La notte dei fantasmi

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Lily stava per arrabbiarsi, tanto. Era sabato sera e doveva fare il turno di "guardia" con gli altri prefetti, gli attacchi erano aumentati e quindi era meglio controllare anche la scuola. Una nube nera si stava ammassando all'orizzonte, e nessuno sapeva ancora ciò che sarebbe successo, ma la guerra, ormai, era iniziata.
Il preside si era opposto a questi pattugliamenti della scuola, ma i genitori erano più tranquilli se sapevano che i loro ragazzi erano controllati, al sicuro. Gli insegnanti da soli, però, non ce la facevano a pattugliare tutte le notti, e così il compito era passato anche ai prefetti del quinto e del sesto anno e ai capiscuola, soprattutto durante i weekend. Ogni sabato sera, dalle 21.00 a Mezzanotte, i prefetti di Grifondoro dovevano girare per i corridoi, controllare che i ragazzi non uscissero dalle camerate e fare attenzione a ciò che accadeva fuori. Due settimane prima, venerdì da Mezzanotte alle 3.00, Corvonero, i capiscuola avevano visto e aiutato a sventare un attacco a Hogsmeade. Il preside, Silente, cercava sempre di rassicurare i suoi allievi, ma per alcuni genitori era stato troppo, e i turni di guardi erano diventati l'ordine del giorno.
Lily Evans e Remus Lupin, prefetti del sesto anno di Grifondoro, erano già in ritardo di cinque minuti buoni. Lily sapeva che lui, probabilmente, stava ancora cercando di liberarsi di James e Sirius, due dei suoi migliori amici. I ragazzi, i Malandrini, erano quattro: Peter Pettigrew, bassoccio e biondiccio, timido, a volte un po' strano, ma probabilmente simpatico; Remus, il lettore accanito, alto, magro, capelli castani chiari e sorriso gentile, nonostante alcune cicatrici, sempre pronto ad aiutare chiunque e incapace di bloccare i suoi amici nelle loro malefatte; Sirius Black, bello, alto, divertente, sarcastico, lunghi capelli neri (ai balli scolastici aveva la fila); e infine, James. James Potter era il cercatore della squadra di Quidditch di Grifondoro ed era unico: sorridente, simpatico, leale, viziato, aveva i capelli sempre in disordine e un paio di occhiali rettangolari sempre storti o rotti. James e Sirius erano stati due veri e propri bulletti, negli anni passati, con tutti coloro che gli davano fastidio, specialmente Severus Piton, e Lily non riusciva, ancora, a perdonarglielo del tutto. Ma poi, nell'estate tra quinto e sesto anno, era cambiato qualcosa. A inizio anno si vedeva da lontano un miglio che James e Sirius, gli inseparabili, avevano litigato e stavano a metri di distanza, sempre. Verso ottobre le influenze del dolce Remus e del piccolo Peter avevano riunito il quartetto. C'era stato, però, un qualche cambiamento radicale. Ora stavano cambiando, maturando, non era più raro vederli aiutare i più piccoli in difficoltà, e avevano già preso più di una punizione per aver scagliato maledizioni contro coloro che, invece, provavano a rimpiazzarli. Stavano diventando i paladini della giustizia, e, a Lily, questo piaceva molto. I loro atteggiamenti scostanti verso le regole o d'odio per i mangiamorte, però, erano rimasti. Questi ultimi erano un gruppo di Serpeverde prosangue che avevano iniziato a maltrattare tutti quelli che non erano "puri" come loro. E per colpa loro, Severus era cambiato, troppo, l'aveva perfino chiamata sanguemarcio, e lei aveva deciso: lui non era più il bambino gentile che le spiegava come funzionava la magia; lui era, ormai, un pazzoide amante delle Arti Oscure, e lei aveva troncato un'amicizia decennale. E le mancava, ma aveva trovato una salvezza inaspettata: al ritorno a scuola, quando più si era resa conto di aver perso il suo migliore amico, si era lasciata andare alle lacrime, nella sala comune, la prima sera, convinta di essere sola. James Potter era spuntato fuori dal nulla, con due tazze di cioccolata calda in mano e un foglio di carta. "Sai Evans" aveva detto "secondo mia madre, i migliori rimedi al magone o alla tristezza sono due: Cioccolato e scrivere. Non, non mi guardare come fossi scemo, non sono mica Sirius, prendi bevi, starai meglio, qualunque cosa sia, e scrivi. Butta su questo foglio tutto ciò che non va, strappane un pezzo e lascialo bruciare nel camino. Credimi funziona, ti liberi la testa da ciò che ti tormenta e guardarlo bruciare vuol quasi dire OK non esiste più. Tientene, però, un pezzo, quello su cui scriverai ciò che più ti tormenta, così puoi rileggertelo e ricordare, tutte le prossime volte che ti sentirai giù." E poi se ne era sparito su per le scale, al dormitorio maschile. Da quel momento Lily aveva iniziato a notare come James odiasse vedere le persone piangere e avesse sempre qualcosa per gli infelici. Era proprio cambiato tanto durante quell'estate, e lei ci avrebbe scommesso, avevano litigato tutti proprio perché James voleva essere diverso, smettere di fare il bulletto viziato e dare voce a ciò che era davvero: l'amico leale di cui tutti hanno sempre bisogno. Da quella notte in sala comune Lily non stava più poi così male per Sev, anzi, avrebbe dovuto trovare un modo di ringraziare Potter, perché il metodo funzionava davvero.
Tutto ciò non significava che fosse diventato santo, anzi: aveva beccato lui, Peter e Sirius proprio il giorno prima, a cercare di entrare nell'ufficio di Lumacorno, il professore di Pozioni. Si stava ancora tormentando chiedendosi che diavolo volevano prendere, perché, che cosa stavano tramando i combinaguai più famosi e amati dalla scuola? E ora Lupin era stato fagocitato dal dormitorio maschile. Ecco 10 minuti di ritardo, Lily si guardò attorno, ci pensò su, e poi si avviò su per la scala a chiocciola che portava al loro dormitorio. Dalla porta arrivavano urla e risate. Lily avrebbe scommesso qualunque cosa che Sirius e James ne stavano organizzando una delle loro. Per quanto Lupin fosse il più coscienzioso, non era mai riuscito a impedire del tutto qualcosa a quei due.
