Cannella, lavanda e tartufini

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Una settimana.

Axel aveva già cominciato a fare le valigie, e, se Francesco non avesse deciso di sequestrarlo un giorno sì e l'altro pure, probabilmente avrebbe già finito.

Ma lui, ogni singola sera, gli scriveva un messaggio in cui proponeva un programma per il giorno dopo. Axel accettava a prescindere, non solo perché era innamorato perso e avrebbe passato ore con lui anche in un bagno, ma anche perché Francesco non sembrava capace di proporgli qualcosa che non gli piacesse.

Ogni tanto uscivano con Eva e Lara, ogni tanto rimanevano da soli. Ed era bellissimo in entrambi i modi.

Prendevano autobus ogni giorno e si sedevano vicini tutte le volte. E videochiamavamo la nonna di Axel.

<Fagli mettere la crema, perché poi si brucia.> Quel giorno andavano al mare, e lei rideva perché le sembravano carini. Le sembrava carino che Axel avesse gli occhi di chi ha trovato qualcosa per cui restare laddove non avrebbe mai voluto trascorrere un giorno.

<Va bene.> Francesco annuiva e guardava Axel, lui ribatteva dicendo che me la metto anche da solo, non c'è bisogno che me lo dica lui.

Però erano tanto felici.

E non pensavano neanche per sbaglio al fatto che restassero loro soltanto sette giorni.

Sarebbero rimasti in quell'autobus per sempre, se necessario. Francesco avrebbe fatto dormire Axel sulle sue gambe ogni notte, e l'avrebbe lasciato crescere per vedere l'uomo che sarebbe diventato, per innamorarsi di lui ad ogni risveglio.

E non era oggettivamente possibile, ma la nonna riusciva a capirlo anche a sedicimila chilometri di distanza. Perché, fondamentalmente, Axel si era lanciato nella vita di Francesco e lui aveva dimenticato come fare a pensare qualcosa che non implicasse un noi. Era sempre andiamo al mare?, oppure per cena prendiamo la pizza?, o ancora dormiamo un pochino?. Non era più in grado di sapere cosa fare senza Axel.

Ed era una cosa grande, perché erano grandi anche loro, in fondo. Erano grandi grandi e li spaventava da morire il non stare più vicino. Amavano appallottolarsi l'uno contro l'altro ed essere così smielatamente dolci da farsi schifo da soli. Francesco non era il tipo da dedicare canzoni, eppure ad Axel avrebbe dedicato tutti i brani che aveva nella sua playlist da venti ore.

Erano cambiate molte cose, in quei due mesi.

E La donna cannone di De Gregori non gli faceva più paura. Voleva che Axel l'ascoltasse con lui.

Si ricordava del viaggio di ritorno dal mare e dell'odio che aveva provato nei confronti di un amore altrui che riteneva inscenato. Fosse tornato indietro, ci avrebbe ripensato due volte.

E conoscere i nonni di colui a cui si vuole bene era una forma ancora più intima di affetto. Conoscere i nonni era ben più difficile che conoscere i genitori.

La nonna in questione era già convinta che, quell'inverno, avrebbe ospitato Francesco ed Axel, che avrebbe dato loro dei biscotti al cioccolato e che li avrebbe portati sulla Senna a comprare cartoline. Parlava con Francesco tutti i giorni, gli illustrava i pranzi, i nuovi libri, le piantine che crescevano, lente, nei vasi sui davanzali. Francesco era convinto che ci sarebbe andato, quell'inverno, e che avrebbe reso Axel fiero.

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