capitolo 49

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Jaeden Pov's

<Si prega la gentile clientela di spegnere le apparecchiature elettroniche e di allacciarsi le cinture, per qualsiasi evenienza...> la voce della hostess, ovvero mia madre, continuò a parlare, ma io non ascoltai.

Mi appoggiai al finestrino coprendo la testa con il cappuccio della felpa per non fare vedere i graffi che avevo sul viso e guardai fuori.





Mezz'ora prima

Misi una mano sul punto colpito e guardai mio padre con gli occhi lucidi <Se noi ti diciamo una cosa tu la devi fare, chiaro? Sono stanco di queste tue insoburdinazioni.
Forza, prendi la tua valigia e muoviti. Dobbiamo essere in aeroporto entro un quarto d'ora.> detto ciò rientrò in casa ed io lo seguii trattenendo le lacrime.

Corsi su per le scale fino ad arrivare al bagno, ignorando i continui richiami di mia madre.

Mi guardai allo specchio e vidi il segno che lo schiaffo di mio padre aveva lasciato; il labbro inferiore tremò mentre sfioravo quel punto con le dita.

Il mio respiro incominciò a farsi più pesante e mi sciacquai il viso cercando di non scoppiare a piangere.

Continuai a respirare sempre più velocemente mentre mi lavavo le mani con forza.

Sentii i singhiozzi risalirmi su per la gola, così Serrai le labbra, ma alla fine delle lacrime solcarono il mio viso.

Le mani iniziarono a tremare e allora mi misi a guardarle. È così difficile reprimere le urla che vorrei fare uscire. Misi le mani nei capelli prendendo a tirarli bruscamente scendendo poi fino al viso. Lì mi fermai a guardare un attimo la mia figura riflessa davanti a me ed emisi un verso disgustato cominciando a graffiarmi la faccia.

Ero arrabbiato. Tutte le emozioni che provavo in quel momento, tristezza, paura, terrore, malinconia, erano così negative da unirsi a formare la più brutta che conoscessi: la rabbia.

Rabbia verso mio padre, verso la mia vita, verso la mia famiglia, ma soprattutto... Rabbia verso di me!

Scesi le scale con le valigie in mano e il viso basso.

I miei genitori erano già in macchina insieme a Jovi ed Hayes.

<Forza Jaeden, manchi solo tu!> mi richiamò Sydney uscendo dalla cucina.

Io non dissi nulla, continuai a camminare mentre lui alzava un sopracciglio <Che cosa hai fatto alla faccia?> chiese vedendo tutti i miei graffi e il segno lasciato da papà.

<Sono inciampato e ho sbattuto contro la porta.> risposi con un tono di voce basso senza alzare lo sguardo.

<Certo che non sai neanche camminare!> e rise.

<Hai ragione. Faccio schifo in tutto.> lo assecondai, ormai stanco di lottare.

Syd rimase un attimo interdetto. Ovvio, è più divertente se rispondo, così può prendermi ancora più in giro, ma non ce la facevo più, stavo cedendo.
Poi si riprese e tornò all'attacco <Bhe, almeno lo hai capito!>

<Già lo sapevo.> mormorai prima di uscire di casa per lasciare le valigie nel portabagagli.




Mezz'ora dopo

Riaprii gli occhi. Fuori dall'aereo si vedevano tutti gli edifici che mano a mano si facevano sempre più piccoli, questo lo rendeva ancora più reale.
Poi i palazzi svanirono lasciando spazio alle nuvole bianche.

Mi chiesi se i miei amici fossero laggiù. Mi chiesi se sarebbero stati bene, o se li avrei rivisti prima di cinque mesi.

Ora era ufficiale... Ero andato via!

I'm In Love With You! || JyattDove le storie prendono vita. Scoprilo ora