Paolo Fox e biscotti al cioccolato

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I capelli bagnati di Francesco si stendevano sulla curva del suo collo e lui pensava che mai niente sarebbe stato più bello di quell'istante.

Era bello perché non erano soli, era bello perché era giorno ed era bello perché Francesco non si vergognava.

Gli sembrava di avere una fierissima bandiera nel petto che si muoveva flessuosa sul vento, vibrando di piccola eccitazione mista a paura mista ad una voglia così grande di baciarlo, di stringerlo, di urlare a gran voce Francesco mi vuole bene, come se fosse la frase più limpida mai immaginata.

Non riusciva neanche a spiegare il modo in cui si sentisse bene, anche perché c'era poco da spiegare e le parole mancavano nel groviglio delle emozioni che si arrampicavano per le pareti del suo stomaco. Gli girava anche un po' la testa perché mai, mai, avrebbe creduto di poter sperare in un affetto che sapeva d'acqua di ruscello, di margherite schiacciate, di cielo umidiccio. Mai, mai.

Eppure succedeva, ancora una volta Francesco l'aveva colto di sorpresa, soffocando le sue bozze di desideri sotto un bacio piccino piccino sull'angolo della sua guancia. Un bacio talmente piccino che né Eva né Lara avrebbero potuto vedere, un bacio che, però, Francesco gli aveva dato, dopo essersi fiondato addosso a lui con la maglietta e i capelli fradici. Un bacio che gli era rimasto incollato sulla pelle e che minacciava di non andarsene mai, un bacio nascosto, tenue, l'unico piccolo segreto che nessuno era pronto a scoprire.

Eva aveva avuto la brillante idea di portarsi dietro un fucile ad acqua che aveva preso in prestito da un cugino di secondo grado. Era grande, giallo e blu. La ragazza aveva riempito il serbatoio con l'acqua terrosa di un piccolo fosso che scorreva oltre l'ombra di un ciliegio, l'aveva attaccato allo scheletro del fucile e, in meno di cinque minuti, aveva sommerso d'acqua Francesco.

Axel non sapeva perché, anzi, supponeva che su di loro sapesse veramente pochissimo, ma gli era sembrato tutto enormemente naturale, come se non stesse succedendo per la prima volta in quel momento.

Aveva provato, in passato, un impeto di profonda gelosia nei confronti di Eva, a partire da quando l'aveva vista seduta accanto a Francesco per la prima volta. Era perfetta, sapeva di mare anche da lontano, attirava lo sguardo di Axel come un'inconscia calamita. Avrebbe voluto essere al suo posto. Ridere, sussurrare, scambiarsi gesti microscopici con il ragazzo che, per anni interi, non aveva avuto il coraggio di desiderare, quelle erano tutte cose che a lui non sarebbero mai spettate.

Quell'estate, prima che Francesco decidesse di parlargli sul serio, la convinzione che lui ed Eva si volessero un po' troppo bene lo aveva annientato. Sapeva di non avere neanche un aspetto su cui poter competere con lei: tanto per cominciare lui viveva a quasi milleseicento chilometri da Francesco, un numero vertiginosamente alto, poi non aveva la stessa prontezza di spirito e di ragionamento che aveva lei, non era intelligente e non era bello, non aveva esperienza in nessun campo e arrossiva appena Francesco lo guardava per sbaglio.

E aveva anche una disabilità certificata.

Qualsiasi cosa Francesco volesse, lui non gliel'avrebbe mai potuta dare per intero. Ricordava qualche sera prima, quando le labbra del ragazzo cercavano piano e incessantemente le sue, quando lo sfioravano come se fosse stato un fiore pronto a sbocciare da un momento all'altro. Eppure lui non era quel fiore che Francesco vedeva, lui stava appassendo e nessuna primavera l'avrebbe mai risvegliato. Un giorno avrebbe perso qualsiasi colore e si sarebbe incurvato sul suolo, come una farfalla distrutta da un peso trasparente. Ma Francesco lo sapeva e l'aveva cercato lo stesso, e persino lì, sulla sponda di quel fiumiciattolo, quando aveva sentito le sue labbra premere sulla guancia, aveva compreso con certezza che lui l'avrebbe cercato di nuovo.

E Axel era arrossito, certo, ma aveva cercato di non farsi vedere, di mostrare alle altre due solo ciò che Francesco aveva deciso di rendere evidente. Era perfetto così, infinitamente perfetto. Francesco, per un solo secondo, l'aveva cinto da dietro, l'aveva inzuppato completamente con la maglietta fradicia e gli aveva dato un bacino.

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