"POTTER GIURO CHE T'AMMAZZO" arrivò già dalle scale la voce arrabbiata di Remus. Era assai raro sentirlo così nervoso.
"Ahhhh, l'amore Lunastort.." disse con tono soave James Potter.
"parli tu, Jamie?" ed, ora, Sirius.
"Sirius giuro che se mi chiami così un'altra volta dormi fuori, solo come un cane"
"bella questa Ramoso" stava biasciando Peter tra le risate.
Sembrava una conversazione troppo interessante per essere interrotta brutalmente. Tre settimane più tardi, ci sarebbe stato il ballo d'inverno, dal quinto anno in su, e gli unici inviti che Lily aveva ricevuto erano quelli insistenti e pressanti di Smithers, un Corvonero famoso per le sue avances inappropriate. E Lily non aveva la minima intenzione di accettare. Forse quei tre stavano obbligando Remus a invitare qualche ragazza. Anzi, questo avrebbe spiegato tutte le ristatine di Sirius, le battute a mezza voce di Peter e l'insistenza di James nel tormentare Remus in quell'ultima settimana, e la difficoltà di quest'ultimo nel mantenere l'attenzione. Ma non era il particolare più interessante: e James? Cosa intendeva Sirius?
"Sentitemi bene tutti e tre, ora ho sonno, non ho intenzione di ascoltarvi per un secondo di più, conosciamo le pene e i piani di Ramoso a memoria ormai, e delle vostre battute cretine non ha bisogno nessun..." Disse Remus, con un tono serio e severo da far invidia alla McGranitt
"Aspetta Remus, ma non è sabato?" Esclamò James
"E quindi Potter?" Disse lui, quasi scostante. Mamma mia, e che gli era capitato?
"Eh sì Remus John Lupin, sei proprio andato, non è da te non sapere l'ora, il giorno, la fase lunare, il mese spaccato al secondo, e vogliamo parlare del non ricordarsi gli impegni? È sabato sera, i prefetti di Grifondoro, ovvero tu e Lily Evans..." disse James.
"MERDA I PATTUGLIAMENTI, NO INIZIAVANO 13 MINUTI FA, SONO MORTO. JAMES, MI PASSI IL MATELLO E LE SCARPE GRAZIE E..." Urlò Remus conciatato.
E Lily decise che era il momento buono per palesarsi, rischiava che Remus la investisse lanciandosi giù dalle scale. Spalancò la porta e... sembrava che dentro fosse esplosa una bomba: vestiti per aria, Peter in terra, Sirius in mutande e maglia del pigiama che si rotolava dalle risate sul letto, un letto (con un poster sul Quidditch, forse era di James) era senza materasso e c'erano coperte, cuscini, piume, un gufo, libri di scuola, inchiostro e piume sparpagliate per terra. James era in piedi di fianco a Lupin, lo stava aiutando ad alzarsi, era inciampato nel macello.
"DIO SANTO, che è successo qui dentro?! No, guardate, grazie molte, non lo voglio sapere, Lupin muoviti sei in ritardo" Detto ciò richiuse la porta e scese le scale maledicendosi per la cazzata che aveva appena fatto. Ma perché non pensava prima di fare le cose? Nella stanzetta era calato il silenzio quando era entrata, perfino Sirius aveva smesso di ridere. L'avevano fissata tutti e quattro come se lei fosse stata pazza, e a lei sembrava di aver invaso un mondo a parte. E, allo stesso tempo, la stanza dei ragazzi li rappresentava: i poster di Quidditch di James, i milioni di libri di Remus, oggetti sparsi come se avessero lottato con cuscini coperte e libri fino a cinque minuti prima. Dio, non fosse stata una situazione surreale, lei sarebbe scoppiata a ridere e forse di sarebbe "unita alla battaglia". Ma lei conosceva i ragazzi molto meno rispetto a quanto le piaceva pensare. Li vedeva a scuola, sì, da lontano, stava un po' di più con Remus, per via dei giri di guardia, ma non li conosceva così bene da poter piombare in camera loro. In realtà, si sentiva come se li conoscesse da una vita, anzi, riusciva quasi a prevedere quando James avrebbe risposto alle domande in classe, da come muoveva la testa, o quando, sul campo da Quidditch, aveva visto il boccino e lo stava per prendere. Quando era triste si ingobbiva e quando ne aveva organizzata una delle sue aveva sempre lo stesso ghigno. Ed era così tenero quando leggeva, piegava la testa a destra e aveva sempre la bocca semiaperta, come fosse sempre sorpreso da ciò che c'era scritto sulla pagina. Ora, lei si sentiva come se loro fossero amici di vecchia data e, allo stesso tempo, non li sopportava. Certo, erano cambiati, non erano più dei bulli e sembravano persone migliori, ma era "colpa" loro se aveva perso il suo primo amico, avrebbero dovuto fare molto per conquistare la sua fiducia. Non si capiva nemmeno da sola: come era possibile che le sembrasse di conoscerli, che volesse conoscerli, ma che non si sentisse del tutto a suo agio? Era come se ci fosse un velo tra loro, e Lily era convinta di volerlo alzare, perché voleva scoprire appieno il buono che loro contenevano e capirli, significava...beh, conoscere James.
"Eccomi, eccomi scusa mi ero..." Disse Remus affannato, facendola sobbalzare.
"dimenticato? Sicuro di stare bene, sei pallido come un cencio" Gli rispose lei.
"Sisi, mi sono alzato in fretta e..." continuò lui.
