Inspiegabile

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L'aria calda pomeridiana si insinuava sotto i vestiti, attaccandosi ai capelli e spingendoli contro la nuca. I passi sulla strada in ghiaia risuonavano amplificati, mentre qualche sassolino scivolava lontano, ai bordi della via.

La telefonata ad Axel era stata un disastro.

Francesco pensava che lo fosse anche il solo fatto di averlo invitato.

Il ragazzo aveva risposto praticamente subito, esordendo con un Fra'! quasi entusiasta. Lara si era girata verso di lui, probabilmente ponendosi chissà quali domande, per questo lui le aveva indicato sorridendo il telefono e lei era tornata alla chiamata.

Al suo sono Lara, Axel sembrava essersi spento, improvvisamente, come se qualcuno avesse spostato su off il suo interruttore.

Francesco ricordava di aver pensato, letteralmente, cosa stracazzo sta facendo?

Probabilmente le conclusioni di Lara non erano diverse dalle sue, poiché aveva cercato di uscire dalla situazione di stallo in cui si trovavano tutti e tre e gli aveva chiesto se, in quel momento, fosse a casa o meno.

Aveva seguito prima una risposta affermativa, poi la decisione di accompagnarli, ovviamente.

E da lì era cominciato il caos.

Francesco aveva avuto bisogno di alcuni secondi per cercare di capire, invano, se prevalesse in lui quello strano stato di felicità nel sapere di rivederlo o la paura del provare quella stessa gioia. Non ebbe tempo a sufficienza per comprendere la situazione, perché sentì pronunciare il suo nome, per la seconda volta, dal ragazzo.

Axel aveva chiesto come mai Lara stesse parlando dal numero di Francesco e lei aveva risposto lui è qui con me, è che si sta facendo i complessi, per questo sta zitto.

Al che, Francesco aveva lasciato scivolare le mani lungo il corpo.

I complessi?

Lei non aveva smesso di guardarlo, un sorriso stampato sul volto fresco e il collo proteso verso il telefono.

Allora lui si era avvicinato al telefono e aveva detto non crederle, è lei che è stronza.

Axel aveva emesso una risata silenziosa, e Francesco non aveva più parlato.

<Però non tenermi il muso, dai.> Lara, mentre camminavano verso casa di Axel, gli si avvicinò, toccandogli la spalla con la fronte accaldata.

<Non ti sto tenendo il muso.>

<Mi immagino.> Il sarcasmo nella voce di Lara era percepibile a distanza di metri.

<Il vino gratis ha la priorità su di te, su Axel e sul resto della popolazione.>

Lei sorrise, tingendo le piccole guance di un velo rosso.

Non le succedeva spesso.

Percorsero una curva e, oltrepassato il piccolo bosco di conifere, la villa dei francesi gli si stagliò davanti in tutta la sua altezza. Era un edificio a due piani, il tetto spiovente permetteva di far scivolare la neve invernale, mentre il porticato doveva creare un ambiente confortevole anche in estate, quando le giornate venivano occupate da un caldo umido e straziante.

Francesco, nel vederlo, deglutì impercettibilmente. Era in piedi davanti alla porta d'ingresso, la camicia, ricordante il colore della carta da zucchero, era infilata in un paio di pantaloni di lino di qualche taglia più grandi, probabilmente appartenuti a Lukas fino a qualche anno prima. Si guardò lui stesso, i jeans troppo larghi (che Lara aveva proposto di tagliare direttamente) gli ricadevano sulle scarpe bianche e stremate dall'uso. Non aveva neanche provato a sistemare i capelli, quella massa scura e informe che a tratti sembrava riccia e a tratti appariva solo ingarbugliata. E invece Axel era ancora perfetto, vestito con i colori di una meringa e i ricci biondi che si allungavano per la nuca.

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