<Mi fai un favore?>
<Mh.>
<Mi spieghi perché stavate facendo un festino in mezzo al nulla?>
Axel stava seduto sul bordo di un tavolino da pic-nic in legno, facendo ciondolare le gambe avanti e indietro. Teneva ogni tipo di emozione chiusa in un cassettino del suo corpo e Francesco non aveva francamente idea di dove si nascondesse.
<Non lo so. Hanno fatto tutto loro. Io sono venuto solo perché me l'ha chiesto Lukas.>
Francesco non lo disse, ma Axel non gli sembrava affatto il tipo di persona che faceva quello che gli altri gli chiedevano. Tuttavia era perfettamente consapevole di non conoscerlo a sufficienza, per questo si trattenne dallo sparare sentenze avventate.
In quell'istante, Eva scoppiò in una risata scomposta, il vestito nero a coprirla in un modo spaventosamente precario. Era vicina a Lukas, mentre Lara sedeva appoggiata allo stesso tavolino su cui stava Axel. Lui, nel sentirla, sollevò gli occhi di scatto, illuminandosi per un istante della luce sprigionata dalla torcia del telefono che teneva costantemente accesa. Francesco non gli chiese perché lo facesse, nonostante gli sembrasse strano. C'era un lampione, ed era sufficiente. Non serviva anche la torcia. Creatura contraddittoria.
Eva continuò a ridere e Lukas le si avvicinò di un passo, quindi lei fece appello a tutte le sue forze e si tirò in piedi, per poi saltellare verso Francesco. Lui, inevitabilmente, sorrise.
<So cosa mi vuoi dire.> Gli si sedette accanto, su una panca di pietra non lontana dal tavolino da pic-nic.
<Che sei una deficiente.>
<Sono una deficiente.>
Eva sorrise e si scansò i capelli dal volto, con un gesto talmente naturale da non poter sembrare vero.
<Perché non sei venuto con noi?>
<Sono venuto con voi.>
<Tardi, però. Perché non volevi venire?>
Eva chiuse gli occhi e inclinò la testa all'indietro. Lo faceva spesso anche da sobria, quando doveva riorganizzare le idee e creare dal niente qualcosa che avesse un senso. Francesco pensò che fosse l'anima più bella del mondo.
<Non mi diverto se non vieni tu.> Eva aprì gli occhi e lo guardò silenziosamente, la luce del lampione a illuminarla piano. Per un istante ci furono solo loro due, soltanto loro nell'universo intero.
<Non è vero.>
<Sì. Verissimo.>
Francesco le passò una mano tra i boccoli scuri e lei si lasciò accarezzare, come un gattino. Nel toccarla, fu come se il ragazzo avesse avuto fra le mani un chicco di riso, piccolo e sfuggente, capace di perdersi in un battere di ciglia. La tenne stretta a sé, quando lei, stanca, gli posò la testa sulla spalla, per poi scendere sulle gambe e rimanere così, immobile, addormentata nella notte tiepida di un giugno che non sarebbe mai finito.
E Francesco non volle interrogarsi su ciò che sarebbe stato opportuno fare, continuò solo a percorrere strade immense tra i capelli di Eva, ad accarezzarle la pelle morbida, tesa e calda, delle guance piccole, appena accennate. Si chiese fino a dove potesse volerle bene, fino a quando lei si sarebbe lasciata amare.
E Lukas non esisteva, e Axel nemmeno. Erano solo pallini in quell'universo tutto loro. E Francesco sperava che li guardassero, che si rendessero conto di quanto poco fossero nel loro tutto, che tornassero da dove erano venuti e che li lasciassero stare, di nuovo, soli.
Fu un gesto inconscio quello che spinse Francesco a sollevare lo sguardo, fu casuale l'istante in cui i suoi occhi incontrarono quelli terrificanti di Axel.
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Lux
RomancePer amore la gente fa cose strane. C'è chi stermina eserciti, chi piange per giorni, chi attraversa nazioni intere desiderando un solo bacio, chi legge libri in codice braille in lingue che non conosce. Francesco faceva parte di tutti e quattro i gr...