"Stai tranquillo, muoviti che siamo in ritardissimo" lo prese per un braccio e se lo tirò dietro, attraverso il ritratto e giù dalle scale, due corridoi, a destra ed eccoli nell'ufficio della McGranitt, che era anche la direttrice della casa di Grifondoro. Ne seguì una breve discussione, rischiarono perfino una punizione per il ritardo: la McGranitt era tesa e non era normale. Cos'era, la settimana delle teste fra le nuvole? Si stava chiedendo Lily. E così partirono nel loro giro della scuola. Era bello pattugliare con Remus: era sempre gentile e divertente, anche se spesso era un po' distaccato.
"Allora Evans, Sirius ti manda a dire che è scortese entrare nel camerone del sesso opposto, qualcuno potrebbe pensare che eri lì per spiarci" Esordì il ragazzo.
"Questo qualcuno sarebbe Sirius stesso?" Chiese Lily ridendo. Si, era difficile non amarli. Avrebbe dovuto trovare un modo per parlare con Potter, forse, a conoscerlo meglio non era poi così stronzo e...no non aveva scusanti per ciò che aveva fatto a Severus. Anche se, si diceva che una notte, l'anno prima, Piton si fosse immischiato in qualche faccenda dei Malandrini e Potter gli aveva salvato la vita (benché la versione di Sev fosse stata: "è stato Black a portarmi là, per farmi uccidere da Remus Lupin, il lupo mannaro"). Lily non gli aveva mai creduto, era risaputo che tra il giovane Serpeverde e i ragazzi non correva buon sangue, e anche Piton si era impegnato per peggiorare la situazione. E poi, come si poteva anche solo immaginare che il gentile Remus Lupin potesse trasformarsi in un mostro una volta al mese?
"Allora, Lily, che hai sentito della nostra conversazione, di sopra?" chiese Lupin con una faccia a metà tra il ridere e il terrore. Solo lui poteva creare ghigni del genere.
"E questo chi te lo manderebbe a dire?" Chiese Lily.
"Nessun... ok Ramoso, James, ma è anche da parte mia" Disse Lupin esitando. Lily si chiedeva spesso cosa significassero i quattro soprannomi che i ragazzi usavano tra loro, ma non l'aveva ancora scoperto.
"Ohh, era una conversazione scottante allora" lo punzecchiò Lily, lanciando occhiate fuori dalla finestra verso i prati, scuri, le montagne nere di sfondo e il lago come un pozzo nero senza fondo. La luna non era ancora sorta. "Tranquillo, ho sentito solo che ti prendevano in giro per qualcosa e- sicuro di stare bene? Sembra che tu stia per svenire- poi Sirius che stuzzicava James. Davvero smettila di fare quella faccia, credo che, chiunque tu voglia invitare al ballo, sia una ragazza fortunata."
Remus era diventato dello stesso colore dello stemma di Grifondoro "Lily, io..." Cominciò aprotestare Remus.
Ma ormai Lily era partita per la sua strada: "E direi che non c'è da vergognarsene e..."
"Non posso" Tagliò corto lui.
"Non puoi o non vuoi?" Rincarò lei.
"Non sono Sirius che sa sempre cosa dire o James con i suoi piani trimensil...merda" Come al solito si era lasciato sfuggire troppo.
"JAMES POTTER HA UN PIANO DI TRE MESI PER INVITARE QULACUNO AL BALLO!!! E chi l'avrebbe mai detto" Ridacchiò Lily, stupita e... gelosa? Chi diavolo avrebbe dovuto essere questa fantomatica ragazza?
"Sono morto. Comunque, è James, per lui è normale"
A questa affermazione Lily storse il naso.
"No davvero, non lo conosci ancora bene." Affermò Remus, con un sorrisetto particolare.
"Ancora?! Ma io..." Cecava, intanto, di protestare Lily. Uffa, probabilmente stava arrossendo.
"Tu non lo odi, dovresti, forse, ma non è così. Tranquilla, non glielo dirò, almeno per ora...ah" Disse Remus. A metà frase si era voltato, di scatto, verso la finestra. Erano dal corridoio del secondo piano, rivolti per ¾ verso il prato e poi, a destra, si estendeva il lago.
"Che c'è?" Chiese Lily, preoccupata.
"Tu non l'hai visto? Là fuori, come un'ombra. Penso ci sia qualcuno nel parco." Disse Lupin.
I ragazzi continuarono a scandagliare il terreno, ma nulla si muoveva, a parte una luce nella capanna di Hagrid, il Guardiacaccia, ai margini del prato. Perfino la Foresta Proibita sembrava morta. Il cervello di Lily frullava frenetico. Ora che non era più distratta dalla conversazione si rendeva conto che aveva prestato troppa poca attenzione al compito di vigilanza. Remus era proprio bravo nel salvare sempre la situazione.
"Penso, potrei essermi sbagliato. Sembrava qualcuno di piccolo, tipo un ragazzo del primo o secondo anno." Disse dubbioso il ragazzo.
"Non lo so Remus, che senso avrebbe. Sono ancora tutti troppo spaventati, e sono piccoli. Non è che quei disgraziati dei tuoi amici ne stanno facendo una delle loro?"
"No, no me l'avrebbero detto. Non sono pazzi quanto sembrano: ci siamo accordati per uscire di notte il meno possibile e sempre tutti insieme." Disse lui, in tono serio.
"Che show di maturità" Rise lei
"Non conosci James Potter, sa diventare una mamma quando ci si mette"
Lily ridacchiò, chi mai poteva immaginare il giovane Potter, tutto sorrisini, bravate e capelli neri all'aria a dare raccomandazioni e... solo in quel momento Lily si rese conto che, forse, James, quell'anno, pareva così a suo agio proprio perché si comportava più in linea col suo carattere. Era da lui preoccuparsi per i suoi amici, farci più attenzione che a sé stesso, e ora stava riuscendo a estendere questa sua capacità al resto del mondo. Si ritrovò a sorridere suo malgrado. E poi la vide. Un'ombra correva nel prato.
"L'hai visto?"
"Sì, avevi ragione, è un ragazzino. Che facciamo? Non mi andrebbe di allertare tutti e terrorizzare a morte un undicenne sconsiderato."
"Senti usciamo a vedere."
"Remus ma..."
