L'universo di Axel, quello meraviglioso, stava per scontrarsi con quello contro cui lottava ogni giorno da anni.
Lo vide scendere, togliersi il casco e posarlo sul sedile. Vide quel sorriso tirato verso destra in un modo quasi eccessivo, vide le dita appollaiarsi nella tasca per tirarne fuori una sigaretta -se si azzarda a fare parola della canna con Axel lo sgozzo-. Vide quel modo scomposto di muovere i capelli, vide tutto quello che stonava così evidentemente dal ragazzo che aveva accanto. Si stavano per mischiare due emisferi incompatibili. Si stavano per mischiare e Francesco aveva l'allarmante sensazione che non si sarebbero separati del tutto mai più.
Il suo primo impulso fu quello di scappare. Il secondo, quello che prevalse, fu di restare fermo, a proteggere Axel da quello che sarebbe potuto succedere.
Al massimo è lui che deve proteggere me.
All'improvviso, la paura che provava gli rendeva impossibile anche solo la speranza di riuscire a sgusciare via.
Come aveva sempre fatto. Come era diventato bravo a fare.
Non fare il codardo, si disse.
Se se la prendono con Axel è finita.
Ma forse era troppo tardi. Forse Matteo l'aveva già visto e forse, nella sua testa, adesso erano apparse milioni di parole da diffondere senza pensare, senza riflettere, senza neanche temerle un pochino.
Perché, fondamentalmente, a Matteo non interessava. Non veniva scalfito neanche per sbaglio dalle schegge che lasciava in giro. Era immune alle sue stesse parole, come se non le sentisse. E a Francesco andava bene.
Pensava che sarebbe stato bello, anche per lui, poter parlare senza ascoltarsi, senza capirsi.
Ma ora c'era Axel, ed era diverso. Tutte quelle schegge stavano per graffiare la faccia di una persona capitata lì per caso, una persona che non aveva niente a che vedere con l'emisfero opposto e offuscato. Axel non c'entrava niente. Francesco avrebbe capito, quasi accettato, quelle schegge rivolte su di sé, ma non avrebbe mai trovato il coraggio di lasciare che si rivolgessero anche ad Axel.
Ed era un problema perché, mentre Matteo si avvicinava, a Francesco venne da vomitare.
Succhiare cazzi.
<Lascia parlare me.> Mormorò. Fece un passo in avanti. Sorrise.
Matteo ricambiò il sorriso ed entrambi pensarono che si sarebbero volentieri affogati a vicenda.
Axel andò dietro a Francesco, non sopportava l'idea di staccarsi neanche per un secondo da lui. Temeva che, se l'avesse fatto, avrebbe perso la possibilità di stargli vicino, per sempre. Forse era una visione ingigantita e spaventata a cui si era abituata una persona piccola e spaventata, ma l'unica cosa certa era che non avrebbe potuto essere altrimenti.
<Chi è?> Chiese, guardando il ragazzo che li raggiungeva rapidamente.
Fai piano, gli avrebbe voluto dire, mentre lo sconosciuto si avvicinava, lasciami il tempo di capire che devo fare.
Guardava Francesco e sentiva i suoi occhi distanti.
Il ragazzo non gli rispose.
Non disse nulla nemmeno quando l'altro li raggiunse e gli posò una mano sulla spalla.
Axel non lo riconobbe, non immaginò neanche chi fosse o quanto una sola conversazione con lui avesse avuto peso nella vita di Francesco. Axel non sapeva nulla, non sapeva neanche che quel ragazzo lo stesse fissando. Aveva abbassato lo sguardo, gli pesavano gli occhi.
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Lux
RomantikPer amore la gente fa cose strane. C'è chi stermina eserciti, chi piange per giorni, chi attraversa nazioni intere desiderando un solo bacio, chi legge libri in codice braille in lingue che non conosce. Francesco faceva parte di tutti e quattro i gr...