Odiarmi

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Lara posò drammaticamente la testa sul libro di filosofia ancora aperto.

<Fammi studiare un'altra pagina e ti ammazzo, oppure mi ammazzo da sola.>

Eva lasciò cadere gli appunti sul pavimento, prima di gettarsi di schiena sul letto con i palmi premuti contro gli occhi. Ascoltò Lara ripetere ritmicamente le stesse cose che diceva da anni.

<Dovevo andare all'agrario. Lo sapevo, io. Avrei potuto lavorare in una vigna, magari mi chiedevano pure di fare il sommelier.> Alzò la testa verso il soffitto: <Un sogno. Ti immagini?>

Eva sorrise guardando la figura dell'amica, seduta alla scrivania di camera sua. Si soffermò sulla coda bionda completamente sfatta, come quando tornava dalle corse campestri. Eva accartocciò una pallina di carta, prese la mira e la tirò sulla testa della ragazza, l'altra se ne accorse a malapena e passò distrattamente la mano tra i capelli.

<Secondo te possiamo chiamare Francesco o gli roviniamo l'appuntamento?> Chiese, guardandola da sotto le ciglia lunghe. Eva aveva sempre pensato che fossero bellissime, un po' più scure dei capelli e allungate verso l'alto. Non le invidiava, le trovava semplicemente stupende su di lei. A dire la verità, Eva era convinta che a Lara stesse bene qualsiasi cosa.

<Quando hai detto che aveva l'ultimo accesso su WhatsApp?>

<Alle otto di stamattina. Secondo me sono ancora insieme. Francesco ha casa libera in continuazione, ed è l'ultima notte prima che torni sua madre. Fai due più due.>

<Era un'ipotesi, Lara. Io non lo so per davvero. Ti ho detto che, secondo me, era con lui perché ieri lo ha chiamato, tutto qua.>

<No, Axel lo ha chiamato, lui è andato in crisi, ti ha fatto tutto quel discorso strano su esco o non esco...>

<Francesco andrebbe in crisi se lo chiamasse chiunque.> Eva poggiò la testa sul braccio: <È solo un po' terrorizzato, mettiti nei suoi panni.> Dubitava che Lara potesse davvero mettersi nei suoi panni, o almeno non nel senso che intendeva lei.

Peccato.

Lara chinò la testa all'indietro ed Eva non poté fare a meno di pensare che non fosse minimamente capace di stare ferma. Era quel tipo di persona che, dal nulla, decideva di andare a correre per chilometri e chilometri, senza il minimo allenamento. A volte lei l'accompagnava, ma rimaneva sempre indietro e si limitava a farle compagnia. Quando con loro andava Francesco, Eva si rassegnava a fare supporto morale.

Per supporto morale intendeva versare bottiglie d'acqua addosso agli altri due che cercavano di arrivare per primi sulla cima della salita.

In un modo o nell'altro, Lara vinceva sempre.

Probabilmente perché fradiciare Francesco con l'acqua ferrosa e giallognola era particolarmente divertente.

<Comunque, io sono sempre più convinta che ad Axel Francesco piaccia.> Ribatté Lara, chiudendo definitivamente il libro. <E Francesco un pensierino ce lo farebbe pure, se non si riempisse di paranoie.>

Eva raccolse le gambe al petto e lasciò che parlasse.

<E lo capisco, cazzo. Ma anche Axel è rincoglionito forte. Ci pensi? Abita in una città enorme, piena di gente, e dove va a cercare il tipo? In una provincia -mi correggo- nella frazione di un comune di una provincia in culo al mondo. Le botte di fortuna così a caso ce l'ha solo Francesco. È tipo il Pinocchio dei poveri.> Lara posò un braccio sulla scrivania, con fare da oratrice: <Aspetta che venga a dirci di aver scoperto che la Fata Turchina della situazione è disposta a fargli un pompino e, ti giuro, in una volta sola picchio sia lei che lui. Faccio il Grillo Parlante e rompo i coglioni a tutti. Tu sei Geppetto.>

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