"Scintille rosse in aria mai avvenisse qualcosa, e ci teniamo a debita distanza dalla foresta"
Lily acconsentì.
***
Intanto nella camerata del sesto anno sulla torre di Grifondoro...
"Sirius, giuro che di oggi mi ammazzo" Declamò James Potter, capelli all'aria, occhiali storti, rosso come un pomodoro dalla vergogna. Perché doveva SEMPRE fare figure del genere SOLO quando Lily era nei paraggi.
"Oh, il povero, melodrammatico James Potter scoperto dalla sua amata a fare lotte di cuscini. Oh, Romeo, Romeo, stai forse per provare a lanciarti dalla finestra?"
"Va al diavolo e POLITIO" disse James, roteando la bacchetta. Tutta la roba sparsa per la stanza, che nei precedenti 10 minuti era stata smistata fra i suoi quattro possessori, iniziò a muoversi e a tornare a posto. I libri scolastici di Remus erano di nuovo in una pila, alta e pericolante, sul comodino; ecco che la raccolta di foto di Sirius tornava nel suo baule, con tutti i vestiti che Felpato aveva lanciato per aria; il letto di James si stava rimettendo a posto, coperte ben rimboccate; alcuni cuscini volavano per la stanza; e, infine, la raccolta di romanzi di James si riposizionava sotto il letto di Peter, nella nicchia formata dall'asse pericolante, dentro alla quale erano nascosti tutti i tesori dei malandrini. Là Remus lasciava le sue scorte di cioccolato post-plenilunio, Sirius vi nascondeva le lettere da suo fratello, Peter vi metteva tutto ciò che pensava potesse tornare utile nelle imprese future (tra cui buona parte degli ingredienti sgraffignati durante le ore di Pozioni) e James ci teneva, appunto, i suoi libri, un Mantello dell'invisibilità e la Mappa del Malandrino. Il mantello e la mappa erano le cose più preziose che i ragazzi nascondevano. Il mantello apparteneva alla famiglia Potter da generazioni e James lo aveva messo a disposizione per scherzi e imprese con gli amici, mentre la Mappa era stata creata da loro, tra il terzo e il quinto anno. Era una mappa completa di Hogwarts, passaggi segreti compresi, su cui apparivano anche cartellini che seguivano, etichettavano e marcavano tutte le persone che si trovavano al castello, rendendo semplicissimo sfuggire a insegnanti e vigilanti. I ragazzi la usavano soprattutto durante le lune piene, per recarsi al Platano Picchiatore indisturbati.
"Allora Black, facciamo un discorso serio: secondo te Lily quanto ha sentito? È un genio, quindi potrebbe aver addirittura già capito tutto, quindi che le vado a dire? Perché sono sfigato" chiese James sospirando. Lily lo aveva sempre colpito, coi suoi capelli di fuoco e gli occhi come smeraldi, ma solo alla fine dell'anno precedente, dopo che era stata insultata da Pivellus, aveva capito davvero quanto tenesse a quella ragazza timida, intelligente e leale. Si era reso conto all'improvviso che tutti i suoi comportamenti palesemente scorretti, non avevano fatto altro che allontanarla da lui. Aveva passato mezza estate a discutere con Sirius e Remus. Sirius sosteneva che lui avrebbe dovuto fare qualche grande gesto per conquistarla, ma a James questa idea non piaceva. Quel poco che sapeva davvero di Lily Evans era che lei preferiva persone timide, simpatiche, studiose, non perfette ma che comunque provavano sempre a fare la cosa giusta. Forse perché era così diversa da lui, forse perché era così bella, forse senza motivo e basta, se ne era innamorato perdutamente. Il fatto era che fino all'anno precendente, lui e i ragazzi erano dei veri e propri bulli, soprattutto con un certo ragazzino unticcio di Serpeverde. Che, disgraziatamente, era un grande amico di Lily. E, così come Lily e Severus avevano rotto un'amicizia di più di 10 anni, i ragazzi erano cambiati. Era partito tutto da James, come al solito. Durante l'estate aveva deciso che voleva far vedere anche a scuola la sua parte migliore e che, forse, la loro piccola elitè poteva cambiare, potevano iniziare a difendere dai bulli piuttosto che esserlo. Potevano fare ancora scherzi in grande, e alla grande, ma senza quella parte di cattiveria che aveva sempre disgustato Remus e che, ultimamente, aveva iniziato a corrodere James, facendolo sentire sporco, sbagliato. Ovviamente Sirius non era d'accordo. Non era un ragazzo cattivo, ma faceva fatica, visti anche tutti i suoi casini in famiglia, e hogwarts era l'unico posto in cui poteva sentirsi importante, essere qualcuno. E, poi, crescere con i Black non faceva esattamente bene, soprattutto dal lato dell'inclusività. Ma, comunque, dopo un mese di silenzio ostinato verso gli altri, Sirius era tornato, ma senza spiegare nemmeno a loro cosa gli aveva fatto cambiare idea. Peter, come sempre, prendeva le parole di James come oro colato, e ciò faceva decisamente bene all'autostima di Potter. E Remus, James non credeva di averlo mai visto così tanto a suo agio in tutti i loro anni di amicizia.
Si erano conosciuti tutti il primo giorno di scuola, il 1° settembre 1971. Sirius e James avevano iniziato a chiacchierare sul treno, e James lo aveva sostenuto quando si erano resi conto che tutta la famiglia Black l'avrebbe odiato per essere finito in Grifondoro, erano tutti Serpeverde, purosangue e antibabbani. Probabilmente Sirius gli piaceva proprio perché era così diverso, anticonvenzionale e... semplicemente se stesso sempre. Remus, al contrario, era fuori di sé. La luna piena sarebbe stata solo 4 giorni dopo, e aveva una paura terribile. In più, non era mai stato con altri ragazzi della sua età, e questo lo spaventava a morte. Così avevano passato la prima notte a consolarlo e Peter si era aggiunto a loro.
Da quel giorno erano inseparabili.
"Oh Ramoso, se c'è una cosa che dovresti aver imparato da me è che non sono mai serio." Ridacchiò Sirius.
