Era deciso, chiaramente incontrollato ma mosso da una risoluzione che non avrebbe mai pensato di poter riconoscere in se stesso. Per la prima volta da quando stavano insieme, Francesco condusse la lingua all'interno della bocca di Axel.
Ci fu un momento di panico generale durante il quale Axel si allontanò da lui, trattenendo una risata, e Francesco cercò, di nuovo, quello stesso contatto. Si sentivano goffi, non l'avevano mai fatto e l'imprevisto non era stato ancora del tutto rivelato, ma solo quel fulmineo contatto tra le due lingue umide contribuì a riaccendere tutto quello che si era spento nei precedenti cinque minuti.
<Non lo so fare, Franci.> Protestò sorridendo Axel, mentre quel bacio che sembrava tutto all'infuori di un bacio si faceva strada tra i respiri attratti prima dalle labbra di uno, poi da quelle dell'altro.
<Nemmeno io.> Francesco si mosse, cercando l'equilibrio tra le gambe di Axel. Solo a quel punto egli sembrò capire che il loro gioco stava prendendo una piega nuova. Non fece in tempo a ribattere perché l'altro, in pochi istanti, gli fu di nuovo addosso.
Francesco rinunciò al bacio bagnato, dal momento che stava venendo fuori qualcosa di disastroso, con il pretesto di fare pratica, un giorno. In quel momento l'obiettivo era un altro. E fu Axel che, all'improvviso, si mosse sotto Francesco, per non fargli sentire quello che stava succedendo tra le sue gambe e sgusciare via da quella situazione il prima possibile. Ma l'altro lo conosceva e lesse quel gesto come se l'avesse fatto lui stesso.
Ci stava riuscendo.
Francesco spostò le labbra dalla sua bocca al collo, cospargendolo di baci sempre più ampi, profondi, umidi come erba all'alba. Ancora una volta avrebbe voluto mordere qualcosa, ma la sola idea lo spaventava a morte, per questo si trattenne.
Axel gli posò le mani sul petto, come a volerlo allontanare timidamente. Gli sorrise appena e lo spinse un po' più lontano, senza avere intenzione di separarsene del tutto. Avevano l'intero corpo in fermento eppure non si sentivano in grado di proseguire, di esplorarsi a vicenda come avrebbero infinitamente voluto. Il gioco era diventato più grande di loro e anche la volontà che li spingeva a trattenersi cominciava a fare acqua. Francesco aveva la sensazione di esserci quasi.
Rispose alla piccola spinta di Axel con una decisione innata, quasi come se un impeto del tutto nuovo si fosse impadronito di quel casino per trovare una via di uscita. Scese dal collo alla clavicola e sentì Axel contorcersi di nuovo, per non fargli arrivare niente.
<Stai fermo, dai.> Mormorò, portando una mano verso il basso, più giù della linea del petto che Axel non gli permetteva mai di oltrepassare.
L'altro posò flebilmente la mano sulla sua, come a bloccarlo, come a fingere per l'ennesima volta di non volerlo, di non sentirsi pronto, di non meritarsi quel contatto che Francesco gli voleva dare a tutti i costi.
<Franci, basta.>
E Francesco si fermò sul serio.
Perché mai e poi mai, nella vita, sarebbe riuscito a non rispettare i limiti di qualcuno.
<Che volevi fare?>
<Volevo farti capire che sei bellissimo.>
E gli occhi dal colore dell'acqua si bloccarono, in un istante, si persero in quella sincerità disarmante di cui Francesco si nutriva ogni giorno, senza rendersene conto. Si persero, e probabilmente non si ritrovarono mai più.
Francesco li vide, fece per dirglielo, ma Axel era bloccato a contemplarlo.
Aveva un'espressione tenue di dolcezza, una comprensione che mandava in tilt ogni cellula nel suo corpo. Era un'espressività che non aveva mai visto su nessuno, un colore del volto che apparteneva soltanto a Francesco e che Axel non era mai pronto a ricevere. Non era pietà, nemmeno imminenza, gli sembrava una specie di carezza data da lontano e non era affatto convinto che esistesse qualcosa di più bello.
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Lux
RomancePer amore la gente fa cose strane. C'è chi stermina eserciti, chi piange per giorni, chi attraversa nazioni intere desiderando un solo bacio, chi legge libri in codice braille in lingue che non conosce. Francesco faceva parte di tutti e quattro i gr...