito a spaventarmi. Non c'è dubbio alcuno che Leonida si un bugiardo ed Akil abbia l'animo nobile.

Ma sento chiaramente la presenza dello zampino di Eva in tutta quella storia.

E so di non sbagliarmi.

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