Erano le cinque e ventinove minuti quando Eva aveva deciso che sarebbe stato il caso di svegliarsi.
Erano le cinque e sedici minuti quando Francesco aveva cominciato a sentire l'imminente bisogno di andare in bagno. Gli succedeva spesso, sempre nei momenti meno adatti. Avrebbe scommesso che, se un giorno lui e Axel si fossero trovati nudi sul letto, gli sarebbe venuto un attacco epocale di diarrea. Tra colon irritabile e stitichezza, Francesco non si reputava molto fortunato sul piano delle funzionalità intestinali.
Non poteva muoversi, non voleva muoversi. C'era Axel sopra di lui, con il telo umidiccio e la mano semiaperta sul suo petto. Se si fosse spostato di qualche centimetro, lui si sarebbe svegliato e Francesco non voleva che quel momento sfumasse via. Voleva solo tenerselo vicino, essere la seconda cosa di cui si sarebbe accorto appena sveglio.
Perché era palese che la prima sarebbe stata l'alba.
Non c'era più il blu totale della notte, solo un indaco profondo che affondava nel mare calmo, incrinato ogni tanto da piccole barche di pescatori rientranti nel porticciolo. Francesco sapeva che ad Axel quel colore sarebbe piaciuto. Gli sarebbe piaciuto anche accorgersi lentamente della sabbia fredda intorno alle dita, dell'abbraccio in cui lui l'aveva tenuto stretto tutta la notte.
Francesco avrebbe detto a chiunque di aver dormito a sufficienza, in realtà non aveva chiuso gli occhi mezzo secondo. Non solo perché campeggiare in spiaggia era illegale e il gruppo aveva bisogno di qualcuno pronto a svegliare tutti in caso di emergenza, ma anche perché Axel respirava piano, un po' sulla sua guancia e un po' sul suo collo. Francesco voleva mischiare i due respiri e farli volare verso il cielo, verso tutte quelle stelle piccoline che sembravano sogni.
Le guardava e, forse per il sonno, forse per la felicità, si sentiva volare su, da qualche parte, in mezzo ai pallini di luce che, visti da lontano, avrebbero potuto passare per fiocchi di neve.
Mai una notte aveva racchiuso più luce di quella.
C'erano i lampioni del lungomare, quelli dei locali aperti tutta la notte, quelli delle città che si allungavano pigre alle estremità del golfo.
Ma era la fiammella che bruciava in un punto indefinito del suo petto, un punto che, per qualche ragione, sembrava stare esattamente sotto le dita bianche di Axel, era lei a racchiudere una luce scottante, silenziosa, piccola ed enorme come quel cielo immenso fatto di fiocchi di neve.
Francesco vedeva solo quella luce, lei era l'unico motivo per cui gli sembrava di essere disperatamente felice.
Eva, quella sera, l'aveva abbracciato come non faceva da anni, come quando erano bambini e giocavano ad essere soli contro il mondo. Dopo nascondino, quello era uno dei loro giochi preferiti, ci si rifugiavano quando litigavano con qualcuno a scuola o quando un sentimento grigio avvolgeva i loro piccoli cuori. Il grigio li invadeva sempre nei soliti momenti, quindi erano costretti a respirarlo entrambi all'unisono, eppure c'era sempre uno fra i due che provava insistentemente a consolare l'altro.
Francesco aveva visto un mondo di grigio quando, gradualmente, sua madre aveva cominciato a trascorrere sempre più tempo a Roma. Lui restava solo, piccolo in un ambiente che gli sembrava gigantesco, e così si presentava davanti alla porta della casa di Eva due sere sì e una no. Trovava sempre un posto già pronto per lui a tavola e, dopo cena, lui ed Eva si accoccolavano sul divano senza fare nulla, solo per sapere di esistere con qualcuno. Facevano di continuo la maratona dei film di Harry Potter, durante la quale Francesco si sarebbe soffermato ore su Il prigioniero di Azkaban, mentre Eva continuava a voler guardare La camera dei segreti.
Poi, i genitori della ragazza, dato l'entusiasmo generato da Harry Potter, avevano deciso di fare un regalo ad entrambi e, all'improvviso, i due si erano trovati davanti una mensola intera di libri di Percy Jackson. Avevano finito i primi dieci volumi a una velocità probabilmente vertiginosa, poi avevano deciso di mettere da parte i soldi per comprare da soli la terza saga perché nessuno dei due sopportava l'idea di non sapere cosa accidenti succedesse a Nico. E poi Frank e Hazel erano così carini da tenerli attaccati alle pagine per gran parte dei pomeriggi.
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Lux
RomancePer amore la gente fa cose strane. C'è chi stermina eserciti, chi piange per giorni, chi attraversa nazioni intere desiderando un solo bacio, chi legge libri in codice braille in lingue che non conosce. Francesco faceva parte di tutti e quattro i gr...