Notte

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Premessa (che forse tanto premessa non è).
Sono passati quasi nove mesi da quando ho iniziato a scrivere Lux, e, considerando quanto io tenda a stancarmi facilmente, ad aprile non mi aspettavo di arrivare al trentesimo capitolo, così come non mi aspettavo di scrivere la parte che darà la prima svolta alla storia. Forse essa è troppo importante per essere scritta di getto, completamente all'oscuro della luce del giorno, forse è diversa rispetto a come l'avevo immaginata mesi fa, forse tornerò a lavorarci sopra, prima o poi. Intanto è qua, perché sono giunta alla conclusione che né io, né Francesco e né Axel ci abbiamo capito qualcosa, quindi, in ogni caso, non sarei capace di fare altrimenti.
Attribuite la responsabilità del bisogno di affetto di Axel al fatto che a Natale siamo tutti più buoni <3

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Devil town is colder in the summertime
I'll lose my mind at least another thousand times
Hold my hand tight, we'll make it another night
I still get a little scared of something new
But I feel a little safer when I'm with you
Falling doesn't feel so bad when I know you've
fallen this way too
-Devil town, Cavetown

Sarà stata la luce che illuminava Axel da sinistra, sarà stata la brusca consapevolezza di avere puntate addosso tutte le attenzioni del ragazzo, ma Francesco continuò a ridere. Rideva perché Axel era diventato dello stesso colore delle gelatine alla fragola, rideva perché non avrebbe saputo cos'altro fare e rideva perché la notte era troppo silenziosa per coprire le piccole implosioni di caos che gli scoppiettavano, come pop-corn impazziti, nella pancia.

<E allora vaffanculo, senti. Mangiati il tuo.>

Axel si voltò e passò le labbra sul gelato. Il fatto che si atteggiasse disinvolto portò Francesco al culmine di quella strana e divertita elettricità.

<Io non ho fatto niente.>

Axel puntò, di nuovo, i due occhi azzurri su di lui. Sorrideva, ma fu difficile per Francesco scorgere, in fondo alle pupille, un senso di malinconia. Come se stesse vivendo la versione scolorita e sbiadita di un sogno che si sarebbe realizzato solo per metà.

Due bambini percorsero, rapidi, la strada che scivolava sotto di loro. Il gatto, non distante da Axel, sollevò appena la testa per seguire la loro traiettoria.

Anche il ragazzo biondo osservò lo scatto del felino, solo per distogliere lo sguardo dal confronto con un volto che non sarebbe stato in grado di scrutare a lungo. In verità, Axel avrebbe voluto fermare il tempo. Se avesse potuto, si sarebbe bloccato, su quegli scalini in pietra cosparsi di piccoli fiumi d'erba, per sempre. Sopportava sapere che Francesco non avrebbe mai potuto provare per lui ciò che egli sentiva, ogni secondo, più vivido sotto la pelle, ma odiava il fatto che l'altro non facesse nulla per evitare la crescita di quel sentimento che, da germoglio, spingeva per diventare fiore.

Come se non lo sapesse, pensò.

Cretino.

L'altro seguì lo sguardo di Axel e si focalizzò sul gatto, tornato ad appallottolarsi beatamente.

<Secondo te a cosa pensa?> Francesco indicò il muso dell'animale, sollevando l'indice quanto bastava per rendere l'idea.

Axel giunse alla conclusione che o è etero al cento per cento ed è convinto che tutti siano come lui, o è scemo e basta.

Francesco tornò a guardarlo, Axel sentì i due occhi color legno conficcarsi nella pelle. Pensò che fosse meglio formulare qualche frase, possibilmente di senso compiuto, ed evitare di far parlare il silenzio.

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