Sassi e segnali

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E nessuno fece in tempo a guardarsi intorno, perché in due secondi e mezzo le gemelle furono in casa, constatarono la presenza di Francesco e sentirono la necessità di emanare gioia come fiorellini in primavera. Francesco si sentì congelare ed Axel era troppo preso dalle ultime parole del ragazzo per dare sufficiente peso all'entrata di suo padre nella stanza.

Se ne accorse quasi solamente quando Francesco si fece avanti di qualche passo, quando fece per tendere la mano verso l'uomo prima di rendersi conto di averla sporca di mozzarella, farina e pomodoro tutti insieme. Si scusò e si sbrigò a lavarla, più in fretta che poteva. L'asciugò e la porse, di nuovo, al padre di Axel.

<Sono Francesco, è un piacere conoscerla. Scusi se non ho avvisato di essere qui. Sono un amico di Axel.>

Ci fu qualcosa, forse nel modo in cui Francesco aveva parlato, forse nello sguardo che lui ed Axel si erano scambiati, titubanti, che fece sorridere l'uomo. E sorrise perché sapeva che Axel avesse degli amici, e avrebbe solo voluto che gliene presentasse qualcuno. E il fatto che uno degli amici in questione fosse nella loro cucina a tagliare i pomodori gli piaceva parecchio.

Si strinsero la mano e Francesco si accorse di non aver respirato per un po'.

<Sono Simeon e se mi dai del tu siamo più tranquilli entrambi.>

Il padre di Axel era ciò che chiunque si sarebbe aspettato dal padre di Axel.

Aveva i capelli brizzolati, di un grigio chiaro che somigliava alla corteccia dei faggi. Lo sguardo era quello di un uomo divertito, costantemente alla ricerca della parola giusta nel contesto giusto. A Francesco stette istantaneamente simpatico.

<Resti a cena, vero?>

Ci fu uno sguardo di panico tra Francesco ed Axel. Si erano persi parlando insieme, il tempo era trascorso senza che trovassero il modo di allontanarsi.

<Axel ti ha messo a tagliare i pomodori. Non puoi non rimanere.>

Axel avrebbe volentieri ribattuto, ma Francesco lo precedette: <Non ho avvertito mia madre...>

<Può venire anche lei. Se cuciniamo per dieci cuciniamo anche per undici.> L'uomo sorrise, aveva uno spiccato accento francese, molto più evidente di quello di Axel. Era buono, una di quelle persone che fanno della propria presenza una dimora per coloro che la circondano. Axel gli scivolò accanto: <Non gli mettere pressione, papà.>

<Parla quello che gli fa tagliare i pomodori.>

<Va bene tagliare i pomodori.> Francesco si intromise e Simeon sorrise in silenzio. Lukas non gli aveva mai portato a casa una ragazza, eppure era consapevole che ne avesse avute. Non sapeva bene come comportarsi, non sapeva neanche se quel ragazzo piacesse ad Axel. Probabilmente sì, dal momento che sembrava avessero un milione di cose da dirsi attraverso i soli sguardi. Rimaneva il fatto che non aveva idea di cosa fosse preferibile fare.

Aveva la netta sensazione che Francesco non si sarebbe allontanato con facilità dalla loro famiglia.

Axel non legava spesso, aveva pochi amici e mai nessuno era stato così importante da essergli presentato. Qualcosa gli diceva che quel ragazzo fosse sufficientemente importante da meritarsi un trattamento speciale.

Si chiese in cosa consistesse il trattamento speciale di Axel. Non si volle rispondere.

Nel momento in cui entrò in casa Elena, accompagnata da Sofiane, Francesco si sentì troppe paia di occhi addosso.

Non aveva mai visto Sofiane dal vivo. La prima cosa di cui si rese conto furono le lentiggini. Un miliardo di piccole lentiggini scure che puntellavano l'intero viso del ragazzino. Sofiane lo guardò, poi, quando si rese conto di non essere passato inosservato, abbassò gli occhi e si fece da parte. Francesco non avrebbe voluto fargli paura. Voleva diventare suo amico.

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