Stonewall

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<Non voglio sapere se è vero o no. Sono probabilmente l'ultima persona al mondo che dovrebbe pretendere di saperlo, Francesco. E anche tua madre non dovrebbe pretendere nulla. Non ha il diritto di farlo. Come noi così il resto del mondo.>

La donna lo guardava e lui guardava il pavimento.

Le mattonelle rimpicciolivano a vista d'occhio, a Francesco veniva da vomitare.

<E lo sai che ti voglio bene. Ti conosco da quando eri minuscolo e adesso quanto sei alto? Uno e ottantaquattro? Ottantatré? Saremo sempre dalla tua parte, Francesco, lo sai. E anche tua madre. Ti sta solo aspettando, vuole soltanto parlarti, per chiarire.>

Era brutta, l'apatia. Non sentire assolutamente niente, lasciar dire agli altri le parole che suppongano siano le tue.

Si chiedeva come avesse fatto ad illudersi di aver cambiato qualcosa. Di aver protetto Eva, di meritarsi l'amore di Axel.

Si chiese perché essere Effy fosse così difficile.

<Se non mi dici niente non posso aiutarti.> La donna spostò la sedia accanto alla sua e si chinò verso di lui. Attese che Francesco reagisse, che il battito accelerato del suo cuore si traducesse in una frase.

<Francesco, ti prego, dimmi qualcosa.>

E lui sorrise.

E le lacrime del cuore lo soffocarono.

<Va tutto bene.>

<Non va tutto bene.>

<Non mi importa quello che dicono. Possono pensare qualsiasi cosa. Non mi importa.>

Era straordinariamente facile sorridere quando qualsiasi cosa andava a rotoli. Nessuno aveva deciso che si sorride solo quando si è felici. Magari esistono quelle persone che funzionano al contrario e che sorridono quando gli occhi piangono aria. Magari Francesco era una di quelle.

<Sono sicura che Ilenia pensa lo stesso.>

<Credo anche io.> Bugia.

Bugia enorme.

Bugia carina, fiorellini tenuti insieme da un laccio rosso. Narcisi, margherite, gigli, viole, rose.

Le mattonelle della cucina erano beige. Francesco le guardava, chiedendosi quante fossero. Provò a fare una stima, ma non ci riuscì.

Sentì gli occhi gonfiarsi, provò a calmarli, a farli stare zitti. Ci provò, non seppe mai se ci fosse riuscito o no.

La madre di Eva gli passò una mano sulla guancia, lo accarezzò. Francesco odiava quando le persone erano così terribilmente gentili con lui. Avrebbe preferito che nessuno lo notasse. Che scomparisse anche agli occhi più buoni del mondo.

<Comunque è molto carino.>

Francesco pensò che fosse da ipocrita dire Non voglio sapere se è vero o no e poi uscirsene con È molto carino. Dava per scontato che fosse vero. Era ovvio. Tutti lo davano per scontato. Anche sua madre.

Ma Francesco non si arrabbiò. Guardò la donna e sorrise appena: <Anche troppo.>

Lei scosse la testa: <È fortunato, Francesco. Non ti rendi nemmeno conto di quanto.>

<Sono un fidanzato peggiore di quanto tu possa immaginare.>

Francesco sganciò la bomba senza neanche accorgersene.

La donna sorrise ancora.

Perché accidenti sorride sempre?

<Sei un ragazzo coraggioso. Non tutti avrebbero fatto quello che hai fatto tu.>

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