"Non credo abbia sentito molto, l'avevo sentita salire le scale, penso sia arrivata mentre Remus vi urlava contro" sussurrò Peter.
"Peter, per le mutande di Merlino, AVVERTIRCI?!!" Gridò Sirius, tendeva a non moderare molto le sue reazioni.
"ehm, io, cioè, veramente, non pensavo che, cioè, dunque" Tentava di spiegarsi Peter fra i balbettii.
"tutto bene Coda, non potevi sapere che era lei" Lo calmò James.
"Anche se il grande James Fleamont Potter potrebbe riconoscerla anche solo dai suoi leggeri, teneri passettini da..." Iniziò Sirius, imitando il solito tono sognante di James quando parlava di Lily.
"CHIUDI IL BECCO BLACK" urlò James diventando ancora più color porpora.
"Oh Jaime, abbiamo la luna storta oggi?" Ecco che tornava quel finto tono accondiscendente. Perché parlare con Sirius era SEMPRE così difficile se era di malumore, e poi quella sera c'era la luna piena.
"No, ma certamente ce l'ha Remus. Ha avvertito la McGranitt che dovrà lasciare i pattugliamenti alle undici, la luna sorge un quarto d'ora dopo. Quindi voi due vi nasconderete sotto al mantello e lo raggiungerete alla Stamberga." James era sempre stato il cervello dei malandrini, per quanto il vero studioso fosse Remus e il vero genio Sirius.
"Ok, e tu? Non mi sembra che tu ti sia incluso nel piano"
"Ecco" sussurrò James arrossendo "SeRemussidevenascondereLilyrimanesolae..."
"Puoi smetterla di sussurrare e mangiarti le parole e iniziare a parlare come mangi? Non ringraziarmi" Ecco, era questo uno dei motivi per cui adorava Sirius.
"Evans rimane da sola se Remus va a trasformarsi" affermò James.
"E quindi hai organizzato il tutto per stare da solo con lei, ingegnoso non c'è che dire. Hai intenzione di invitarla al ballo?"
"Per ora ho intenzione di non farmi cacciare via. Sai com'è: POTTER DOVRESTI ESSERE A LETTO, vuoi farti espellere? Farmi espellere? Sparisci." Disse James imitando il tono di Lily, che li aveva beccati, due notti prima, a sgattaiolare nella dispensa di Lumacorno. Peccato che solo James era fuori dal mantello dell'invisibilità e si era dovuto subire due giorni di prese in giro dagli altri tre.
Così i tre ragazzi continuarono a scherzare, stravaccati sui letti del loro dormitorio, ormai in ordine.
***
Intanto, nel prato, i due prefetti stavano morendo di freddo e, in un quarto d'ora, non avevano ancora trovato nulla.
"Altre idee? Abbiamo fatto quattro volte il giro del prato, ispezionato la riva del lago e il limitare della foresta, rivoltato le serre e non abbiamo trovato o visto nulla." Disse Lily saltellando da un piede all'altro e sfregandosi le mani. Si malediceva per non aver pensato a portarsi dietro almeno una maglia, nella sola divisa scolastica faceva ancora troppo freddo. Dopotutto erano a dicembre, e le prime gelate non avrebbero tardato.
"Non so, potremmo rientrare, non abbiamo visto neppure un impronta e non mi va di gelare ancora" Disse Remus, lanciando un ultimo sguardo indagatore verso la foresta. Dopotutto quella sera ci sarebbe stata la luna piena, se lo sentiva nelle ossa. Odiava la luna, odiava il lupo e il doversi trasformare, ma era contento di poter avere i suoi amici vicino. Avrebbero ricontrollato la foresta da trasformati, anche se non era molto sicuro. Ma dopotutto, tentava di convincersi, chiunque si trovasse nella Foresta di notte non poteva avere buone intenzioni. E poi ci sarebbe stato Sirius che avrebbe, di certo, impedito al lupo di far del male a chiunque, ormai aveva imparato la lezione. Anche perché, se no, Remus non se lo sarebbe mai perdonato. I ragazzi risalirono per il prato e rientrarono nel castello. Ah Remus capiva James, Lily era proprio carina con le guance e il naso arrossati dal freddo. Sperava proprio che il suo amico non facesse casini, quella sera. Remus aveva notato gli sguardi veloci di Lily rivolti verso James durante le lezioni, la cena, nella sala comune e si era convinto che Ramoso potesse davvero avere un'opportunità. Per questo motivo aveva convinto la mcGranitt a lasciarlo andare al pattugliamento e a farsi sostituire alle undici da James.
"Lily stavo per dimenticarmi di dirti che stasera devo staccare un'ora prima e che mi sostituirà James"
"Cosa?!" Lily era caduta dalle nuvole, non si aspettava di passare un ora da sola con Potter e, per quanto fosse sicura che non l'avrebbe messa nei guai (dopotutto anche lui si rendeva conto che i pattugliamenti, per quanto noiosi, erano necessari, come aveva declamato in sala comune non appena si era saputo, e che lei non gli avrebbe permesso di fare pasticci) si sentiva a disagio. Com'era possibile che improvvisamente si vergognasse tanto della sua uniforme stropicciata? Perché quel rossore le stava risalendo velocemente le guance? Che diavolo avrebbe detto a Potter quando si fosse presentato? Perché da quasi tre mesi guardarlo le faceva sentire le farfalle nello stomaco? Perché udire la sua voce nei corridoi le faceva sempre alzare lo sguardo? Perché, le poche volte in cui si erano parlati senza prendersi in giro, come la notte del primo settembre, si era sentita così speciale? In teoria la risposta sarebbe stata semplice ma... lui era James Potter e, per quanto fosse cambiato, le ricordava ancora il bullo dei cinque anni precedenti. Solo dopo dieci secondi di vergognoso silenzio, si rese conto che non si era ancora posta la domanda più importante: perché i due avevano dovuto fare scambio? Il fatto era che Remus si era chiuso in un'espressione indecifrabile, come faceva sempre quando era a disagio, quando non sopportava ciò che i suoi amici stavano facendo o quando si perdeva nei suoi pensieri. Lily non aveva ancora deciso se credere che era un lupo mannaro, come sosteneva Severus, o no, ma sapeva che nell'infanzia di quel ragazzo alto e allampanato doveva esserci qualcosa di terribile. Bastava guardarlo in faccia con attenzione per notare le cicatrici, ormai vecchie e sbiadite, che lo attraversavano come lame. Lily capì all'improvviso che avrebbe avuto risposte un altro giorno, ora lui era troppo turbato, e lei non voleva rischiare di farlo stare peggio e SBANG
"AHHHH" Remus era andato a sbattere contro una delle armature che circondavano i muri dei corridoi del piano terra.
