Baci e gelsomino

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Ci sono delle situazioni ingestibili, talmente improbabili che sembrano irrealizzabili.

Eppure avvengono così tanto spesso da far dubitare della loro stessa realtà.

Francesco non capiva come fosse possibile.

Già il fatto che fosse riuscito a baciare Axel era un traguardo immenso (e poi, tra parentesi, c'era pure riuscito con gli effetti speciali), ma le probabilità che si bloccassero, prima per colpa di un insetto dalle dimensioni ultraterrene, poi per via di due ragazze che apparivano dal niente, avrebbero dovuto essere bassissime.

E invece no.

Si era imbattuto sia nel ragno sia nelle campionesse di tempismo.

Avrebbe volentieri chiuso la porta, per poi tornare a concentrarsi su Axel, ma Eva si era già fiondata dentro casa, portandosi Lara dietro come un'ombra.

Erano carine, dove andava una andava anche l'altra. Nonostante questo, Francesco sapeva che il loro rapporto cambiasse a seconda dei periodi. C'erano fasi in cui non riuscivano a separarsi, fasi in cui sembravano petali fusi dello stesso fiore e fasi in cui non si parlavano per giorni. In prima superiore Francesco aveva fatto da intermediario fra le due, poiché quelle frasi sporadiche che si scambiavano erano perlopiù mezzi insulti. In seconda, invece, si era convinto che, prima o poi, una delle due si sarebbe resa conto di piacere all'altra. E sarebbe stato un casino.

L'idea l'aveva poi abbandonato nel corso del tempo e dei periodi di vuoto nel rapporto tra le due ragazze. L'aveva abbandonato e lui si sentiva stupido per aver pensato a qualcosa del genere: era un'ipotesi completamente senza fondamento e, okay, si erano baciate un paio di volte da ubriache e, okay, Eva gli diceva senza problemi di non guardare solo roba etero, ma gli era sempre sembrato tutto troppo distante, quasi oltre ad un muro.

Tuttavia, anche lui, qualche volta, aveva guardato o pensato roba non etero, ma non ci aveva mai dato tanto peso. Succedeva e basta, poi tutto tornava come prima.

Certo, magari lui si metteva a piangere, magari estraeva dal cassetto il pacchetto di sigarette nascoste sul fondo, magari il senso di colpa lo distruggeva e si riduceva ad un agglomerato denso di nausea e rimorsi, ma lui aveva sempre rimandato i conti con quel pezzettino di animo, soffocandolo e aspettando che morisse.

Invece non era morto, proprio per niente.

E nel frattempo, insieme al suo, aveva soffocato pure quel pezzettino dell'animo di Eva, fingendo che tutte le volte in cui lei gli aveva raccontato di Lara non fossero mai esistite.

E ci aveva creduto, per un sacco di tempo. Le aveva quasi dimenticate, come quando le mani, tenute di fronte agli occhi per non vedere, lasciano passare un po' di luce.

Perché ci stava ripensando adesso?

Erano mesi che non succedeva.

Di sicuro, dall'inizio dell'estate, quel piccolo ricordo non l'aveva mai accarezzato, neanche da lontano, neanche per sbaglio.

Ci stava ripensando perché lui, fino a tre minuti prima, stava baciando un ragazzo.

E gli stava piacendo da impazzire.

Gli piaceva quando Axel lo baciava, quando Axel gli parlava, quando, con la mano tremante, cercava la sua fra le pieghe delle lenzuola calde, gli piaceva quando arrossiva, quando gli raccontava la felicità attraverso i suoi occhi.

Quando c'era Axel gli piaceva tutto.

Ed Eva?

Eva era uscita con Lukas, Eva non aveva più fatto riferimento a quella volta in cui, al diciottesimo di suo cugino, aveva chiuso Francesco nel bagno e, ridendo, gli aveva parlato delle labbra di Lara che sapevano di Coca-Cola.

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