"Remus avrai svegliato come minimo TUTTO IL CASTELLO" gli disse Lily, scagliando un lieve incantesimo per rimettere a posto il danno.
"Scusa io, ero...credo...mi sono perso nei miei pensieri vero?" Chiese Remus, dal pavimento.
"non più di me" ridacchiò Lily aiutandolo ad alzarsi.
In quel momento un pendolo nella classe più vicina battè le dieci e mezza.
"Oddio è già passato così tanto tempo?!" chiese Remus.
Anche Lily era stupita. Era incredibile come volava il tempo con Remus. Avrebbe voluto davvero conoscerlo meglio. Era convinta che avrebbero potuto essere buoni amici. E, forse, perché no, anche gli altri potevano essere cambiati.
"Remus, scusa ma, sei pallido, e tremi. Sei sicuro di stare bene?"
"Sicurissimo, credimi" rispose Remus, in modo davvero poco convincente. Stavano risalendo le scale al primo piano e svoltando nel corridoio. Continuarono a chiacchierare a mezza voce per un po', facendo attenzione a lanciare occhiate furtive fuori dalle finestre, quando qualcuno saltò fuori dal fondo del corridoio.
"come va, gente?" Urlò James Potter
"James sei pregato di non fare casino" gli bisbigliò Remus di rimando.
"Sai Lunastorta, non credo di esserne capace." Rise James.
Lily era ammutolita. Non era ancora riuscita a farsi dire da Remus chi avrebbe invitato al ballo, e nemmeno perché doveva andarsene a metà serata, ma non le sembrava poi così importante. James sembrava non credere nell'utilità della divisa scolastica e se ne stava là, in piedi, in pantaloni della tuta verdi e mantello nero (probabilmente l'aveva buttato all'ultimo sul pigiama per non morire di freddo), in mezzo al corridoio. Dio, solo per lui un accostamento così poco azzeccato poteva risultare adorabile, si ritrovò a pensare Lily. Aveva i capelli neri sparsi in tutte le direzioni, come al solito; gli occhi nocciola scandagliavano il corridoio, ma erano come persi dietro una qualche delle sue belle pensate; la bocca sottile, sempre tesa in un sorrisino ironico. Era come se fosse sempre stato lì e, allo stesso tempo, spiccava sui muri di mattoni del corridoio. Si chinò velocemente per sussurrare qualcosa all'orecchio di Remus, che gli si era avvicinato. I due si fissarono per qualche secondo, in piena sintonia. A Lily sembrava sempre che quei quattro ragazzi fossero capaci di leggersi nel pensiero. Poi Remus la salutò e svoltò a destra, per tornare nella torre di Grifondoro.
"Siamo silenziosi oggi, Evans?" la apostrofò bonariamente lui.
"Il silenzio è un dono, non romperlo come fai sempre con TUTTO, Potter" gli rispose Lily, quasi in difensiva. E lo guidò verso l'ala est della scuola, dove non avevano ancora guardato.
***
Remus, intanto, si era fermato all'imboccatura delle scale, di fianco a un grande arazzo.
"Ehi Felpato?!"
"Che si dice Lunastorta? Io e Coda ti aspettiamo da un pezzo. Sia com'è fatto James... abbiamo rimesso a posto la stanza e poi siamo scesi in anticipo. Come stai? Abbiamo qui mantello e mappa, dovremmo andare." Gli sussurò una voce al di là dell'arazzo.
"Lumos" disse Remus infilandosi dietro di esso. La scena che gli si parò davanti avrebbe, probabilmente, stupito chiunque, tranne i ragazzi. Nel buio emergeva solo la testa di Sirius, il volto sempre ridente e i lunghi capelli, che avrebbero dovuto ricadere a altezza spalle, sparivano nel nulla. Anche il suo braccio spuntava dal niente e teneva in mano la bacchetta, anch'essa accesa dal Lumos. In testa aveva anche un topo, spelacchiato, col pelo collor rossiccio smunto. Anche Remus si infilò sotto al mantello dell'invisibilità, spensero le bacchette e si nascosero completamente. Peter si spostò dalla testa di Sirius alla spalla di Remus. La sua era la forma più comoda, con lui potevano spiare professori, trovare nuovi passaggi, controllare se la strada era libera e, soprattutto, bloccare il Platano.
I malandrini non erano un gruppo elitario e particolare non perché volessero escludere o "praticare lo snobismo purosangue", come piaceva dire a Sirius, loro quattro dovevano nascondere un segreto. Remus era stato morso da un lupo mannaro aveva 4 anni, e all'inizio temeva di non poter nemmeno andare a scuola, si vedeva come un pericolo ambulante. Poi il preside, il Professor Silente, con un piccolo espediente, era riuscito a garantirgli un posto a scuola. Era stato piantato un albero, il Platano Picchiatore, che si muoveva come se avesse un'anima propria e scacciava chiunque si avvicinasse alle sue radici. E proprio sotto le radici dell'albero si trovava una galleria (accanto a un nodo particolare che se schiacciato bloccava l'intera pianta) che portava a una casa nella periferia di Hogsmeade, la città più vicina a Hogwarts, abitata completamente da maghi. Era la Stamberga Strillante ed era ritenuta da tutti "la casa più infestata della Gran Bretagna", anche se le grida che provenivano dalla casa venivano, in realtà, dalla sofferenza di Lupin, trasformato nelle notti di luna piena. I suoi tre ragazzi avevano scoperto tutto al loro Secondo anno, e non avevano abbandonato il loro amico, anzi: James aveva messo a loro disposizione il suo mantello dell'invisibilità, tutti insieme avevano creato una Mappa spettacolare e, solo dall'anno precedente, erano diventati Animagus, potevano cambiare forma. Era stato un processo lungo e pericoloso, Peter c'era riuscito solo grazie a tutto l'aiuto di James e Sirius, ma ce l'avevano fatta. Dopotutto erano gli studenti di Trasfigurazione più brillanti della scuola. James si trasformava in un cervo, Sirius in un cane nero (capaci di bloccare insieme anche un lupo mannaro adulto) e Peter in un ratto (che aveva il compito di bloccare il Platano). Con i suoi amici Remus si sentiva più umano, i lupi mannari attaccavano solo le persone e, quindi, poteva vivere meglio quelle sue terribili trasformazioni. Anche i loro soprannomi erano derivati dai "loro animali" (Ramoso, Felpato, Codaliscia e Lunastorta).
I tre scesero per il passaggio segreto dietro il ritratto, uscirono nel corridoio del primo piano, scesero all'ingresso e uscirono nella notte fredda. Per strada Remus li aveva informati a mezza voce dell'ispezione in giardino e di alcune conversazioni con Lily. Una volta arrivati alla Stamberga, Sirius iniziò a trasformarsi, Remus era più a suo agio se gli altri erano già animali, quando si trasformava, non rischiava di fare del male alle poche persone che lo accettavano per ciò che era. Mancavano 10 minuti al massimo. Sirius gli si accoccolò vicino, era molto più tenero come cane, anche se Remus era convinto che avesse questa tenerezza e gentilezza intrinseca anche come umano, solo riusciva a nasconderle meglio. Peter si sedette sulla spalla dell'amico. Remus avrebbe voluto poter fermare quel momento, odiava trasformarsi, era terrorizzato: rischiava seriamente di fare del male ai suoi migliori amici, e loro lo prendevano quasi come un gioco, a fin di bene, ma Remus stava iniziando a rendersene conto. In più faceva male, un male terribile, e lui non poteva fermarlo. Ecco, la luce della luna iniziava a entrare dalla finestra. Una morsa di terrore stava stringendo Remus, mentre osservava la stanza, brutta, polverosa e semidistrutta, illuminarsi pian piano. Sirius iniziò a uggiolare e gli appoggiò il muso in grembo. I ragazzi sentivano quando stava male, e c'erano sempre per aiutarlo. Si alzò in piedi, per far finire l'agonia, e si espose alla luce. E all'improvviso era come se un drago si fosse risvegliato, sotto alle cicatrici, nella sua pelle, dentro di lui. E si apriva una strada verso la luna. Era come se un animale feroce gli stesse strappando gli organi, la pelle, l'anima, da dentro. Sentiva il pelo crescere, il volto allungarsi, i vestiti strapparsi, come se si vedesse attraverso un velo, come se il suo corpo fosse più lontano. E ogni secondo il lupo diventava più forte, grande e grosso. Remus si sentiva urlare da lontano, il dolore, i morsi, tutto spariva. C'era solo più il lupo, e la luna che lo chiamava.
***
Lily era stupita. Era felice, erano passati 45 minuti al massimo e non si era mai sentita così tanto a suo agio in tutta la sua vita. Remus aveva ragione, come al solito, d'altronde. James era stato gentile, e divertente, incredibilmente responsabile, e... bello. Lily era allibita da sé stessa, da quando in qua rimaneva così concentrata su qualcuno da perdere connessione con la realtà? Dopo i primi dieci minuti di imbarazzo generale, almeno da parte della ragazza (Lily era convinta che, nel vocabolario di James, l'imbarazzo non esistesse). E poi, ora, si sentiva a suo agio, si sentiva come se tutta l'attenzione di James fosse solo per lei, si sentiva speciale, come credeva che non si sarebbe mai sentita. Tra una chiacchierata e l'altra, continuava a guardare fuori, temendo di rivedere un'ombra, come prima. Poi, proprio mentre controllava la classe di Trasfigurazione, udì una specie di flebile lamento.
"Evans, hai intenzione di muoverti, o quella porta ha qualcosa di particolarmente sexy che io non avevo notato?" Esclamò James, avvicinandosi.
"Non l'hai sentito?" Gli disse lei.
"Io" iniziò a dire James, ma poi si zittì improvvisamente. Stavolta l'aveva udito pure lui.
I ragazzi si guardarono negli occhi, e in sincronia si nascosero dietro a una piglia. Il lamento, come un sospiro, si avvicinava. James stava facendo una faccia strana, confusa, come se morisse dalla voglia di fare qualcosa che non poteva o doveva fare. E poi, una figura traslucida, trasparente e argentea passò fluttuando nel corridoio. Era solo uno dei fantasmi della scuola.
"è la Dama Grigia" disse James, in un flebile sussurro.
"Chi?" chiese Lily, sorpresa, non l'aveva mai vista.
"Il fantasma di Corvonero. Dicono che fosse una bellissima donna, ma che il suo amante la uccise, perché lei era fuggita da lui. Così ora passa le sue notti a piagnucolare per il castello" Spigò lui. Dio, quant'era bello quando si concentrava! Lily era stupita dal miele che aveva circondato i suoi pensieri, ora, su di lui.
"E tu come sai tutto ciò? Passi il tuo tempo libero a scrivere biografie di fantasmi?"
"Nah, l'ha scoperto Remus, a lui tutti raccontano sempre tutto, è così facile fidarsi di lui. Spero stia bene..." Sussurrò, preoccupato.
"Stava benissimo un ora fa. Anzi, perché ha staccato prima?" Chiese lei, con nonchalance.
"Lily guarda" Esclamò James, improvvisamente rosso in volto. Si stava maledicendo internamente per aver lasciato uscire così tanto, l'indomani Lunastorta l'avrebbe ucciso se Lily avesse fatto altre domande.
"Cos'è, un raduno di fantasmi?" Chiese Lily. La dama era seguita da un cavaliere senza testa, poi dal Frate Grasso, il fantasma di Tassorosso. Pochi secondi dopo, altri due o tre fantasmi emersero dalle mura. I ragazzi erano allibiti. Sul corridoio stava scendendo un silenzio gelato, freddo, come la morte.
"Brrr, ma che succede?" Chiese James.
"Non ne ho idea Potter" Disse Lily, cominciando ad arretrare lentamente
"Chi va là?" Chiese un fantasma alto e decapitato.
"Ci sono due giovani" "Due vivi" "Nella note dei morti" "Morti" "Morti" "Vivi"
I fantasmi avevano iniziato ad avvicinarsi, cantilenando. Lily era terrorizzata. Poche cose la spaventavano davvero, e i fantasmi, ne morti ne vivi, erano una di queste. A lei piacevano le cose nette, chiare, precise e la morte... le metteva su un brivido, di paura. La ragazza indietreggiava sempre di più, fino a quando...
"Ahi, grazie Evans, era il mio piede quello. Ehi stai treman... ASCOLTATEMI BENE GENTE, NON SO CHE RAZZA DI RITO SATANICO ABBIAMO INTERROTTO, NON ERA NOSTRA INTENZIONE, ORA SE CORTESEMENTE VI LEVATE, NOI LEVIAMO LE TENDE" Disse James, cercando di passare avanti, farsi largo, senza toccarli. Passare attraverso a un fantasma per sbaglio era davvero spiacevole, ti sentivi come se qualcuno ti avesse rovesciato una secchiata d'acqua e ghiaccio in testa. Ma i fantasmi non si mossero. Lily si era schiacciata contro il muro. James ci rinunciò e le venne vicino.
"Tieni, vedrai i morti non ci possono fare nulla, poi andiamo a cercare la McGranitt per chiederle che sta succedendo." Le disse il ragazzo, davanti a lei in modo quasi... protettivo? Offrendole il suo mantello.
"Gr-grazie io..." Tentò di dire lei, ormai schiacciata contro il muro.
"EHI NON MI AVETE SENTITO PRIMA?!" Ritentò James.
E a quel punto una voce si levò dalla folla. "Lasciateli, sono due giovani Grifondoro, per i pattugliamenti scolastici, non sono stati loro" Era sir Nicholas Mismy de Pompignon, il fantasma di Grifondoro. Dopo averlo sentito i fantasmi si zittirono e aprirono un varco. I ragazzi se ne andarono di corsa, seguendo Nick Quasi senza testa (era il soprannome bonario che gli era stato dato dai giovani studenti, perché il fantasma aveva solo più due tendini che tenevano la sua testa attaccata al collo).
"Sir Nick, grazie, che diavolo succede" Chiese James, più tranquillo.
"Qualcuno ha messo in atto una potente magia, i fantasmi la sentono perché risveglia i loro simili, la sento anche io, ma sono mooolto vecchio e faccio in modo che non intacchi la parte di anima che ho ancora su questa terra" Spiegò Sir Nicholas.
"Che genere?" chiese Lily, che tremava ancora.
"Mi scusi signorina."
"Che genere di magia?"
"Beh, ragazzi, sapete bene della guerra in atto, temo che qualcuno abbia pensato di usare i morti per attaccare. Non mi guardi così, non noi fantasmi incorporei. Stanno creando degli Incubus"
"ma è terrificante" esclamò James "Il Ministero non farebbe mai una cosa simile, e ah"
"Non credo che sia stato il Ministero a crearli. E ora scusatemi ragazzi, ma vado a calmare gli altri, avvertite un professore. I fantasmi si calmeranno all'alba" e detto ciò sir Nick svanì dietro a un arazzo.
"Oh Lily, tremi ancora" disse James, preoccupato
"Cos'è un incubus? Sono cresciuta tra i babbani e..." Chiese Lily, rossa di vergogna, per essersi lasciata spaventare così tanto da cose che non le potevano fare nulla e... e perché James non la chiamava mai per nome.
"Un incubus è un morto risvegliato, non ha anima, viene "animato" dai desideri del suo padrone, è terribile, se i Mangiamorte iniziano davvero a scatenarci contro i nostri morti, non so..."
"è ORRIPILANTE. Andiamo dalla McGranitt, tanto il turno dopo di noi è il suo, le spieghiamo tutto." Propose Lily.
James le lanciò un'ultima occhiata, e poi si diressero verso l'ufficio della Professoressa.
***
Mezz'ora dopo, avevano spiegato tutto ai direttori delle quattro case di Hogwarts, avevano mostrato loro il corridoio dei fantasmi ed erano stati rispediti a letto. Si erano salutati nella sala comune di Grifondoro, e Lily era ormai seduta sul suo letto, quando si era resa conto che si stava ancora stringendo addosso il mantello di James. Si ripropose di riportarglielo l'indomani e si preparò per dormire.
***
Intanto, James era uscito nuovamente dal buco del ritratto, si era infilato nel passaggio segreto dietro all'arazzo, era arrivato al piano terra ed era uscito nella notte. Facendo attenzione a non farsi notare dalle finestre del castello, si era infilato nel buco alle radici del Platano Picchiatore e stava camminando nel cunicolo, per arrivare alla Stamberga. Iniziava già a sentire gli ululati del lupo e i guaiti di Sirius, il giovane Black cercava sempre di far sentire a suo agio il loro timido amico, anche quando era trasformato. Un topolino gli venne incontro.
"Ehi Pete, mi trasformo allo sbocco della galleria" Il topo gli annuì e gli si arrampicò su una spalla. L'ultimo pensiero di James, prima di entrare nella Stamberga e di trasformarsi in un cervo per il resto della nottata, fu per Lily, per il suo bellissimo sorriso, comparso tutte le volte che lui era riuscito a farla ridere durante quella serata, e per la morsa allo stomaco che aveva provato nel vederla spaventata dai fantasmi, lei che pareva non avere mai paura di nulla.

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